| Omelia (08-12-2025) |
| don Andrea Varliero |
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Un abbraccio di silenzio Secondo l'Oxford Dictionary, il dizionario di inglese più noto in tutto il mondo, la parola dell'anno è: «esca per la rabbia» (Rage bait). Un'esca per la rabbia: ma sì, la conosco benissimo, l'ho provata per tutto quest'anno intero. Quell'esca mi ha catturato in quell'articolo letto sul cellulare, mi ha infastidito in quel contenuto online creato appositamente per provocare, esasperare, per aumentare l'interazione. Quante esche per la rabbia vissute, tutte provocate da una prospettiva volutamente divisiva, esasperante, esacerbata, in modo tale da farmi cadere nella trappola. La rabbia, più del sesso, è il motore che sta muovendo questi nostri giorni. Il mio sguardo si orienta oggi a Lei, a Maria, alla piena di Grazia. Chissà se ha conosciuto la rabbia, se si è mai indignata, se ha mentito, se ha offeso, se ha lanciato il sasso e poi nascosto la mano, se ha denigrato, se ha sparlato alle spalle, se ha diviso o esasperato gli animi. Se anche Lei è caduta nella trappola. La luce interiore mi ispira qualcos'altro: no, forse Lei, contemplata oggi come Immacolata, è custodita dalla trappola. E dunque perché sono qui, se io immacolato non sono per niente, e Lei è così pura? Perché questa distanza siderale, perché un pellegrinaggio del cuore? Mi colpiva Santa Teresina di Lisieux: «perché una predica sulla Santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, mi deve far vedere la sua vita reale, non la sua vita immaginata; sono sicura che la sua vita fosse assolutamente semplice. La si mostra inaccessibile; bisognerebbe, invece, mostrarla imitabile, farne scoprire le virtù, dire che viveva di fede come noi». Allora, Lei, Immacolata Concezione, è un qualcosa che appartiene anche a me, che fa parte di me. Lei, la Piena di Grazia, mi accompagna dal sospetto allo stupore. Sospetta l'uomo di Dio, «ho avuto paura e mi sono nascosto». Sospetta l'uomo della donna: «è lei ad avermi ingannata». Insinua un sospetto antico il serpente. Sospettano ancora una volta i grandi maestri: sospetto sulle nostre motivazioni, sospetto sull'economia, sospetto su Dio stesso. Lei mi chiede di passare dal sospetto alla ricerca: è un cammino bello, profondo, fatto di studio e di ascolto, di attesa e di fatica, di discernimento, di comunità. «Come è possibile?» chiede. Anche per Lei, Dio è una domanda: per questo si mette in cammino, per percorrere tutta quella domanda. Lei, la Piena di Grazia, mi accompagna dall'accusa alla responsabilità. È sempre colpa di qualcun altro, è sempre un altro che provoca, è sempre qualcun altro a guastarmi la festa. Per la prima volta, Lei dice: «Eccomi», ci sono, sono io. Risponde ad un appello. Ci vuole coraggio a metterci la faccia, a dare il proprio volto, soprattutto a Dio. La responsabilità la fa essere lì dove è chiamata ad essere. A non fare un passo indietro, a non avere paura, altrimenti è una vita intera che fallisce. E Dio dona a Lei, e a tutti noi, una «Grazia di stato». Nello stato in cui ci troviamo, abbiamo fiducia che qui dove siamo è il nostro posto, dove ci troviamo la Grazia ancora una volta non tarderà. Lei, la Piena di Grazia, mi conduce alla differenza. Il cammino di fede di ciascuno è diverso, le prospettive e le tensioni sono tante. Lei è differente da me, ed è per questo che posso rispecchiarmi in Lei. Immacolata Concezione è una alterità che illumina le mie zone d'ombra, a cui non è indifferente. Un senso di meraviglia per la sua differenza, mi fa uscire dal pantano degli indifferenti. Oggi respiriamo tutta la differenza e il desiderio di Lei. E dunque, Piena di Grazia, siediti accanto a noi. Raccontaci ancora come è avvenuto quel tuo sì, come le tue paure sono state superate. Narraci ancora di che cosa significhi accogliere Dio nella nostra vita, che cosa voglia dire partorire un figlio, e affidarlo all'Infinito. Sussurraci ancora che è possibile non cadere nella trappola, che possiamo generare il Paradiso in ogni momento. Rendi nobile, alta, la nostra vita. Ancora una volta, come ogni madre, lavaci con cura il volto e gli occhi, donaci uno sguardo capace di semplicità. Donaci il gusto della poesia. E se ancora non comprendiamo, donaci un abbraccio di silenzio. «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura» |