| (Testo CEI2008) 14 Ritorno di Assalonne
1 Ioab, figlio di Seruià, si accorse che il cuore del re si rivolgeva ad Assalonne.
2Allora mandò a prendere a Tekòa una donna saggia, e le disse: «Fingi di essere in lutto: mettiti una veste da lutto, non ti ungere con olio e compòrtati da donna che pianga da molto tempo un morto;
3poi entra presso il re e parlagli così e così». Ioab le mise in bocca le parole.
4La donna di Tekòa andò dunque dal re, si gettò con la faccia a terra, si prostrò e disse: «Aiutami, o re!».
5Il re le disse: «Che hai?». Rispose: «Ahimè! Io sono una vedova: mio marito è morto.
6La tua schiava aveva due figli, ma i due vennero tra loro a contesa in campagna e nessuno li separava; così uno colpì l'altro e l'uccise.
7Ed ecco, tutta la famiglia è insorta contro la tua schiava dicendo: «Consegnaci il fratricida: dobbiamo farlo morire per la vita del fratello che egli ha ucciso». Elimineranno così anche l'erede e spegneranno l'ultima brace che mi è rimasta e non si lascerà a mio marito né nome né discendenza sulla terra».
8Il re disse alla donna: «Va' pure a casa: io darò ordini a tuo riguardo».
9La donna di Tekòa disse al re: «O re, mio signore, la colpa cada su di me e sulla casa di mio padre, ma il re e il suo trono siano innocenti».
10E il re: «Se qualcuno parla contro di te, conducilo da me e non ti molesterà più».
11Riprese: «Il re giuri nel nome del Signore, suo Dio, perché il vendicatore del sangue non accresca la rovina e non mi sopprimano il figlio». Egli rispose: «Per la vita del Signore, non cadrà a terra un capello di tuo figlio!».
12Allora la donna disse: «La tua schiava possa dire una parola al re, mio signore!». Egli rispose: «Parla».
13Riprese la donna: «Allora perché pensi così contro il popolo di Dio? Il re, pronunciando questa sentenza si è come dichiarato colpevole, per il fatto che il re non fa ritornare colui che ha bandito.
14Noi dobbiamo morire e siamo come acqua versata per terra, che non si può più raccogliere, e Dio non ridà la vita. Il re pensi qualche piano perché chi è stato bandito non sia più bandito lontano da lui.
15Ora, se io sono venuta a parlare così al re, mio signore, è perché la gente mi ha fatto paura e la tua schiava ha detto: «Voglio parlare al re; forse il re farà quanto gli dirà la sua schiava,
16poiché il re ascolterà la sua schiava e la libererà dalle mani di chi cerca di eliminare me con mio figlio dalla eredità di Dio».
17Quindi la tua schiava dice: «La parola del re, mio signore, sia fonte di quiete». Perché il re, mio signore, è come un angelo di Dio nell'ascoltare il bene e il male. Il Signore, tuo Dio, sia con te!».
18Il re rispose e disse alla donna: «Non tenermi nascosto nulla di quello che io ti domanderò». La donna disse: «Parli pure il re, mio signore».
19Disse il re: «La mano di Ioab non è forse con te in tutto questo?». La donna rispose: «Per la tua vita, o re, mio signore, non si può andare né a destra né a sinistra di quanto ha detto il re, mio signore! Proprio il tuo servo Ioab mi ha dato questi ordini e ha messo tutte queste parole in bocca alla tua schiava.
20Il tuo servo Ioab ha agito così per dare un altro aspetto alla vicenda; ma il mio signore ha la saggezza di un angelo di Dio e sa quanto avviene sulla terra».
21Allora il re disse a Ioab: «Ecco, faccio come mi hai detto; va' dunque e fa' tornare il giovane Assalonne».
22Ioab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re e disse: «Oggi il tuo servo sa di aver trovato grazia ai tuoi occhi, o re, mio signore, poiché il re ha fatto quello che il suo servo gli ha detto».
23Ioab dunque si alzò, andò a Ghesur e condusse Assalonne a Gerusalemme.
24Ma il re disse: «Si ritiri in casa e non veda la mia faccia». Così Assalonne si ritirò in casa e non vide la faccia del re.
25Ora in tutto Israele non vi era uomo bello che fosse tanto lodato quanto Assalonne; dalla pianta dei piedi alla cima del capo non era in lui difetto alcuno.
26Quando si faceva tagliare i capelli - e se li faceva tagliare ogni anno, perché la capigliatura gli pesava troppo e perciò li tagliava -, egli pesava i suoi capelli e il peso era di duecento sicli al peso del re.
27Ad Assalonne nacquero tre figli e una figlia chiamata Tamar, che era donna di bell'aspetto.
28Assalonne abitò a Gerusalemme due anni, senza vedere la faccia del re.
29Poi Assalonne fece chiamare Ioab per mandarlo dal re, ma egli non volle andare da lui. Lo fece chiamare una seconda volta, ma non volle andare.
30Allora Assalonne disse ai suoi servi: «Vedete, il campo di Ioab è vicino al mio e vi è l'orzo: andate e appiccatevi il fuoco!». I servi di Assalonne appiccarono il fuoco al campo.
31Allora Ioab si alzò, andò a casa di Assalonne e gli disse: «Perché i tuoi servi hanno dato fuoco al mio campo?».
32Assalonne rispose a Ioab: «Io ti avevo mandato a dire: Vieni qui, voglio mandarti a dire al re: «Perché sono tornato da Ghesur? Era meglio per me stare ancora là». Ora voglio vedere la faccia del re e, se vi è colpa in me, mi faccia morire!».
33Ioab allora andò dal re e gli riferì la cosa. Il re fece chiamare Assalonne, che venne e si prostrò con la faccia a terra davanti al re. E il re baciò Assalonne.
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