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CEI 2008:   CEI 74:   TILC:    Mostra N.Versetto:     

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(Testo CEI2008)

Gen 1,4 Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre.
Gen 1,7 Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne.
Gen 1,9 Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne.
Gen 1,10 Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona.
Gen 1,11 Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne.
Gen 1,12 E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.
Gen 1,18 e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona.
Gen 1,21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
Gen 1,25 Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.

Gen 1,26 Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».


Gen 1,28 Dio li benedisse e Dio disse loro:

«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».


Gen 1,29 Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo.
Gen 1,30 A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne.
Gen 2,2 Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.
Gen 2,3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.

Gen 2,5 nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo,
Gen 2,8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.
Gen 2,15 Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

Gen 2,17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».

Gen 2,18 E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Gen 2,20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Gen 2,21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto.
Gen 2,22 Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.
Gen 2,23 Allora l'uomo disse:

«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta».


Gen 3,1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?».
Gen 3,3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»».
Gen 3,5 Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Gen 3,6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.
Gen 3,8 Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
Gen 3,10 Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
Gen 3,11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
Gen 3,12 Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato».
Gen 3,13 Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Gen 3,14 Allora il Signore Dio disse al serpente:

«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.

Gen 3,16 Alla donna disse:

«Moltiplicherò i tuoi dolori
e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ed egli ti dominerà».


Gen 3,17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne»,

maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.

Gen 3,19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!».


Gen 3,20 L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Gen 3,21 Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.

Gen 3,22 Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre!».
Gen 3,23 Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto.
Gen 3,24 Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita.



Gen 4,1 Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore».
Gen 4,6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?
Gen 4,10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!
Gen 4,11 Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano.
Gen 4,15 Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse.
Gen 4,17 Ora Caino conobbe sua moglie, che concepì e partorì Enoc; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoc, dal nome del figlio.
Gen 4,25 Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso».

Gen 4,26 Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore.



Gen 5,24 Enoc camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l'aveva preso.

Gen 5,29 e lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto».
Gen 6,2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta.
Gen 6,3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».

Gen 6,4 C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.

Gen 6,5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre.
Gen 6,7 Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti».
Gen 6,12 Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.

Gen 6,13 Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra.
Gen 7,1 Il Signore disse a Noè: «Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione.
Gen 7,2 Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono puri un paio, il maschio e la sua femmina.
Gen 7,3 Anche degli uccelli del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra.
Gen 7,4 Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; cancellerò dalla terra ogni essere che ho fatto».
Gen 7,8 Degli animali puri e di quelli impuri, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo
Gen 7,14 essi e tutti i viventi, secondo la loro specie, e tutto il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, tutti i volatili, secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati.
Gen 7,16 Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio. Il Signore chiuse la porta dietro di lui.

Gen 7,17 Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca, che s'innalzò sulla terra.
Gen 7,19 Le acque furono sempre più travolgenti sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo.
Gen 7,20 Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.

Gen 7,21 Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini.
Gen 7,22 Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta, morì.
Gen 7,23 Così fu cancellato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini agli animali domestici, ai rettili e agli uccelli del cielo; essi furono cancellati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.
Gen 8,1 Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono.
Gen 8,6 Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell'arca
Gen 8,7 e fece uscire un corvo. Esso uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra.
Gen 8,9 ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca.
Gen 8,11 e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra.
Gen 8,17 Tutti gli animali d'ogni carne che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».

Gen 8,19 Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dall'arca.

Gen 8,21 Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.


Gen 8,22 Finché durerà la terra,
seme e mèsse,
freddo e caldo,
estate e inverno,
giorno e notte
non cesseranno».



Gen 9,3 Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe.
Gen 9,6 Chi sparge il sangue dell'uomo,
dall'uomo il suo sangue sarà sparso,
perché a immagine di Dio
è stato fatto l'uomo.

Gen 9,10 con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra.
Gen 9,12 Dio disse:

«Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi,
per tutte le generazioni future.

Gen 9,13 Pongo il mio arco sulle nubi,
perché sia il segno dell'alleanza
tra me e la terra.

Gen 9,15 ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e ogni essere che vive in ogni carne,
e non ci saranno più le acque per il diluvio,
per distruggere ogni carne.

Gen 9,16 L'arco sarà sulle nubi,
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere
che vive in ogni carne che è sulla terra».


Gen 9,17 Disse Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra».

Gen 9,18 I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan.
Gen 9,22 Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori.
Gen 10,3 I figli di Gomer: Aschenàz, Rifat e Togarmà.
Gen 10,15 Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet
Gen 10,17 l'Eveo, l'Archeo e il Sineo,
Gen 10,21 Anche a Sem, fratello maggiore di Iafet e capostipite di tutti i figli di Eber, nacque una discendenza.
Gen 10,25 A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Ioktan.
Gen 11,1 Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole.
Gen 11,5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo.
Gen 11,7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro».
Gen 11,9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Gen 11,29 Abram e Nacor presero moglie; la moglie di Abram si chiamava Sarài e la moglie di Nacor Milca, che era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca.
Gen 12,1 Il Signore disse ad Abram:

«Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.

Gen 12,3 Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».


Gen 12,5 Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan
Gen 12,6 e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei.

Gen 12,7 Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso.
Gen 12,10 Venne una carestia nella terra e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava su quella terra.
Gen 12,11 Quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarài: «Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente.
Gen 12,13 Di', dunque, che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva grazie a te».

