| Omelia (13-01-2002) |
| don Elio Dotto |
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Cieli chiusi e cieli aperti "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli". Cieli aperti: quante volte anche noi, nella nostra esistenza, abbiamo sognato cieli aperti. Perché troppo chiuso e impenetrabile a volte ci appare il cielo della nostra vita: cielo chiuso e impenetrabile, quasi come una coperta, che sembra oscurare ogni orizzonte; cielo vuoto, che avvolge come prigione la nostra esistenza fragile e morta-le. Questo cielo cupo spesso ci pesa: soprattutto quando vediamo attorno a noi tante ingiustizie, senza trovare un rimedio rapido ed efficace. E ci accorgiamo così che l'ingiustizia subìta ogni giorno non può essere facilmente imputata all'uno o all'altro, ma dipende da tantissimi fattori, difficili da valutare. Per esempio diciamo: non è giusto che il nostro lavoro si deb-ba moltiplicare a motivo della colpevole pigrizia degli altri. Non è giusto: e tuttavia non sappiamo se davvero quella pigrizia sia davvero colpevole; o non sia soltanto stanchezza, o disattenzione, o forzata occupazione in altri compiti; come spesso succede a noi. Oppure diciamo: non è giusto che uno veda la propria vita come "ingombrata" dall'infelice carattere delle persone che ha ac-canto; se gli altri fossero diversi, tutto sarebbe più semplice. Più con-cretamente: non è giusto che un figlio veda la propria crescita osta-colata dai difetti dei genitori; come non è giusto che siano sempre i soliti quattro prepotenti ad imporre il loro punto di vista. Non è giu-sto: e tuttavia ci accorgiamo di essere anche noi, a volte, "ingombro" per gli altri; e facilmente ci scusiamo, perché, in fondo, non ci pos-siamo fare niente, siamo fatti così. Ma non dovremmo allora scusare anche gli altri? In questa prospettiva il cielo della nostra vita appare proprio chiuso; e così doveva apparire anche a Gesù, quando si mise in fila con gli altri peccatori sulla riva del fiume Giordano (Mt 3,13-17). Eppure Gesù non disse: non è giusto. Glielo disse Giovanni, che non voleva battezzarlo, perché non era giusto che il Messia fosse messo allo stesso piano degli altri peccatori. Ma a Giovanni Gesù non diede ascolto: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". E cioè: Gesù si mette in cammino come tutti gli uomini; ma a differenza di tutti gli altri uomini, Gesù non pretende di capire subito tutto; non pretende di liquidare subito ogni ingiustizia; non pretende di cancellare subito ogni peccato. Gesù non capisce perché debba far-si battezzare da Giovanni; e tuttavia si mette in cammino, fidandosi solo della buona volontà del Padre, sicuro che essa condurrà tutto a compimento. "Lascia fare per ora...": e cioè, non preoccuparti di giudicare subito quello che è giusto e quello che non è giusto; non preoccuparti di dividere in fretta la tua vita da questo mondo ingiusto; non preoc-cuparti, ma mettiti subito in cammino, obbediente alla buona volontà del Padre. Perché soltanto questa obbedienza ti permetterà di squarciare il cielo, e di respirare finalmente in pienezza. Così di fatto avverrà per Gesù, nell'ora della morte, quando morirà circondato da peccatori, senza pretendere di capire, appeso soltanto alla buona volontà del Padre: proprio là, nell'ora della morte, Gesù si rivelerà come "colui che attraversa i cieli", secondo l'espressione della lettera agli Ebrei (Eb 4,14). Colui che attraversa i cieli, che apre finalmente i cieli: li apre per lui, per noi, per tutti. |