| Omelia (27-01-2002) |
| don Elio Dotto |
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Dalla diffidenza alla festa Tutti cerchiamo la gioia; o, per lo meno, cerchiamo riposo e serenità per gustare con dolcezza i nostri giorni, liberi dall'affanno e dalla preoccupazione. Eppure tutti fatichiamo a dare un volto preciso a questa gioia: specialmente oggi, in questa nostra vita complicata, piena di opportunità ma anche di rischi. Ed è così che al posto della gioia oggi sperimentiamo la diffidenza: ci guardiamo attorno, e siamo diffidenti nei confronti di chi incontriamo; spesso dubitiamo della buona fede degli altri; oppure, più semplicemente, siamo tutti così indaffarati da non avere tempo per incontrarci con calma. Ben diversa invece è l'aria che si respira nella prima lettura di domenica prossima, quel brano del profeta Isaia (8,23 - 9,3) che sentiamo citare anche nel Vangelo (Mt 4,12-23). "Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete". Invece della nostra diffidenza, troviamo qui la gioia della mietitura. Una gioia a noi oggi sconosciuta, ma che ci può ancora istruire circa il volto vero della gioia che cerchiamo. A questo proposito, mi sono tornati in mente i racconti che mio nonno faceva ricordando i giorni della mietitura, così come avveniva fino a cinquant'anni fa. Era effettivamente un'esperienza inconsueta e attraente. Attorno alla trebbiatrice si raccoglieva una squadra numerosa, composta dai contadini del circondario; e nella cucina si raccoglievano anche le rispettive mogli. Per otto o dieci ore si lavorava sodo; e dopo quelle ore di sole, di polvere e di sudore si cenava insieme. Mio nonno parlava con particolare entusiasmo di questa cena: era infatti una festa gioiosa che rinnovava la fiducia tra i vicini di casa, al di là delle inevitabili frizioni sperimentate durante l'anno. Proprio a questa gioia e a questa fiducia Gesù voleva riportare tutti gli uomini quando, lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il lago di Genesareth. Gesù va a Cafarnao perché è un importante centro commerciale della Galilea: lì sono concentrate molte persone che vivono della pesca; e vi sono, di conseguenza, anche molti funzionari dell'impero, incaricati di far pagare le tasse ai pescatori e ai commer-cianti. A Cafarnao c'è molta gente, e c'è anche molta diffidenza, perché ognuno è attento al suo lavoro, ed è spesso ostile nei confronti degli altri, specialmente nei confronti di quegli esattori delle tasse, da tutti considerati peccatori. Appunto a questa complessa realtà di Cafarnao Gesù vuole portare la gioia della mietitura. "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". E cioè: cambiate mentalità, cambiate il vostro modo di vedere e di giudicare gli altri. Perché la venuta del regno, la buona notizia della presenza di Dio, vi libera finalmente dalla paura e dalla diffidenza reciproca, e dà un respiro nuovo ai vostri giorni: un respiro che vi permette di affannarvi un po' di meno e di gioire un po' di più. E anche di riscoprire che, in fondo, gli altri non sono delle inco-gnite pericolose, ma possono essere presenze amiche, al di là di ogni apparenza. Questo Gesù insegna a Cafarnao, sul lago di Genesareth. E questo Gesù insegna anche alla nostra città, pure essa diffidente ed affannata, e alla nostra Chiesa, a volte divisa e chiusa. Ora dunque tocca a noi scegliere tra questo lieto annunzio e i nostri pregiudizi di sempre. |