Gen 12,14 Quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente.
Gen 12,16 A causa di lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli.
Gen 12,18 Allora il faraone convocò Abram e gli disse: «Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie?
Gen 12,19 Perché hai detto: «È mia sorella», così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vattene!».
Gen 12,20 Poi il faraone diede disposizioni su di lui ad alcuni uomini, che lo allontanarono insieme con la moglie e tutti i suoi averi.



Gen 13,5 Ma anche Lot, che accompagnava Abram, aveva greggi e armenti e tende,
Gen 13,6 e il territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare insieme.
Gen 13,8 Abram disse a Lot: «Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli.
Gen 13,10 Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte - prima che il Signore distruggesse Sòdoma e Gomorra - come il giardino del Signore, come la terra d'Egitto fino a Soar.
Gen 13,14 Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: «Alza gli occhi e, dal luogo dove tu stai, spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente.
Gen 13,15 Tutta la terra che tu vedi, io la darò a te e alla tua discendenza per sempre.
Gen 13,16 Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.
Gen 13,17 Àlzati, percorri la terra in lungo e in largo, perché io la darò a te».
Gen 13,18 Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore.



Gen 14,1 Al tempo di Amrafèl re di Sinar, di Ariòc re di Ellasàr, di Chedorlaòmer re dell'Elam e di Tidal re di Goìm,
Gen 14,4 Per dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaòmer, ma il tredicesimo anno si erano ribellati.
Gen 14,5 Nell'anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaòmer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaìm ad Astarot-Karnàim, gli Zuzìm ad Am, gli Emìm a Save-Kiriatàim
Gen 14,6 e gli Urriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto.
Gen 14,7 Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispàt, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano a Casesòn-Tamar.
Gen 14,9 cioè contro Chedorlaòmer re dell'Elam, Tidal re di Goìm, Amrafèl re di Sinar e Ariòc re di Ellasàr: quattro re contro cinque.
Gen 14,12 Prima di andarsene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto a Sòdoma.

Gen 14,13 Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l'Ebreo, che si trovava alle Querce di Mamre l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner, i quali erano alleati di Abram.
Gen 14,14 Quando Abram seppe che suo fratello era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all'inseguimento fino a Dan.
Gen 14,16 Recuperò così tutti i beni e anche Lot suo fratello, i suoi beni, con le donne e il popolo.

Gen 14,17 Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re.
Gen 14,20 e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».

Ed egli diede a lui la decima di tutto.

Gen 14,23 né un filo né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram.
Gen 14,24 Per me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Aner, Escol e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte».



Gen 15,2 Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco».
Gen 15,6 Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.

Gen 15,7 E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra».
Gen 15,8 Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?».
Gen 15,13 Allora il Signore disse ad Abram: «Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in una terra non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni.
Gen 15,14 Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze.
Gen 15,16 Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo».

Gen 16,4 Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei.

Gen 16,6 Abram disse a Sarài: «Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace». Sarài allora la maltrattò, tanto che quella fuggì dalla sua presenza.
Gen 16,10 Le disse ancora l'angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa».
Gen 16,11 Soggiunse poi l'angelo del Signore:

«Ecco, sei incinta:
partorirai un figlio
e lo chiamerai Ismaele,
perché il Signore ha udito il tuo lamento.

Gen 16,13 Agar, al Signore che le aveva parlato, diede questo nome: «Tu sei il Dio della visione», perché diceva: «Non ho forse visto qui colui che mi vede?».
Gen 16,14 Per questo il pozzo si chiamò pozzo di Lacai-Roì; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered.
Gen 16,15 Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito.
Gen 17,5 Non ti chiamerai più Abram,
ma ti chiamerai Abramo,
perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.


Gen 17,10 Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio.
Gen 17,12 Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe.
Gen 17,16 Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei».
Gen 17,20 Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici prìncipi egli genererà e di lui farò una grande nazione.
Gen 17,21 Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara ti partorirà a questa data l'anno venturo».
Gen 18,2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra,
Gen 18,5 Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».

Gen 18,7 All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo.
Gen 18,8 Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

Gen 18,11 Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne.
Gen 18,13 Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: «Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia»?
Gen 18,14 C'è forse qualche cosa d'impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio».
Gen 18,15 Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma egli disse: «Sì, hai proprio riso».

Gen 18,17 Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare,
Gen 18,19 Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso».
Gen 18,24 Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?
Gen 18,25 Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?».
Gen 18,27 Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere:
Gen 18,28 forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Gen 19,3 Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere pani azzimi e così mangiarono.

Gen 19,5 Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!».
Gen 19,8 Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto».
Gen 19,9 Ma quelli risposero: «Tìrati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si fecero avanti per sfondare la porta.
Gen 19,11 colpirono di cecità gli uomini che erano all'ingresso della casa, dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta.

Gen 19,13 Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli».
Gen 19,14 Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ai suoi generi sembrò che egli volesse scherzare.

Gen 19,15 Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città».
Gen 19,19 Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia.
Gen 19,20 Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva».
Gen 19,21 Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato.
Gen 19,22 Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar.

Gen 19,28 contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.

