(Testo CEI2008) 42 
Lamento e nostalgia dell'esule 
	Al maestro del coro. Maskil. Dei figli di Core. 
  
	Come la cerva anela 	ai corsi d'acqua, 	così l'anima mia anela 	a te, o Dio. 
	L'anima mia ha sete di Dio, 	del Dio vivente: 	quando verrò e vedrò 	il volto di Dio? 
	Le lacrime sono il mio pane 	giorno e notte, 	mentre mi dicono sempre: 	»Dov'è il tuo Dio?». 	
	Questo io ricordo 		e l'anima mia si strugge: 	avanzavo tra la folla,  	la precedevo fino alla casa di Dio, 	fra canti di gioia e di lode 	di una moltitudine in festa. 
	Perché ti rattristi, anima mia, 	perché ti agiti in me? 	Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, 	lui, salvezza del mio volto e mio Dio. 
	In me si rattrista l'anima mia; 	perciò di te mi ricordo 	dalla terra del Giordano e dell'Ermon, 	dal monte Misar. 
	Un abisso chiama l'abisso 	al fragore delle tue cascate; 	tutti i tuoi flutti e le tue onde 	sopra di me sono passati. 
	Di giorno il Signore mi dona il suo amore 	e di notte il suo canto è con me, 	preghiera al Dio della mia vita. 
	Dirò a Dio: «Mia roccia! 	Perché mi hai dimenticato? 	Perché triste me ne vado, 	oppresso dal nemico?». 
	Mi insultano i miei avversari 	quando rompono le mie ossa, 	mentre mi dicono sempre: 	»Dov'è il tuo Dio?». 
	Perché ti rattristi, anima mia, 	perché ti agiti in me? 	Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, 	lui, salvezza del mio volto e mio Dio. 
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