Omelia (07-12-2025)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di padre Gianmarco Paris

I brani della Scrittura che meditiamo nella seconda domenica di Avvento ci parlano della novità che Dio porta nella vita del mondo, cioè il suo Regno, che si compie con l'arrivo del Messia, e d'altra parte ci ricordano la necessità di prepararci per riconoscere e accogliere la venuta del Messia e del suo Regno.
La novità di Dio è il tema della profezia di Isaia (nella prima lettura): di fronte alla crisi della dinastia davidica, resa poeticamente dall'immagine di un tronco senza possibilità di futuro, Dio fa sorgere in modo inatteso un germoglio di vita nuova, che è il Messia sperato. Sarà lo Spirito del Signore a guidarlo, con la sua forza e sapienza; Egli farà sorgere un regime di giustizia. Questo mondo messianico nuovo è descritto con immagini di pace paradisiaca, dove la violenza e l'oppressione saranno vinte dalla mite forza di Dio, come in una nuova creazione.
La pagina del Vangelo ci fa incontrare con Giovanni Battista, il profeta che ha avuto la missione di annunciare il Messia non più come un evento lontano ma come un evento che sta per realizzarsi: il Regno dei cieli è vicino! Il suo grido suona aspro e tagliente nel deserto, nella zona del Giordano non lontana da Gerusalemme, dove si rifugiavano coloro che contestavano una religiosità ripiegata su se stessa e minacciata di perdere il senso del mistero, della presenza e del giudizio di Dio. La novità che Giovanni annuncia è l'imminente arrivo del Messia: colui che viene dopo di lui, colui che battezza con la forza dello Spirito Santo simboleggiato dal fuoco. Non sono gli uomini a produrre un mondo nuovo, più umano e più giusto, ma il Signore stesso e il suo Messia. Questo evento avrà la forma di un giudizio divino, che sbaraglierà ogni ingiustizia, come la scure che taglia gli alberi che non danno buon frutto. In questo contesto di attesa trova senso la missione del Battista. Egli chiama gli uomini alla conversione, a riconoscere i peccati, la propria incapacità di far cessare il male, la violenza che acceca i cuori. Il segno di questo riconoscimento, di questa conversione, è lasciarsi battezzare nell'acqua per la conversione. Solo accettando di rinunciare ad una strada di violenza, sarà possibile riconoscere e accogliere il Regno che il Messia viene a instaurare.
Quanto il Battista ha annunciato, si è realizzato, in modo inatteso e straordinario, nella vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Coloro che con il battesimo si sono aperti alla grazia della salvezza e hanno assunto la nuova identità di "cristiani", cioè di appartenenti a Cristo, vivono una nuova relazione con Dio e sono chiamati a testimoniarla con una nuova condotta di vita. Essa è un dono di Dio e al tempo stesso frutto di scelte coraggiose dei cristiani nella loro vita quotidiana. Paolo scrivendo ai Romani indica alcune fondamentali atteggiamenti che devono regnare nella comunità cristiana che è il popolo messianico che vive nella speranza del ritorno del Signore. Legge fondamentale è "avere gli stessi sentimenti di Cristo", cioè lasciare che il modo di pensare, di sentire, di agire di Gesù plasmi quello dei suoi discepoli. Il secondo tratta della comunità è l'unità nella lode di ringraziamento: unità che non elimina le differenze ma riconosce Dio come unica fonte di ogni dono. La terza caratteristica è l'accoglienza reciproca, fraterna e sincera. La quarta è l'ascolto della Parola di Dio: "teniamo viva la nostra speranza in virtù della perseveranza e della consolazione che vengono dalle Scritture".
L'avvento cristiano consiste nell'uscire dal ripiegamento su noi stessi e guardare con fiducia e speranza Dio, perché soltanto da Lui può venire la novità della nostra vita.