Gen 19,30 Poi Lot partì da Soar e andò ad abitare sulla montagna con le sue due figlie, perché temeva di restare a Soar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie.
Gen 19,34 All'indomani la maggiore disse alla più piccola: «Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e va' tu a coricarti con lui; così daremo vita a una discendenza da nostro padre».
Gen 19,35 Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando lei si coricò né quando lei si alzò.
Gen 19,37 La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti, che esistono ancora oggi.
Gen 19,38 Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò «Figlio del mio popolo». Costui è il padre degli Ammoniti, che esistono ancora oggi.



Gen 20,3 Ma Dio venne da Abimèlec di notte, in sogno, e gli disse: «Ecco, stai per morire a causa della donna che tu hai preso; lei appartiene a suo marito».
Gen 20,4 Abimèlec, che non si era ancora accostato a lei, disse: «Mio Signore, vuoi far morire una nazione, anche se giusta?
Gen 20,5 Non è stato forse lui a dirmi: «È mia sorella»? E anche lei ha detto: «È mio fratello». Con cuore retto e mani innocenti mi sono comportato in questo modo».
Gen 20,6 Gli rispose Dio nel sogno: «So bene che hai agito così con cuore retto e ti ho anche impedito di peccare contro di me: perciò non ho permesso che tu la toccassi.
Gen 20,7 Ora restituisci la donna di quest'uomo, perché è un profeta: pregherà per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci, sappi che meriterai la morte con tutti i tuoi».

Gen 20,9 Poi Abimèlec chiamò Abramo e gli disse: «Che cosa ci hai fatto? E che colpa ho commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e il mio regno a un peccato tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni che non si fanno».
Gen 20,10 Poi Abimèlec disse ad Abramo: «A che cosa miravi agendo in tal modo?».
Gen 20,13 Quando Dio mi ha fatto andare errando lungi dalla casa di mio padre, io le dissi: «Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi arriveremo dirai di me: è mio fratello»».

Gen 20,17 Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlec, sua moglie e le sue serve, sì che poterono ancora aver figli.
Gen 21,2 Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato.
Gen 21,3 Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
Gen 21,7 Poi disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!».

Gen 21,8 Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato.
Gen 21,9 Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che lei aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco.
Gen 21,10 Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco».
Gen 21,12 Ma Dio disse ad Abramo: «Non sembri male ai tuoi occhi questo, riguardo al fanciullo e alla tua schiava: ascolta la voce di Sara in tutto quello che ti dice, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe.
Gen 21,13 Ma io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava, perché è tua discendenza».

Gen 21,16 e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!». Sedutasi di fronte, alzò la voce e pianse.
Gen 21,17 Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova.
Gen 21,18 Àlzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione».
Gen 21,20 E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco.
Gen 21,22 In quel tempo Abimèlec con Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo: «Dio è con te in quello che fai.
Gen 21,23 Ebbene, giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né la mia prole né i miei discendenti: come io ho agito lealmente con te, così tu agirai con me e con la terra nella quale sei ospitato».
Gen 21,25 Ma Abramo rimproverò Abimèlec a causa di un pozzo d'acqua, che i servi di Abimèlec avevano usurpato.
Gen 21,29 Abimèlec disse ad Abramo: «Che significano quelle sette agnelle che hai messo in disparte?».
Gen 21,30 Rispose: «Tu accetterai queste sette agnelle dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che ho scavato io questo pozzo».
Gen 21,31 Per questo quel luogo si chiamò Bersabea, perché là fecero giuramento tutti e due.
Gen 21,32 E dopo che ebbero concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlec si alzò con Picol, capo del suo esercito, e ritornarono nel territorio dei Filistei.
Gen 22,2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

Gen 22,3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato.
Gen 22,9 Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna.
Gen 22,12 L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Gen 22,16 e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito,
Gen 22,17 io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici.
Gen 22,18 Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Gen 22,20 Dopo queste cose, fu annunciato ad Abramo che anche Milca aveva partorito figli a Nacor, suo fratello:
Gen 22,22 e Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl.
Gen 22,24 Anche la sua concubina, chiamata Reumà, partorì figli: Tebach, Gacam, Tacas e Maacà.



Gen 23,4 «Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa portar via il morto e seppellirlo».
Gen 23,8 e parlò loro: «Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Socar,
Gen 23,9 perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all'estremità del suo campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come proprietà sepolcrale in mezzo a voi».
Gen 23,11 «Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto».
Gen 23,15 «Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto».

Gen 23,16 Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò a Efron il prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Ittiti, cioè quattrocento sicli d'argento, secondo la misura in corso sul mercato.
Gen 23,17 Così il campo di Efron, che era a Macpela, di fronte a Mamre, il campo e la caverna che vi si trovava e tutti gli alberi che erano dentro il campo e intorno al suo limite
Gen 23,20 Il campo e la caverna che vi si trovava passarono dagli Ittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale.



Gen 24,2 Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia
Gen 24,3 e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,
Gen 24,4 ma che andrai nella mia terra, tra la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco».
Gen 24,7 Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: «Alla tua discendenza darò questa terra», egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per mio figlio.
Gen 24,14 Ebbene, la ragazza alla quale dirò: «Abbassa l'anfora e lasciami bere», e che risponderà: «Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere», sia quella che tu hai destinato al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato bontà verso il mio padrone».

Gen 24,15 Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla.
Gen 24,19 Come ebbe finito di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché non avranno finito di bere».
Gen 24,24 Gli rispose: «Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor».
Gen 24,25 E soggiunse: «C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare la notte».

