Omelia (30-12-2025)
Missionari della Via


Il Vangelo di oggi mette in risalto la figura dell'anziana profetessa Anna. La sua "anzianità", come quella di Zaccaria, non è dovuta agli anni, perché, come sta scritto: «non sono i molti anni a dare la sapienza», ma a quella povertà di spirito di cui sono i destinatari del Vangelo di Cristo Gesù. Più si è poveri, più si è spogli di sé, più si è liberi, e più si è capaci di riconoscere Dio in un bimbo. Per noi, spesso complicati, è difficile riconoscere Dio nella piccolezza, nelle cose nascoste, nei piccoli. Noi ci immaginiamo un Dio potente e, invece, ci troviamo davanti ad un Dio bambino che ha bisogno di essere custodito. Solo chi ha compreso questa piccolezza e debolezza di Dio è capace di assumerla nella propria vita, e dunque di testimoniarla con chiarezza e semplicità a chi desidera accoglierla. Della profetessa Anna è anche bello sottolineare la sua fedeltà al Signore, fedeltà vissuta tra preghiere e digiuni. Questo ci ammaestra perché è la preghiera che ci apre orizzonti lontani. È la preghiera che ci aiuta a sostenere la speranza anche quando la risposta di Dio tardi ad arrivare. In fondo, come diceva qualcuno, tra la nostra preghiera e la risposta di Dio talvolta vi sono 10 minuti di silenzio, e questo silenzio è il tempo della fede! Impariamo, dunque, dalla profetessa Anna la povertà di Spirito e la preghiera che alimenta la fede e la speranza.

«Leggendo questa pagina evangelica, siamo dunque condotti a comprendere che, per incontrare in verità il Signore Gesù e riconoscere la sua qualità di Salvatore di tutta l'umanità, sono necessarie la povertà di spirito e l'attesa perseverante testimoniate da questi due anziani credenti (Zaccaria e Anna), nonché l'obbedienza alla volontà di Dio vissuta dai suoi genitori. È richiesta la disponibilità a "offrire i propri corpi", cioè tutta la propria vita, "in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" (cf. Rm 12,1): questo è il modo più efficace per esprimere il nostro desiderio dell'incontro già oggi e poi definitivo, dopo la morte, con il Signore delle nostre vite» (Enzo Bianchi).