Omelia (07-12-2025)
diac. Vito Calella
Il " già ma non ancora" di Gesù e la scelta dell' austerità

Ogni anno, nella seconda domenica di Avvento, il Vangelo ci presenta la figura profetica di Giovanni Battista, che preparò il popolo d'Israele ad accogliere la missione di Gesù, il Figlio di Dio. Giovanni Battista predicava la conversione e celebrava il rito del battesimo nelle acque del Giordano per aiutare tutte le categorie di persone a sperimentare la vicinanza del Regno di Dio nelle loro vite. Pertanto, l'intera missione di Giovanni Battista è riassunta nell'esortazione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2).
Il regno di Dio Padre si identifica con il suo amato Figlio, Gesù, che, per noi cristiani, è il Messia annunciato dagli antichi profeti, come Isaia, e atteso dal popolo d'Israele.
Grazie a Gesù abbiamo la rivelazione del mistero della Santissima Trinità e del piano di salvezza per l'umanità e per tutta l'opera della creazione da parte del nostro Dio Creatore, Liberatore e Santificatore, che è il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo.
In questa seconda domenica di Avvento ascoltiamo una delle più belle profezie messianiche dell'Antico Testamento, contenuta nel "Libro dell'Emmanuele" (Is 7-12) del primo Isaia (Is 1-39). Partendo dalla profezia fatta dal profeta Natan in 2Sam 7,1-17, dove Dio promette una discendenza eterna alla "casa del re Davide", il profeta Isaia, dopo trecento anni di storia della monarchia, cita il padre di Davide, Iesse, e annuncia la resistenza dei discendenti del re Davide, paragonata al tronco tagliato di un albero. Questo paragone con il "tronco tagliato" si spiega dal fatto che, al tempo in cui fu scritta questa profezia, il piccolo regno di Giuda era stato minacciato di completa distruzione dall'assedio di Gerusalemme nel 701 a.C., portato avanti dall'esercito assiro, guidato dal re Sennacherib, dopo la caduta del regno di Israele e Samaria, avvenuta nel 722 a.C. Il re Ezechia, discendente di Davide e di Iesse, fu imprigionato. Gerusalemme e il re furono risparmiati perché il re di Giuda accettò di pagare un pesante tributo e si sottomise all'imperatore assiro. In questa profezia, il Messia, un re discendente dalla famiglia di Iesse e Davide, non agirà mai da solo, ma sarà guidato dallo Spirito di Dio. Questo Spirito viene presentato con una lista di sette doni che permetteranno al futuro re Messia di stabilire un regno di giustizia e pace. Il dono del timore di Dio è ripetuto due volte nel testo ebraico. I traduttori del testo ebraico in greco tradussero la stessa parola "timore" con "pietà" e "timore", dando così origine all'elenco dei sette doni dello Spirito Santo entrati a far parte della liturgia e della spiritualità cristiana.
Cosa significa che «il Regno di Dio è vicino»? Gesù Cristo, può essere identificato con il Regno di Dio Padre, con la caratteristica del "già, ma non ancora".
La prossimità di Gesù Cristo può essere sperimentata qui ed ora, ma non è completa, perché la pienezza del nostro rapporto con Lui e con Dio Padre è sempre proiettata nel futuro.
Il Regno di Dio "era già" avvenuto con la realizzazione del mistero dell'incarnazione del Figlio eterno e amato di Dio Padre, a partire dal "sì" di Maria nel giorno dell'Annunciazione. Tuttavia, "non era ancora" pienamente visibile a causa dei nove mesi di gestazione ed era proiettata nella futura nascita di Gesù a Betlemme, che celebreremo nella solennità del Natale.
Il Regno di Dio "era già" avvenuto con la nascita di Gesù a Betlemme! Tuttavia, la sua manifestazione "non era ancora" pienamente visibile perché Gesù crebbe e rimase nascosto a Nazareth per trent'anni fino alla sua apparizione nel fiume Giordano, quando chiese di essere battezzato da Giovanni.
Il Regno di Dio "era già" avvenuto con il battesimo di Gesù nel fiume Giordano! Tuttavia, "non era ancora" pienamente visibile perché il popolo era chiamato ad abbracciare la missione pubblica di Gesù di Nazareth, durata circa tre anni, con parole e azioni che rivelavano la grandezza della misericordia e della fedeltà di Dio Padre.
Il Regno di Dio "era già" avvenuto con la missione pubblica di Gesù. Tuttavia, la pienezza di tutta la sua missione "non era ancora" realizzata, perché tutto ciò che egli disse e fece doveva convergere nel grande evento della sua morte e risurrezione.