Gen 24,27 e disse: «Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare bontà e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone».
Gen 24,30 Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: «Così mi ha parlato quell'uomo», andò da lui, che stava ancora presso i cammelli vicino al pozzo.
Gen 24,31 Gli disse: «Vieni, benedetto dal Signore! Perché te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?».
Gen 24,33 Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse: «Non mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire». Gli risposero: «Di' pure».

Gen 24,35 Il Signore ha benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini.
Gen 24,40 Mi rispose: «Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre.
Gen 24,42 Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, se tu vorrai dare buon esito al viaggio che sto compiendo,
Gen 24,43 ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora,
Gen 24,44 e mi risponderà: Bevi tu e ne attingerò anche per i tuoi cammelli, quella sarà la moglie che il Signore ha destinato al figlio del mio padrone».
Gen 24,46 Subito lei calò l'anfora e disse: «Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere». Così io bevvi ed ella diede da bere anche ai cammelli.
Gen 24,47 E io la interrogai: «Di chi sei figlia?». Rispose: «Sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor». Allora le posi il pendente alle narici e i braccialetti alle braccia.
Gen 24,49 Ora, se intendete usare bontà e fedeltà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove».

Gen 24,53 Poi il servo estrasse oggetti d'argento, oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei.
Gen 24,55 Ma il fratello e la madre di lei dissero: «Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai».
Gen 24,64 Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello.
Gen 24,65 E disse al servo: «Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?». Il servo rispose: «È il mio padrone». Allora ella prese il velo e si coprì.
Gen 24,66 Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto.
Gen 24,67 Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.



Gen 25,1 Abramo prese un'altra moglie, che aveva nome Keturà.
Gen 25,6 Invece ai figli delle concubine, che aveva avuto, Abramo fece doni e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il levante, nella regione orientale.

Gen 25,10 È appunto il campo che Abramo aveva comprato dagli Ittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara.
Gen 25,12 Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara.
Gen 25,18 Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur. Egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi fratelli.

Gen 25,21 Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché ella era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta.
Gen 25,22 Ora i figli si urtavano nel suo seno ed ella esclamò: «Se è così, che cosa mi sta accadendo?». Andò a consultare il Signore.
Gen 25,27 I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende.
Gen 25,28 Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.

Gen 25,30 Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito». Per questo fu chiamato Edom.
Gen 25,32 Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?».
Gen 26,1 Venne una carestia nella terra, dopo quella che c'era stata ai tempi di Abramo, e Isacco andò a Gerar presso Abimèlec, re dei Filistei.
Gen 26,2 Gli apparve il Signore e gli disse: «Non scendere in Egitto, abita nella terra che io ti indicherò,
Gen 26,3 rimani come forestiero in questa terra e io sarò con te e ti benedirò: a te e alla tua discendenza io concederò tutti questi territori, e manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre.
Gen 26,5 perché Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi».

Gen 26,7 Gli uomini del luogo gli fecero domande sulla moglie, ma egli disse: «È mia sorella»; infatti aveva timore di dire: «È mia moglie», pensando che gli uomini del luogo lo avrebbero potuto uccidere a causa di Rebecca, che era di bell'aspetto.

Gen 26,8 Era là da molto tempo, quando Abimèlec, re dei Filistei, si affacciò alla finestra e vide Isacco scherzare con la propria moglie Rebecca.
Gen 26,9 Abimèlec chiamò Isacco e disse: «Sicuramente ella è tua moglie. E perché tu hai detto: «È mia sorella»?». Gli rispose Isacco: «Perché mi son detto: che io non abbia a morire per causa di lei!».
Gen 26,10 Riprese Abimèlec: «Perché ti sei comportato così con noi? Poco ci mancava che qualcuno del popolo si unisse a tua moglie e tu attirassi su di noi una colpa».
Gen 26,13 E l'uomo divenne ricco e crebbe tanto in ricchezze fino a divenire ricchissimo:
Gen 26,15 Tutti i pozzi che avevano scavato i servi di suo padre ai tempi di Abramo, suo padre, i Filistei li avevano chiusi riempiendoli di terra.
Gen 26,16 Abimèlec disse a Isacco: «Vattene via da noi, perché tu sei molto più potente di noi».
Gen 26,18 Isacco riattivò i pozzi d'acqua, che avevano scavato i servi di suo padre, Abramo, e che i Filistei avevano chiuso dopo la morte di Abramo, e li chiamò come li aveva chiamati suo padre.
Gen 26,20 Ma i pastori di Gerar litigarono con i pastori di Isacco, dicendo: «L'acqua è nostra!». Allora egli chiamò il pozzo Esek, perché quelli avevano litigato con lui.
Gen 26,21 Scavarono un altro pozzo, ma quelli litigarono anche per questo ed egli lo chiamò Sitna.
Gen 26,22 Si mosse di là e scavò un altro pozzo, per il quale non litigarono; allora egli lo chiamò Recobòt e disse: «Ora il Signore ci ha dato spazio libero, perché noi prosperiamo nella terra».
Gen 26,24 E in quella notte gli apparve il Signore e disse:

«Io sono il Dio di Abramo, tuo padre;
non temere, perché io sono con te:
ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza
a causa di Abramo, mio servo».


