| Omelia (14-12-2025) |
| Omelie.org (bambini) |
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Questo brano del Vangelo ci presenta Giovanni Battista in carcere dove sente arrivare delle notizie su quello che Gesù sta facendo. Giovanni ha il dubbio che Gesù, nel compiere la sua missione, non si comporti come lui aveva pensato e che aveva predicato quando era nel deserto. Egli infatti presentava un Dio giudice visto come colui che tiene in mano la "scure" e la "pala" per fare piazza pulita di tutti coloro che fanno il male. Di questi due attrezzi abbiamo sentito parlare nel Vangelo domenica scorsa. La scure penso che tutti voi sappiate cos'è: un attrezzo usato per abbattere alberi e per tagliare il legname che poi viene bruciato. La pala era uno strumento comune nell'agricoltura antica utilizzato per separare il grano dalla pula, cioè la parte leggera esterna del chicco. Il grano veniva prima battuto e poi buttato in aria con la pala che, mediante il vento, separava i chicchi commestibili dalle parti non commestibili: i chicchi venivano utilizzati mentre la pula (cioè tutto ciò che non era commestibile) veniva bruciata. Questo era il metodo che veniva usato tanto tempo fa... ora ci sono le mietitrebbie, macchine che tagliano il grano, rompono le spighe e separano i chicchi dalla pula grazie ad un ventilatore che produce una corrente d'aria. I chicchi puliti vengono poi scaricati in autocarri e la pula viene espulsa dalla parte posteriore della macchina. Giovanni, dunque, nel deserto, esortava le persone a compiere il bene per non essere trattati, nel giudizio finale di Dio, con la scure e la pala, per non fare una brutta fine, per non essere cioè bruciati. Gesù, invece, impiega il suo tempo nell'accogliere i peccatori, nel soccorrere gli ultimi, i malati, i poveri e Giovanni si chiede con inquietudine se non si sia sbagliato su di Lui. Credo che tutti noi ci saremmo fatti la domanda di Giovanni, perché ci sembrerebbe logico che se uno si comporta male venga in qualche modo punito! Facciamo un esempio molto semplice che descrive qualche momento della vostra vita: siete in ricreazione e succede un litigio tra dei vostri compagni di classe che si stanno azzuffando. Credo che la maestra non si rivolga a loro con tanta comprensione... al contrario, è più facile che dia loro un castigo o una nota! Giovanni, allora, decide di interrogare Gesù stesso attraverso i suoi discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Quanta preoccupazione in questa domanda! Per Giovanni è un momento di crisi, di dubbio... Anche noi possiamo avere dei dubbi, delle incertezze, perché di solito vogliamo "vedere per credere". Noi non vediamo Gesù in carne ed ossa, non vediamo miracoli concreti di guarigioni come accadevano al suo tempo, non sentiamo la sua voce come accadeva al tempo del Battista... eppure anche il Battista dubitava. Dubitava perché lui si aspettava un Messia che venisse a fare giustizia, un liberatore, un grande guerriero che avrebbe scacciato l'occupazione dell'impero romano. E Gesù risponde: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo". Sicuramente i discepoli di Gesù gli riferiscono queste cose e sicuramente Giovanni crede! Ma, direte voi, i discepoli avevano visto e il Battista aveva creduto alle parole perché riferite da testimoni... e noi che non vediamo questi segni? Riprendiamo allora quello che avevo detto prima e cioè che anche noi possiamo avere dei dubbi, delle incertezze perché di solito vogliamo "vedere per credere". Allora ci chiediamo: perché oggi questi segni non accadono più? Perché Gesù manda noi a continuare la sua missione, perché Lui è sempre con noi per aiutarci, per suggerirci, per sostenerci con le sue parole nello svolgere il compito che ci affida. E le sue parole, che sono realmente la sua presenza, le troviamo scritte nel Vangelo. Lì è presente Gesù che ci invia a compiere i segni che compiva Lui quando era in terra. Pensate a quale grande responsabilità abbiamo! Sicuramente noi non ridaremo fisicamente la vista ad un cieco ma potremo far aprire gli occhi ad un amico che si è allontanato da Gesù in quanto preso dai troppi interessi materiali che gli tolgono la capacità di vedere le "cose di Dio". Potremo sostenere chi "zoppica nel cuore" e non riesce più ad andare con amore verso gli altri. Potremo aiutare una persona povera che si sente "lebbrosa", cioè esclusa, facendola sentire accolta. Potremo far sì che un "sordo" alle parole di Gesù possa sentirle guardando la nostra testimonianza di vita. Potremo far risuscitare un "morto" difendendo qualche nostro compagno dalle tante "prese in giro" che a volte possono veramente ferire a morte... Noi siamo le mani di Gesù, la sua carezza, i suoi occhi, la sua voce, il suo sorriso, il suo cuore per rivelare a tutti, specialmente ai più deboli, ai malati, agli anziani, che sono preziosi per il Padre! Guardatevi intorno, bambini! Non accadranno miracoli clamorosi. Ma ci sono e ci saranno sempre motivi di gioia e segni miracolosi nella vostra vita! Basta saperli vedere. "Ai poveri è annunciato il Vangelo" dice ancora Gesù. Cosa significa questo? Chi è che deve annunciare il Vangelo ai poveri? E qui entriamo in campo noi perché, se ai poveri è annunciato il Vangelo, significa che siamo noi che lo annunceremo quando saremo per loro di aiuto, di conforto, di sostegno per eliminare la loro povertà. Come? Condividendo. Condividere significa dividere quanto abbiamo con chi ha meno di noi. Conosco delle persone davvero speciali che condividono tutto quello che hanno: la casa, il denaro, il tempo, ogni loro talento... Sono per me un esempio davvero grande che mi stimola, nel mio piccolo, a fare come loro perché non serve essere dei super eroi o dei super potenti per condividere, ma occorre aprire il nostro cuore verso coloro che hanno bisogno e rispondere alle loro necessità con i nostri gesti di amore. Non occorre essere ricchi... ognuno di noi ha qualcosa che può donare. Voi siete ancora giovani per cui non siete in grado di poter possedere denaro, ma potete donare amicizia, tempo, comprensione, perdono, vostri giochi a qualche bambino povero che non ne ha e, perché no, un po' della vostra paghetta se i genitori ve la danno... Penso che ognuno di voi sia consapevole di ciò che può donare per alleviare ogni tipo di povertà! Il Signore ci mostra come dobbiamo fare, perché il Natale è proprio questo: Dio che ci ha fatto dono di sé assumendo la forma umana; Dio che si è fatto come noi per farci diventare come lui; Dio che condivide la sua ricchezza non in senso materiale, ma offrendo la sua natura divina per starci vicino, per dividere con noi la nostra vita, le nostre gioie, i nostri dolori, per essere proprio come noi. E lo ha fatto nascendo in una stalla. Questo ci deve far pensare bambini... In questo Natale non pensate solamente ai regali, pensate a dove è nato Gesù! Commento a cura di Maria Teresa Visonà |