Omelia (27-05-2007)
don Remigio Menegatti
Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra (300)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (At 2, 1-11) ricorda i fatti avvenuti "mentre il giorno di Pentecoste" degli ebrei "stava per finire": lo Spirito scende sui credenti in Cristo riuniti nel Cenacolo, che si trova a Gerusalemme sul monte Sion. Quanti sono radunati per la festa della nuova Alleanza – la Pentecoste appunto – comprendono che Dio ha confermato il suo patto mandando lo Spirito di Cristo per ogni uomo. La cornice di tuoni, vento, fuochi e fragori richiama l'epifania del Sinai. Lo Spirito realizza pienamente l'Alleanza con tutti popoli della terra, ricordati qui dai paesi in cui si era già diffuso il vangelo di Gesù. Come Babele era divenuta simbolo della divisione e incomprensione di chi si pone contro Dio, così Gerusalemme è segno della comprensione e dell'unità che nasce in chi accoglie il dono di Dio.
Il vangelo (Gv 14, 15-16. 23-26) ci riporta nel Cenacolo, nella sera che precede la morte di Gesù. Per Giovanni infatti la Pentecoste si realizza già nel momento della morte e risurrezione di Cristo, quando in croce Gesù dona lo Spirito, e nell'apparizione ai suoi nel primo giorno dopo il sabato.

Salmo 103>
Benedici il Signore, anima mia:
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Quanto sono grandi, Signore, le tue opere!
La terra è piena delle tue creature.

Se togli lo Spirito, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.

Il salmo esprime la gioia di chi contempla la creazione e ne trae motivo di lode, riconoscendo in essa una delle manifestazioni di Dio. Il salmista desidera che anche Dio possa accogliere benevolmente il canto di lode, quasi che all'acclamazione dell'uomo si unisca lo stesso Dio – "a lui sia gradito il mio canto" – .
Dio ha riempito la terra di opere grandi che destano la meraviglia dell'uomo – "quanto sono grandi, Signore, le tue opere!" – e suscitano in lui la fede: "Signore, mio Dio, quanto sei grande!".
In queste creature il Signore ha infuso il suo Spirito, che le tiene in vita; senza di esso "muoiono" – il salmo che usiamo nella celebrazione parla di "respiro" – "e ritornano nella polvere". Lo Spirito crea la vita e la rinnova, rendendo bella la terra e tutto ci che in essa esiste. Tutto ciò diventa segno della potenza e della tenerezza di Dio.

Un commento per ragazzi
Nel mese di maggio celebriamo una festa "laica" per sottolineare il grazie che ogni giorno siamo chiamati ad esprimere a chi ci ama: la mamma. Si dice, anche riferendosi al papà, ai nonni – e per i grandi pure nella festa degli innamorati –, che ciò che conta non è ricordarsi di loro una volta all'anno, bensì ogni giorno, e valorizzare nelle cose semplici il legame con chi ci è sempre vicino e ci ama. La festa va bene, e risulta gradita, se esprime qualcosa di vero, un legame che – anche senza tanti regali e bigliettini – siamo capaci di riconoscere, apprezzare e ricambiare ogni giorno.
Così avviene anche per lo Spirito di Dio. Lui non è un dono per pochi – quasi che nella comunità cristiana solo papa, vescovi e preti abbiano il monopolio dello Spirito – o per qualche giorno, come la Pentecoste, e il giorno della Cresima. Lui, lo Spirito, è presente sempre: è l'amore di Gesù che viene dato a noi, perché come questo amore lo ha guidato nella sua vita terrena, consacrandolo, e rendendolo forte nella sua missione, adesso pure noi siamo consacrati, guidati e resi capaci di testimoniare. Un amore vero – ripensiamo pure all'esempio iniziale della mamma, papà, nonni, innamorati – non si vive un giorno all'anno, ma sempre. Dove troviamo allora il dono dello Spirito nella vita quotidiana, anche quando è passata la festa dei "cinquanta giorni" dopo la Pasqua (questo significa pentecoste)? Secondo Luca lo Spirito è sceso in maniera tale che nessuno poteva ignorarlo proprio nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, quando i nostri fratelli ebrei erano riuniti per la festa dell'Alleanza. Secondo Giovanni – dal cui vangelo è preso il brano di questa domenica – lo Spirito è promesso ben cinque volte già nella cena pasquale, quando Gesù è con i suoi nel cenacolo. Lui viene donato già nella Pasqua: nel momento della morte e dell'apparizione del Risorto.
Accogliamo allora questa indicazione come un indizio, e proviamo a cercare nella pasqua settimanale – la domenica – la presenza dello Spirito. Ci sono due momenti in cui viene invocato lo Spirito (il termine tecnico della liturgia è "epìclesi"): sul pane e sul vino perché diventino corpo e sangue di Cristo, e poi – la seconda invocazione – su quanti condivideranno il Pane eucaristico perché diventino anche loro il Corpo di Cristo, ovvero la Chiesa. Nella prima preghiera eucaristica dei fanciulli si dice: "Manda su questi doni il tuo Santo Spirito, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo dilettissimo Figlio. Così ti potremo offrire quello che per tuo amore ci hai dato in dono". Si riprende più avanti con la seconda invocazione: "Padre, che tanto ci ami, fa' che possiamo ricevere il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore perché, uniti nella gioia dello Spirito Santo, formiamo una sola famiglia" ben più grande della nostra famiglia. Non c'è bisogno di aspettare un anno per invocare e riconoscere lo Spirito: ogni domenica è come una "Pentecoste" perché ogni domenica, quando celebriamo l'Eucaristia, lui, lo Spirito, scende tra noi e trasforma nel Corpo di Cristo tanto il pane e il vino, quanto chi si nutre di questi doni di Dio.

Effettivamente i grandi tesori sono nascosti in campi dove molti passano spesso, e sulle bancarelle di affollati mercati di paese (cfr Mt 13, 44 - 46). Per trovarli serve "solo" un occhio esperto, e soprattutto tanta voglia di cercare ed buon entusiasmo.
Lo Spirito è appunto il tesoro che Dio mette a disposizione di tutti i suoi figli, perché diventi in loro la forza e la guida verso la grande scoperta della bellezza del volto del Padre che ci ama di un amore infinito.
Ma è possibile invocare lo Spirito non solo nella liturgia della domenica; lui "scende" (termine che ci richiama che il dono viene dall'«alto», ovvero da Dio) anche quando ciascuno di noi lo invoca per la sua vita. Non serve il prete, e la messa; ognuno di noi, nella preghiera quotidiana, può chiedere l'amore del Padre, sicuro che lui non si dimentica di nessuno dei suoi figli, e manda a tutti il suo grande dono.

Un suggerimento per la preghiera
"O Padre", anche noi ti diciamo grazie per il dono dello Spirito. Riconosciamo che "nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione". Ti invochiamo: "diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo." Lo chiediamo insieme al nostro Signore, il tuo Figlio Gesù.