Gen 26,27 Isacco disse loro: «Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi avete scacciato da voi?».
Gen 26,28 Gli risposero: «Abbiamo visto che il Signore è con te e abbiamo detto: vi sia tra noi un giuramento, tra noi e te, e concludiamo un'alleanza con te:
Gen 26,32 Proprio in quel giorno arrivarono i servi di Isacco e lo informarono a proposito del pozzo che avevano scavato e gli dissero: «Abbiamo trovato l'acqua».
Gen 27,1 Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi».
Gen 27,4 Poi preparami un piatto di mio gusto e portamelo; io lo mangerò affinché possa benedirti prima di morire».
Gen 27,8 Ora, figlio mio, da' retta a quel che ti ordino.
Gen 27,10 Così tu lo porterai a tuo padre, che ne mangerà, perché ti benedica prima di morire».
Gen 27,11 Rispose Giacobbe a Rebecca, sua madre: «Sai bene che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia.
Gen 27,12 Forse mio padre mi toccherà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione».
Gen 27,15 Rebecca prese i vestiti più belli del figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe;
Gen 27,17 Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.

Gen 27,19 Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Àlzati, dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica».
Gen 27,21 Ma Isacco gli disse: «Avvicìnati e lascia che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no».
Gen 27,23 Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e lo benedisse.
Gen 27,25 Allora disse: «Servimi, perché possa mangiare della selvaggina di mio figlio, e ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
Gen 27,27 Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse:

«Ecco, l'odore del mio figlio
come l'odore di un campo
che il Signore ha benedetto.

Gen 27,33 Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: «Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l'ha portata? Io ho mangiato tutto prima che tu giungessi, poi l'ho benedetto e benedetto resterà».
Gen 27,34 Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Disse a suo padre: «Benedici anche me, padre mio!».
Gen 27,35 Rispose: «È venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la benedizione che spettava a te».
Gen 27,36 Riprese: «Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato già due volte? Già ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia benedizione!». E soggiunse: «Non hai forse in serbo qualche benedizione per me?».
Gen 27,37 Isacco rispose e disse a Esaù: «Ecco, io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; ora, per te, che cosa mai potrei fare, figlio mio?».
Gen 27,38 Esaù disse al padre: «Hai una sola benedizione, padre mio? Benedici anche me, padre mio!». Esaù alzò la voce e pianse.
Gen 27,40 Vivrai della tua spada
e servirai tuo fratello;
ma verrà il giorno che ti riscuoterai,
spezzerai il suo giogo dal tuo collo».


Gen 27,41 Esaù perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo padre gli aveva dato. Pensò Esaù: «Si avvicinano i giorni del lutto per mio padre; allora ucciderò mio fratello Giacobbe».
Gen 27,44 Rimarrai con lui qualche tempo, finché l'ira di tuo fratello si sarà placata.
Gen 27,45 Quando la collera di tuo fratello contro di te si sarà placata e si sarà dimenticato di quello che gli hai fatto, allora io manderò a prenderti di là. Perché dovrei venir privata di voi due in un solo giorno?».

Gen 27,46 E Rebecca disse a Isacco: «Ho disgusto della mia vita a causa delle donne ittite: se Giacobbe prende moglie tra le Ittite come queste, tra le ragazze della regione, a che mi giova la vita?».



Gen 28,3 Ti benedica Dio l'Onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga un insieme di popoli.
Gen 28,4 Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda la terra che Dio ha dato ad Abramo, dove tu sei stato forestiero».
Gen 28,5 Così Isacco fece partire Giacobbe, che andò in Paddan-Aram presso Làbano, figlio di Betuèl, l'Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù.

Gen 28,6 Esaù vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe e l'aveva mandato in Paddan-Aram per prendersi una moglie originaria di là e che, mentre lo benediceva, gli aveva dato questo comando: «Non devi prender moglie tra le Cananee».

Gen 28,8 Esaù comprese che le figlie di Canaan non erano gradite a suo padre Isacco.
Gen 28,9 Allora si recò da Ismaele e, oltre le mogli che aveva, si prese in moglie Macalàt, figlia di Ismaele, figlio di Abramo, sorella di Nebaiòt.

Gen 28,11 Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo.
Gen 28,15 Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto».

Gen 28,18 La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità.
Gen 28,20 Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi,
Gen 28,22 Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai, io ti offrirò la decima».



Gen 29,2 Vide nella campagna un pozzo e tre greggi di piccolo bestiame distese vicino, perché a quel pozzo si abbeveravano le greggi. Sulla bocca del pozzo c'era una grande pietra:
Gen 29,6 Poi domandò: «Sta bene?». Risposero: «Sì; ecco sua figlia Rachele che viene con il gregge».
Gen 29,8 Ed essi risposero: «Non possiamo, finché non si siano radunate tutte le greggi e si rotoli la pietra dalla bocca del pozzo; allora faremo bere il gregge».

Gen 29,9 Egli stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele con il bestiame del padre; era infatti una pastorella.
Gen 29,10 Quando Giacobbe vide Rachele, figlia di Làbano, fratello di sua madre, insieme con il bestiame di Làbano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi avanti, fece rotolare la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di Làbano, fratello di sua madre.
Gen 29,11 Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse ad alta voce.
Gen 29,12 Giacobbe rivelò a Rachele che egli era parente del padre di lei, perché figlio di Rebecca. Allora ella corse a riferirlo al padre.
Gen 29,13 Quando Làbano seppe che era Giacobbe, il figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e lo condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Làbano tutte queste vicende.
Gen 29,15 Poi Làbano disse a Giacobbe: «Poiché sei mio parente, dovrai forse prestarmi servizio gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario».
Gen 29,16 Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele.
Gen 29,17 Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto,
Gen 29,18 perciò Giacobbe s'innamorò di Rachele. Disse dunque: «Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore».
Gen 29,19 Rispose Làbano: «Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me».
Gen 29,20 Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni, tanto era il suo amore per lei.

