Omelia (07-12-2025)
padre Gian Franco Scarpitta
La gioia di chi riceve jl Dono

Isaia annuncia l'avvento di una nuova era di pace e di giustizia nella persona del Messia promesso e atteso da generazioni di popolo e lo fa' con immagini plastiche e fantasiose, che ne rivelano la capacità innovativa. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme"; il bambino metterà la mano nel covo dei serpenti velenosi sono infatti elementi immaginari che rendono idea della consistenza della novità: la pace e la gioia apportata dal Re Salvatore. Il Messia sarà quello di cui si dice "un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici" che farà ingesso nella storia, che porrà fine alle divisioni e alle ostilità debellando ingiustizie, cattiverie e tensioni collettive.
Il Messia Re di di giustizia e di pace doveva risollevare le sorti dei popoli, sconfessando le ingiustizie e le illegalità con cui si esercitava anteriormente il potere regale: la persistenza di monarchi avidi e profittatori, che abusavano del loro potere per angariare e vessare il popolo, aveva suscitato l'ambizione di un re giusto, imparziale ed equilibrato. Questi nell'immediato si riferiva ad Ezechia, nato da una "vergine che partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele" (Is 7, 14), ma nella profezia messianica indica anche il Sacerdote, Re e Profeta universale, il Messia, ovvero il Cristo principe di pace e di letizia.
Dio lo aveva promesso e tale promessa si adempie per il popolo d'Israele e per tutti coloro che attendono la giustizia, l'equità, la fine dei conflitti, la risolutezza e la pacificazione interiore. Quindi una promessa che si è adempiuta anche per noi, continuamente affranti e demoralizzati dagli eventi sconvolgenti a cui la cronaca ci costringe tutti i giorni, non solamente in ordine ai conflitti in Oriente, ma anche in merito ai deprecabili fatti di femminicidio e di omicidio facile, per l'abiezione di una mancata formazione umana al negativo o all'umiltà e di conseguenza a una debolezza psicologica e morale. Ci si uccide fra giovani per banalità e frivolezze e l'assurdità di determinati atti di giustizia sommaria è davvero raccapricciante. .
Si ha bisogno di amore affinché ci si converta e solamente il Principe della pace può donarcelo con il suo Avvento straordinario e glorioso che promette di conquistare i cuori anziché i territori e di non sopprimere nulla delle nostre consuetudini se non la malvagità e la peccaminosità con tutte le loto matrici profonde.
La venuta di Dio nella carne è però anche un richiamo al ravvedimento e alla mutazione interiore perché essa possa arrecare i dovuti frutti benefici. Occorre cioè cambiare intendimenti, pensieri, attitudini e orientare la volontà secondo altri ambiti; abbandonare i nostri desideri presuntuosi e di voluttà e assumere altre impostazioni di pensiero fondate sulla giustizia e sulla verità. Insomma occorre che ci convertiamo. L'Avvento del Signore comporta infatti anche un'attesa e per ciò stesso anche un'accettazione libera e consapevole di tutto quello che intende apportare nella nostra vita; un'apertura di cuore nell'imminenza del dono insuperabile dell'Amore che diviene per noi Bambino, che maturando e crescendo in mezzo a noi continuerà ad amare fino alla fine, cioè fino allo stremo della croce. La venuta comporta l'accoglienza e quindi anche l'incontro con Colui che viene per noi e rendendosi uno di noi; comporta il cambiamento e la gioia propria del ricevere il dono.
E proprio qui emerge, significativa e roboante, la figura di Giovanni il Battista, di cui lo stesso Isaia aveva parlato nelle sue previsioni. Uomo di aspetto insolito, irsuto e trasandato nel vestire, trascurato nel vitto e lontano dalle consuetudini e dagli usi comuni, che da' l'idea dei profeti dell'Antico Testamento è lui il profeta Elia di cui si aspettava il ritorno (Mt 11, 11 - 15) e infatti sulla sua stessa onda predica "nel deserto" la conversione e l'umiltà. Il suo stesso stile di vita e il luogo geografico nel quale Matteo lo vede agire, attesta già la sua preferenza esclusiva per Dio, il primato che egli vuole concedere al Signore scelto come riferimento primario.
Il suo messaggio è un perentorio appello al cambiamento personale della mentalità e dei costumi, al rinnovamento delle vedute e delle impostazioni di pensiero, al mutamento della coscienza che va orientata verso il bene veramente oggettivo. Insomma il suo è un appello che muove l'uomo alla scoperta radicale di Dio e al mutamento di vita nella giustizia sociale in attesa del Messia.
Anche il gesto che egli compie è significativo e radicale: battezza con acqua per un lavacro che indica nell'esteriorità l'avvenuto ravvedimento interiore e il pentimento della persona battezzata. Un gesto esteriore che attesta l'avvenuto pentimento e la conversione e che prepara al Battesimo del nostro Salvatore il quale conferirà esso stesso la vita, eliminando il peccato e rivestendo il candidato di una nuova dignità. Il battesimo non è solamente un dato esteriore di pulizia dall'immondezza fisica, ma "la richiesta di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, forza della resurrezione di Cristo (1Pt 3, 21 - 22). Esso ci renderà partecipi della gioia delle resurrezione così come l'acqua del diluvio salvò le sole otto persone che navigarono sull'acqua piovana; Giovanni con il suo appello alla conversione e con il suo battesimo ci predispone a questa salvezza spirituale perenne che ci perviene dal Risorto.
La venuta del Signore della nostra vita richiede che ci lasciamo trasformare da Dio e che in codesta metamorfosi facciamo esperienza del suo amore rigenerante perché possiamo convivere con pantere e veleni d'aspide.