Omelia (14-12-2025)
don Michele Cerutti
Costanza, gioia per essere luce nella notte

La liturgia di questa domenica è particolare. Il sacerdote indossa infatti una casula di colore rosaceo perché siamo giunti a quella che nell'anno liturgico viene denominata la "domenica del gaudete". Se da un lato ci viene chiesto un po' di tirare un sospiro di sollievo nel cammino d'Avvento, per l'approssimarsi del Natale, dall'altro lato ogni sosta ci chiede di affinare anche l'impegno per arrivare pronti all'appuntamento di un Dio che ci ricorda che si è fatto carne per incontrare l'uomo.
La parola che ci aiuta in questa domenica la prendiamo da Giacomo ed è: costanza. Questa espressione appare nella seconda lettura più volte.
Da un lato con tale stile si tiene desta la gioia a cui questa domenica siamo rimandati e a quel clima di festa che la prima lettura, tratta dal profeta Isaia, ci trasmette e dall'altro lato questa virtù ci fa vivere in profondità quelle volte che viviamo le nostre inquietudini come possiamo toccare con mano nel brano evangelico proclamato che vede protagonista il Battista in carcere.
Non vi nascondo che questi versetti sono per me uno dei più belli del Vangelo perché permette di misurarmi con i Santi nella loro umanità. Abbiamo, infatti, il Battista che gli evangelisti ci hanno presentato con l'eroicità del campione di fede che fa della vita morigerata un aspetto fondamentale.
Il Precursore ci veniva detto che vestiva di pelli di cammello, si cibava di locuste e di miele selvatico, ma non solo annunciava la conversione nel deserto e battezzava in quel luogo utilizzando l'acqua del Giordano.
Non solo aveva battezzato Gesù e aveva visto posarsi su di Lui lo Spirito Santo.
Il Battista che si riteneva così indegno perfino di allacciare i sandali del Cristo e non solo affermava con tranquillità che era necessario diminuire per far crescere Gesù stesso.
Ancor prima già nel grembo di Elisabetta aveva esultato all'arrivo di Maria, incinta di Gesù, nella casa pronta per essere di aiuto all'anziana cugina.
Ora Giovanni davanti a tutti questi slanci è come se si trovasse alla prova del nove, come si direbbe in matematica.
Egli viene arrestato da Erode, stanco di sentirsi rimproverato per il suo rapporto con Erodiade, moglie del fratello Filippo. Nel carcere il Battista vive il momento oscuro della prigione e viene raggiunto probabilmente da notizie strane che parlano di un Messia che siede in compagnia di pubblicani e prostitute quindi compie gesti incomprensibili.
Nel buio del carcere, nel momento in cui si sperimenta la lontananza da Dio il Battista chiede a quei discepoli, che precedentemente erano stati alla sua scuola e che ora si trovano intorno a Gesù stesso, di domandare al Cristo: Ma sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?
Una domanda che ci mette in evidenza il momento del dubbio che attraversa anche i Santi.
Lo diceva San Giovanni Bosco: "In Paradiso non si va in carrozza".
Il Battista ora si interroga chiede conferme per affrontare con coraggio il suo martirio. Di lì a poco la capricciosa Erodiade ne chiederà la testa perché vorrà soffocare per sempre quella dura verità che la mette con le spalle al muro.
La risposta di Gesù non si fa attendere. Andate a dire a Giovanni che le profezie si stanno realizzando perché i ciechi riacquistano la vista e i zoppi camminano.
C'è un'aggiunta, tuttavia, che fa pensare: Beati quelli che non si scandalizzano di me.
Un richiamo a Giovanni e quindi a tutti noi. Probabilmente saranno arrivati alcuni in carcere che davanti all'incomprensione di quello che Gesù fa si sono scandalizzati del Messia stesso riportando eventi ingigantiti.
Il rischio che ci mette in guardia il Messia davanti a tutto questo è a tenere fisso sempre lo sguardo su di Lui anche nei momenti più difficili e tormentati della vita provando in tutti modi, anche davanti a chi ci spinge ad andare in direzione contraria, ad affidarci a Lui.
Gesù sa il dolore che prova il Battista e coglie l'occasione per indicare in Lui un eroe della fede e nello stesso tempo sembra darci una consegna. Tutti siamo chiamati ad emularlo nella sua eroicità che consiste nel saper resistere davanti ai venti contrari della vita.
La santità, quindi, è per tutti e passa anche attraverso il dubbio e il buio.
Non bisogna aver paura e avere il coraggio come ci insegna il Battista di condividerlo.
Lui lo fa con Gesù direttamente attraverso i discepoli e anche noi come lui chiamati a confrontarci con Gesù stesso attraverso le guide spirituali.
La robusta direzione spirituale non può essere considerata una pratica in disuso, ma un aspetto fondamentale della nostra crescita cristiana.
Se pensiamo di insabbiare dubbi e perplessità state certi questi riaffioreranno prima di quanto si possa pensare.
Chiamati, quindi, a vivere con costanza il nostro impegno se certo abbiamo l'umiltà di farci aiutare e non soffochiamo i nostri dubbi.