Gen 29,21 Poi Giacobbe disse a Làbano: «Dammi la mia sposa, perché i giorni sono terminati e voglio unirmi a lei».
Gen 29,22 Allora Làbano radunò tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto.
Gen 29,25 Quando fu mattina... ecco, era Lia! Allora Giacobbe disse a Làbano: «Che cosa mi hai fatto? Non sono stato al tuo servizio per Rachele? Perché mi hai ingannato?».
Gen 29,27 Finisci questa settimana nuziale, poi ti darò anche l'altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni».
Gen 29,28 E così fece Giacobbe: terminò la settimana nuziale e allora Làbano gli diede in moglie la figlia Rachele.
Gen 29,29 Làbano diede come schiava, alla figlia Rachele, la sua schiava Bila.
Gen 29,30 Giacobbe si unì anche a Rachele e amò Rachele più di Lia. Fu ancora al servizio di lui per altri sette anni.

Gen 29,31 Ora il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterile.
Gen 29,32 Così Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: «Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà».
Gen 29,33 Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: «Il Signore ha udito che io ero trascurata e mi ha dato anche questo». E lo chiamò Simeone.
Gen 29,34 Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: «Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli». Per questo lo chiamò Levi.
Gen 30,1 Rachele, vedendo che non le era concesso di dare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no io muoio!».
Gen 30,2 Giacobbe s'irritò contro Rachele e disse: «Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?».
Gen 30,3 Allora ella rispose: «Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, partorisca sulle mie ginocchia cosicché, per mezzo di lei, abbia anch'io una mia prole».
Gen 30,6 Rachele disse: «Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio». Per questo ella lo chiamò Dan.
Gen 30,7 Bila, la schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio.
Gen 30,8 Rachele disse: «Ho sostenuto contro mia sorella lotte tremende e ho vinto!». E lo chiamò Nèftali.

Gen 30,9 Allora Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese la propria schiava Zilpa e la diede in moglie a Giacobbe.
Gen 30,14 Al tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò delle mandragore, che portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: «Dammi un po' delle mandragore di tuo figlio».
Gen 30,15 Ma Lia rispose: «Ti sembra poco avermi portato via il marito, perché ora tu voglia portare via anche le mandragore di mio figlio?». Riprese Rachele: «Ebbene, Giacobbe si corichi pure con te questa notte, ma dammi in cambio le mandragore di tuo figlio».
Gen 30,16 La sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia gli uscì incontro e gli disse: «Da me devi venire, perché io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio». Così egli si coricò con lei quella notte.
Gen 30,18 Lia disse: «Dio mi ha dato il mio salario, perché ho dato la mia schiava a mio marito». E lo chiamò Ìssacar.
Gen 30,20 Lia disse: «Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché gli ho partorito sei figli». E lo chiamò Zàbulon.
Gen 30,22 Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda.
Gen 30,25 Dopo che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a Làbano: «Lasciami andare e tornare a casa mia, nella mia terra.
Gen 30,26 Dammi le mogli, per le quali ti ho servito, e i miei bambini, perché possa partire: tu conosci il servizio che ti ho prestato».
Gen 30,27 Gli disse Làbano: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi... Per divinazione ho saputo che il Signore mi ha benedetto per causa tua».
Gen 30,30 Perché il poco che avevi prima della mia venuta è aumentato oltre misura, e il Signore ti ha benedetto sui miei passi. Ma ora, quando lavorerò anch'io per la mia casa?».
Gen 30,31 Riprese Làbano: «Che cosa ti devo dare?». Giacobbe rispose: «Non mi devi nulla; se tu farai per me quanto ti dico, ritornerò a pascolare il tuo gregge e a custodirlo.
Gen 30,33 In futuro la mia stessa onestà risponderà per me; quando verrai a verificare il mio salario, ogni capo che non sarà punteggiato o chiazzato tra le capre e di colore scuro tra le pecore, se si troverà presso di me sarà come rubato».
Gen 30,35 In quel giorno mise da parte i capri striati e chiazzati e tutte le capre punteggiate e chiazzate, ogni capo che aveva del bianco, e ogni capo di colore scuro tra le pecore. Li affidò ai suoi figli
Gen 30,37 Ma Giacobbe prese rami freschi di pioppo, di mandorlo e di platano, ne intagliò la corteccia a strisce bianche, mettendo a nudo il bianco dei rami.
Gen 30,38 Mise i rami così scortecciati nei canaletti agli abbeveratoi dell'acqua, dove veniva a bere il bestiame, bene in vista per le bestie che andavano in calore quando venivano a bere.
Gen 30,40 Quanto alle pecore, Giacobbe le separò e fece sì che le bestie avessero davanti a loro gli animali striati e tutti quelli di colore scuro del gregge di Làbano. E i branchi che si era così formato per sé, non li mise insieme al gregge di Làbano.

