| Omelia (07-12-2025) |
| don Roberto Seregni |
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L'Atteso inatteso Il Vangelo della seconda domenica di Avvento ci presenta la figura inquietante e solenne di Giovanni Battista. L'evangelista Matteo sembra dare importanza non tanto alla sua attività di battezzatore, quanto alla sua predicazione. Al centro del suo annuncio profetico c'è l'invito alla conversione, lo stesso che caratterizzerà le prime apparizioni pubbliche del Maestro Gesù. L'esigenza della conversione è profondamente legata all'irruzione nella storia del Regno dei cieli. Senza un vero cammino di conversione è impossibile riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita. Tutto è a portata di mano, ma la nostra cecità non ci permette di vedere e riconoscere i segni della sua presenza. Penso che questa chiamata alla conversione, collocata proprio nella seconda domenica d'Avvento, sia un'avvertenza chiara: come possiamo riconoscere in quel neonato infreddolito il Figlio di Dio senza una vera conversione? Occorre convertire le attese e i desideri. In molti aspettavano il Messia: lui era l'Atteso, ma lo attendevano secondo i loro desideri e le loro aspettative. Nessuno se lo immaginava così: un Dio piccolo e indifeso che non sembra nemmeno un Dio; un Dio che si fa carne e nasce in una famiglia di artigiani di provincia, in una terra dominata dal potere straniero; un Dio disarmante, povero e bellissimo. Il Natale celebra l'Atteso inatteso. Per questo dobbiamo convertire il nostro sguardo e il nostro cuore, per allenarci a riconoscere la presenza di Dio dove mai ci saremmo aspettati di trovarla. Chi si sarebbe aspettato di trovare Dio in una stalla o su una croce? Il Battista ci invita a preparare la via del Signore: cerchiamolo nella nostra quotidianità, lasciamoci affascinare dalla sua presenza e afferrare dalla sua bellezza. Il Signore viene, forse è già venuto. Forse cammina per le nostre strade e non lo abbiamo ancora riconosciuto. Forse aspetta solo un cenno, uno sguardo o un saluto. Forse si nasconde e ci osserva stupito. Forse ci sta concedendo ancora una possibilità. Forse non tutto è perduto. |