Il Regno di Dio "era già" avvenuto con il realizzarsi, una volta per tutte, dell'evento salvifico della morte e risurrezione di Gesù. Tuttavia, la forza redentrice e liberatrice di questo evento di morte e risurrezione "non si è ancora" pienamente manifestata, perché tutti siamo chiamati a compiere, qui e ora, le scelte per vivere l'incontro e la comunione con Cristo morto e risuscitato, che si fa incontrare nella Parola, nell'Eucaristia, nell'accoglienza reciproca e fraterna, nella vita dei più poveri e sofferenti, nella testimonianza vocazionale dei ministri ordinati e degli sposi cristiani. E tutto questo avviene grazie all'azione dello Spirito Santo, che già abita in noi.
La conversione avviene scegliendo l'austerità o la sobrietà!
Per far prevalere l'azione dello Spirito Santo nelle nostre vite, siamo chiamati a contemplare la testimonianza di vita di San Giovanni Battista. Il Vangelo di questa domenica descrive la sua scelta di una vita austera e sobria, essenziale per controllare efficacemente la forza degli istinti, sentimenti e pensieri egoistici che scatenano passioni sessuali senza rispetto per gli altri, brama di beni materiali, dipendenza da vizi come cibo, bevande, gioco d'azzardo, fumo e droghe; sentimenti di rabbia, tristezza e pigrizia; pensieri di potere, competizione, gelosia e orgoglio. La sobrietà di vita, imitando l'esempio di Giovanni Battista, ci permette di accettare i nostri limiti riconoscendo la povertà radicale della nostra condizione umana.
Possiamo quindi scegliere di invocare incessantemente lo Spirito Santo con i suoi sette doni (Is 11,2) e con la varietà del suo frutto (cfr. Gal 5,22-23a).
È assolutamente impossibile sperimentare la potenza trasformatrice del nostro incontro con Cristo risuscitato senza l'aiuto essenziale dello Spirito Santo. Non vogliamo soffocare lo Spirito Santo in noi con i nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici!
Lasciando che lo Spirito Santo agisca in noi, rafforziamo ogni giorno di più la nostra fede nell'evento liberatore della morte e risurrezione di Gesù. Lasciando che lo Spirito Santo agisca in noi, possiamo incontrare Cristo nell'incontro orante con la Parola di Dio e sperimentare «la perseveranza e la consolazione spirituale delle Scritture, avendo la ferma speranza» (cfr. Rm 15,4) di vincere la radice del male e del peccato che scaturisce dal nostro egoismo e di avere una vita illuminata dalla saggezza dei comandamenti divini.
Lasciando che lo Spirito Santo operi in noi, la nostra comunione eucaristica con il Corpo e il Sangue di Cristo nella liturgia eucaristia ci porta a sperimentare la «grazia dell'armonia e della concordia nei nostri rapporti reciproci, come Cristo Gesù ci ha insegnatona. Così, avendo un solo cuore e una sola voce, possiamo glorificare Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo», offrendogli, la gioia di poter vivere nelle nostre relazioni familiari, comunitarie e sociali «accogliendoci e rispettandoci a vicenda, come Cristo accolse noi, per la gloria di Dio» (cfr Rm 15,5-7).
Lasciando che lo Spirito Santo operi in noi, la nostra comunione eucaristica con il Corpo e il Sangue di Cristo ci porta a sperimentare l'incontro con Cristo nella vita dei più poveri e sofferenti, contribuendo ad essere strumenti della grazia divina affinché Dio possa «liberare il povero che grida e l'afflitto che non ha nessuno che lo aiuti; avere pietà del povero e del misero, salvare la vita degli umili» (Salmo 71,12-13).
Lasciando che lo Spirito Santo operi in noi, possiamo avere il coraggio di vedere accadere ciò che sembra impossibile, così come è apparentemente impossibile vedere un lupo insieme ad un agnello, un leone con un bue, un bambino trastullandosi nella buca di una vipera (cfr Isaia 11,6-8).
Il regno di Dio è "già" in atto nella storia dell'umanità, attraverso l'azione intrecciata dello Spirito Santo e il nostro stile di vita di sobrietà o austerità. Tuttavia, la separazione definitiva tra l'albero buono e l'albero cattivo, tra la pula e il grano buono, "non è ancora" avvenuta, perché ciò avverrà nel giudizio finale delle nostre vite individuali, dopo la nostra morte, e nel giudizio finale della storia di questo mondo. Se la conversione è avvenuta, possiamo confidare nella vita eterna di piena comunione, senza timore della nostra condanna.