Gen 31,1 Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: «Giacobbe si è preso tutto quello che aveva nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatto questa grande fortuna».
Gen 31,2 Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che verso di lui non era più come prima.
Gen 31,4 Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge,
Gen 31,5 e disse loro: «Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; ma il Dio di mio padre è stato con me.
Gen 31,6 Sapete voi stesse che ho servito vostro padre con tutte le mie forze,
Gen 31,10 Una volta, nel tempo in cui il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati.
Gen 31,12 Riprese: «Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto come ti tratta Làbano.
Gen 31,14 Rachele e Lia gli risposero: «Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre?
Gen 31,15 Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro denaro?
Gen 31,16 Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fa' pure quello che Dio ti ha detto».

Gen 31,18 e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistato, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nella terra di Canaan.
Gen 31,19 Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre.
Gen 31,20 Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano, l'Arameo, non lasciando trapelare che stava per fuggire;
Gen 31,22 Il terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito.
Gen 31,26 Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che cosa hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra!
Gen 31,27 Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di tamburelli e di cetre!
Gen 31,30 Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché hai rubato i miei dèi?».
Gen 31,31 Giacobbe rispose a Làbano e disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie.
Gen 31,32 Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti verifica quanto vi può essere di tuo presso di me e riprendilo». Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele.
Gen 31,33 Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele.
Gen 31,34 Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò.
Gen 31,35 Ella parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano cercò, ma non trovò gli idoli.

Gen 31,36 Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti accanisca contro di me?
Gen 31,37 Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che cosa hai trovato di tutte le cose di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti, e siano essi giudici tra noi due.
Gen 31,43 Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: «Queste figlie sono le mie figlie e questi figli sono i miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che cosa potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che hanno messo al mondo?
Gen 31,49 e anche Mispa, perché disse: «Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro.
Gen 31,50 Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, sappi che non un uomo è con noi, ma Dio è testimone tra me e te».
Gen 31,51 Soggiunse Làbano a Giacobbe: «Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretto tra me e te.
Gen 31,52 Questo mucchio è testimone e questa stele è testimone che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte, per fare il male.
Gen 32,8 Giacobbe si spaventò molto e si sentì angustiato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli.
Gen 32,10 Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: «Ritorna nella tua terra e tra la tua parentela, e io ti farò del bene»,
Gen 32,11 io sono indegno di tutta la bontà e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio solo bastone avevo passato questo Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti.
Gen 32,12 Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perché io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini!
Gen 32,13 Eppure tu hai detto: «Ti farò del bene e renderò la tua discendenza tanto numerosa come la sabbia del mare, che non si può contare»».
Gen 32,14 Giacobbe rimase in quel luogo a passare la notte. Poi prese, da ciò che gli capitava tra mano, un dono per il fratello Esaù:
Gen 32,16 trenta cammelle, che allattavano, con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli.
Gen 32,18 Diede quest'ordine al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: «A chi appartieni? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano davanti?»,
Gen 32,20 Lo stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i branchi: «Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo incontrerete;
Gen 32,21 gli direte: «Anche il tuo servo Giacobbe ci segue»». Pensava infatti: «Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza».
Gen 32,24 Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi.
Gen 32,26 Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Gen 32,27 Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!».
Gen 32,29 Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».
Gen 32,30 Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse.
Gen 32,33 Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quell'uomo aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.



Gen 33,1 Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave;
Gen 33,2 alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe.
Gen 33,5 Alzàti gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: «Chi sono questi con te?». Giacobbe rispose: «Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo».
Gen 33,7 Si fecero avanti anche Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono.
Gen 33,8 Domandò ancora: «Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato?». Rispose: «È per trovar grazia agli occhi del mio signore».
Gen 33,9 Esaù disse: «Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!».
Gen 33,10 Ma Giacobbe disse: «No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito.
Gen 33,11 Accetta il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!». Così egli insistette e quegli accettò.

Gen 33,13 Gli rispose: «Il mio signore sa che i bambini sono delicati e che devo aver cura delle greggi e degli armenti che allattano: se si affaticassero anche un giorno solo, tutte le bestie morirebbero.
Gen 33,14 Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi precede e dei bambini, finché arriverò presso il mio signore in Seir».
Gen 33,15 Disse allora Esaù: «Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me!». Rispose: «Ma perché? Basta solo che io trovi grazia agli occhi del mio signore!».
Gen 33,18 Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nella terra di Canaan, al ritorno da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città.
Gen 33,19 Acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda.
Gen 34,1 Dina, la figlia che Lia aveva partorito a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze del posto.
Gen 34,2 Ma la notò Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quel territorio, la rapì e si coricò con lei facendole violenza.
Gen 34,5 Intanto Giacobbe aveva saputo che quello aveva disonorato sua figlia Dina, ma i suoi figli erano in campagna con il suo bestiame, e Giacobbe tacque fino al loro arrivo.

Gen 34,6 Venne dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui.
Gen 34,7 Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e s'indignarono molto, perché quegli, coricandosi con la figlia di Giacobbe, aveva commesso un'infamia in Israele: così non si doveva fare!

