| Omelia (07-12-2025) |
| don Lucio D'Abbraccio |
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Il grido che sveglia il cuore In questa seconda Domenica di Avvento la liturgia ci presenta la figura austera di Giovanni Battista. Non è un uomo levigato, non ha modi raffinati. Vive nel deserto, veste «peli di cammello», mangia «locuste e miele selvatico». Eppure la gente accorreva a lui. Perché? Perché Giovanni gridava ciò che tutti sentivano dentro ma che nessuno aveva il coraggio di dire: la necessità di cambiare vita. Egli, annota l'evangelista Matteo, è colui che «predicava nel deserto della Giudea dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!"» Non è un invito gentile: è un grido d'amore. Come quando un padre vede il figlio correre verso un pericolo e lo richiama con forza per salvarlo. Per questo Giovanni non risparmia nemmeno i più religiosi del suo tempo. L'autore sacro scrive che «vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente?"». Parole dure, ma vere. Sant'Agostino commentava che Giovanni è la voce che grida nel deserto del nostro cuore: è la coscienza che ci chiama alla verità. Gli scribi e i farisei si sentivano a posto perché "figli di Abramo". Anche noi rischiamo di rifugiarci in sicurezze sterili: "Sono battezzato", "Vado a Messa", "Non faccio niente di grave". Ma Giovanni è chiaro: non basta l'appartenenza, servono i frutti. Il Battista, infatti, dice loro: «Fate dunque un frutto degno della conversione». E i frutti sono quelli semplici, concreti, che illuminano la vita: un padre che chiede scusa ai figli e viceversa; un giovane che spegne il telefono per ascoltare i genitori anziani; un imprenditore che paga il giusto salario; una madre che, pur stanca, si siede accanto al figlio preoccupato e lo ascolta davvero. Sono queste attenzioni a riaccendere la luce delle relazioni. San Giovanni Crisostomo ci ricorda che il deserto di Giovanni è anche il deserto dell'anima, quello dove togliamo rumore, maschere, superfluo. Nel deserto non possiamo fingere: rimaniamo solo noi davanti a Dio. E aggiunge che a nulla serve avere le mani piene di anelli d'oro se il cuore è pieno di fango. La conversione è una metanoia, ossia un cambio di direzione. Come quando il navigatore ci avvisa: "Hai sbagliato strada". Non basta rallentare, bisogna invertire la marcia. In questi giorni prepariamo le nostre case al Natale: tiriamo fuori le luci, illuminiamo balconi e finestre, sistemiamo presepi e addobbi, prepariamo l'albero. Tutto brilla. Ma il Vangelo domanda: e il tuo cuore? Ha stanze chiuse? Fili interrotti che non portano più luce? Angoli rimasti bui per abitudine o paura? C'è una storia che aiuta a comprendere cosa significa essere pronti davvero. Un monaco, fin da giovane, pregava ogni giorno dicendo: «Signore, vieni. Fammi sentire la tua presenza, fammi vedere il tuo volto». Passarono anni, poi decenni. Il monaco ormai anziano continuava a bussare alla porta del cielo con la stessa preghiera: «Signore, vieni». Una notte udì bussare davvero. Si alzò, aprì la porta del monastero... ma non vide nessuno. Solo un povero che tremava dal freddo. Lo fece entrare, gli offrì da mangiare e un giaciglio. Il povero, prima di addormentarsi, gli disse: «Oggi è venuto il Signore, ma forse non lo hai riconosciuto». Fu come un lampo: il monaco capì che Dio non arriva quando lo aspettiamo noi, ma quando scegliamo di riconoscerlo nel volto che ci siede accanto. Dio non si attende: si accoglie. Infine Giovanni dice: «La scure è posta alla radice degli alberi»: questa affermazione non è una minaccia di distruzione, ma un invito a tagliare ciò che è secco, morto, inutile. Dobbiamo avere il coraggio di potare le nostre cattive abitudini per far circolare nuova linfa. Pensate a un albero nel vostro giardino. Se non dà frutti, o se i frutti sono marci, a cosa serve che abbia delle belle foglie verdi? San Basilio Magno ci ricorda che l'albero si riconosce dal frutto, non dal nome che porta. Se ci diciamo cristiani, il nostro frutto deve essere la pazienza nel traffico e con i genitori anziani, l'onestà sul lavoro anche quando nessuno ci controlla, la gentilezza con le persone anziane che ci ripetono sempre le stesse cose, la capacità di perdonare chi ci ha offeso. E mentre Giovanni grida nel deserto, c'è una giovane donna che non grida ma ascolta: Maria. Lei ha già fatto spazio, ha già detto il suo "sì": è la casa preparata, la finestra illuminata, la lampada accesa. È il cuore che non teme la venuta del Signore, perché vive nell'attesa non dell'imprevisto, ma dell'Amore. In questo Avvento guardiamo a Lei: ci aiuti a togliere ciò che pesa, ad accendere ciò che si è spento, a far brillare - come le luci che appendiamo alle nostre case - la speranza che non delude. Il Signore, re di giustizia e di pace, viene. Lasciamo che trovi in noi una casa illuminata. Amen! |