Gen 34,8 Camor disse loro: «Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra figlia; vi prego, dategliela in moglie!
Gen 34,11 Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: «Possa io trovare grazia agli occhi vostri; vi darò quel che mi direte.
Gen 34,13 Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor e parlarono con inganno, poiché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina.
Gen 34,14 Dissero loro: «Non possiamo fare questo, dare la nostra sorella a un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi.
Gen 34,18 Le loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di Camor.
Gen 34,19 Il giovane non indugiò a eseguire la cosa, perché amava la figlia di Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto il casato di suo padre.
Gen 34,20 Vennero dunque Camor e il figlio Sichem alla porta della loro città e parlarono agli uomini della città:
Gen 34,23 I loro armenti, la loro ricchezza e tutto il loro bestiame non diverranno forse nostri? Accontentiamoli dunque, e possano abitare con noi!».
Gen 34,24 Quanti si radunavano alla porta della sua città ascoltarono Camor e il figlio Sichem: tutti i maschi, quanti si radunavano alla porta della città, si fecero circoncidere.

Gen 34,26 Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono.
Gen 34,27 I figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la loro sorella.
Gen 34,29 Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case.
Gen 35,1 Dio disse a Giacobbe: «Àlzati, sali a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi lontano da Esaù, tuo fratello».
Gen 35,2 Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti erano con lui: «Eliminate gli dèi degli stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti.
Gen 35,3 Poi alziamoci e saliamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia ed è stato con me nel cammino che ho percorso».
Gen 35,4 Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi degli stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi, e Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem.

Gen 35,5 Poi partirono e un grande terrore assalì le città all'intorno, così che non inseguirono i figli di Giacobbe.
Gen 35,6 Giacobbe e tutta la gente che era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nella terra di Canaan.
Gen 35,7 Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo El-Betel, perché là Dio gli si era rivelato, quando fuggiva lontano da suo fratello.
Gen 35,12 Darò a te
la terra che ho concesso
ad Abramo e a Isacco
e, dopo di te,
la darò alla tua stirpe».


Gen 35,16 Quindi partirono da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare a Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile.
Gen 35,17 Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: «Non temere: anche questa volta avrai un figlio!».
Gen 35,19 Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme.
Gen 35,20 Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. È la stele della tomba di Rachele, che esiste ancora oggi.

Gen 35,24 figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino;
Gen 35,25 figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali;
Gen 35,26 figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe, che gli nacquero in Paddan-Aram.

Gen 36,5 Oolibamà partorì Ieus, Ialam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nella terra di Canaan.

Gen 36,6 Poi Esaù prese con sé le mogli, i figli e le figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che aveva acquistati nella terra di Canaan e andò in una regione lontano dal fratello Giacobbe.
Gen 36,7 Infatti i loro possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme, e il territorio dove soggiornavano come forestieri non bastava a sostenerli a causa del loro bestiame.
Gen 36,20 Questi sono i figli di Seir l'Urrita, che abitano la regione: Lotan, Sobal, Sibeon, Anà,
Gen 36,24 I figli di Sibeon sono Aià e Anà; fu proprio Anà che trovò le sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Sibeon.
Gen 36,26 I figli di Dison sono Chemdan, Esban, Itran e Cheran.
Gen 36,31 Questi sono i re che regnarono nel territorio di Edom, prima che regnasse un re sugli Israeliti.
Gen 36,35 Cusam morì e al suo posto regnò Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiamava Avìt.
Gen 37,3 Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe.
Gen 37,4 I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.

Gen 37,5 Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più.
Gen 37,6 Disse dunque loro: «Ascoltate il sogno che ho fatto.
Gen 37,10 Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?».

Gen 37,12 I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem.
Gen 37,13 Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!».
Gen 37,14 Gli disse: «Va' a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a darmi notizie». Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem.
Gen 37,15 Mentre egli si aggirava per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: «Che cosa cerchi?».
Gen 37,18 Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire.
Gen 37,20 Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: «Una bestia feroce l'ha divorato!». Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!».
Gen 37,22 Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre.
Gen 37,23 Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava,
Gen 37,25 Poi sedettero per prendere cibo. Quand'ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di resina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto.
Gen 37,26 Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue?
Gen 37,27 Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto.
Gen 37,32 Poi mandarono al padre la tunica con le maniche lunghe e gliela fecero pervenire con queste parole: «Abbiamo trovato questa; per favore, verifica se è la tunica di tuo figlio o no».
Gen 38,5 Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Egli si trovava a Chezìb, quando lei lo partorì.

Gen 38,6 Giuda scelse per il suo primogenito Er una moglie, che si chiamava Tamar.
Gen 38,9 Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva il seme per terra, per non dare un discendente al fratello.
Gen 38,10 Ciò che egli faceva era male agli occhi del Signore, il quale fece morire anche lui.
Gen 38,11 Allora Giuda disse alla nuora Tamar: «Ritorna a casa da tuo padre, come vedova, fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto». Perché pensava: «Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!». Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa di suo padre.

Gen 38,12 Trascorsero molti giorni, e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, si recò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui c'era Chira, il suo amico di Adullàm.
Gen 38,14 Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enàim, che è sulla strada per Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma lei non gli era stata data in moglie.
Gen 38,15 Quando Giuda la vide, la prese per una prostituta, perché essa si era coperta la faccia.
Gen 38,16 Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: «Lascia che io venga con te!». Non sapeva infatti che era sua nuora. Ella disse: «Che cosa mi darai per venire con me?».
Gen 38,18 Egli domandò: «Qual è il pegno che devo dare?». Rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano». Allora Giuda glieli diede e si unì a lei. Ella rimase incinta.
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