| Omelia (25-12-2025) |
| Missionari della Via |
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Riecheggia oggi l'annuncio: è nato per noi il Salvatore. Che meraviglia per noi, per te, per me, per tutti coloro che hanno compreso di non essere i salvatori della propria vita né di quella degli altri. Ci vuole una grande umiltà per riconoscere il Salvatore in un piccolo bambino che non porta i segni del potere, ma quelli dell'amore, della fragilità, della debolezza e della povertà. Noi non contempliamo solo che Dio si è fatto uomo, ma che tipo di uomo: ultimo con gli ultimi. «È bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. Dio ricomincia da loro. Natale è anche una festa drammatica: per loro non c'era posto nell'alloggio. Dio entra nel mondo dal punto più basso, in fila con tutti gli esclusi. Come scrive padre Turoldo, Dio si è fatto uomo per imparare a piangere. Per navigare con noi in questo fiume di lacrime, fino a che la sua e nostra vita siano un fiume solo. Gesù è il pianto di Dio fatto carne. Allora prego: Mio Dio, mio Dio bambino, povero come l'amore, piccolo come un piccolo d'uomo, umile come la paglia dove sei nato, mio piccolo Dio che impari a vivere questa nostra stessa vita. Mio Dio incapace di aggredire e di fare del male, che vivi soltanto se sei amato, insegnami che non c'è altro senso per noi, non c'è altro destino che diventare come Te» (p. Ermes Ronchi). Che bello: non c'è altro destino che diventare come te! Parole che confermano quello che i padri della Chiesa hanno detto a proposito dell'incarnazione di Dio in Gesù: Dio si è fatto uomo affinché l'uomo diventi Dio! Parole queste da capogiro, parole che ci dicono quanto siamo preziosi ai suoi occhi e quanto dobbiamo immergerci in una passione di somiglianza, con Colui che si è immerso nella nostra natura umana. Questa nascita è l'invito alla grande gioia come annunciato dagli angeli ai pastori. «(L'angelo disse ai pastori), non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». E non si tratta di una visita qualunque, ma di una visita che porta con sé un dono: la salvezza di Cristo Signore. Egli ci dona la vera gioia che, se accolta, scaccia la tristezza in cui siamo sprofondati inseguendo le esperienze effimere di questo mondo, esperienze che non hanno mantenuto le loro promesse. No, non siamo nati per vivere quella gioia fugace che il mondo ci propone, ma per vivere nella gioia cristiana, che resta e ci accompagna in ogni difficoltà. È la gioia pasquale, come la chiamano gli orientali, che ci ricorda che nessuna situazione, per quanto dolorosa, ha mai l'ultima parola - perché l'ultima parola è di Cristo Salvatore. Infine, quest'annuncio è un augurio di pace. «E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama"». La gloria di Dio che è nel più alto dei cieli, si riveste di umanità, scende su questa terra per portare la vera pace agli uomini che egli ama. Questa pace è donata a tutti perché egli ama tutti. Questo annuncio non è un appello alla buona volontà degli uomini (questa viene dopo), ma annuncio gioioso dell'amore e della benevolenza di Dio per noi. Egli ci ama non perché siamo bravi, ma perché siamo figli. Quante volte, vivendo come orfani, abbiamo cercato di risolvere da soli tutti i problemi che si sono presentati davanti a noi; pensando che così avremmo avuto un po' di pace. Ma quando mai non vi sono problemi nella vita? La pace che Gesù porta sulla terra non è pace come assenza di problemi ma pace nei problemi, perché Egli è la nostra pace, perché sappiamo che ogni situazione, per quanto difficile sia, non è mai l'ultima parola, perché Coli che è la pace, la gioia, l'amore, la vita, la Risurrezione è con noi. Ecco, Gesù è nato per tutti coloro che si sono resi conto di non essere salvatori di niente e di nessuno. Cristo è nato per tutti quelli che cercano grande gioia e pace piena. Che Cristo nasca davvero nella nostra vita, e possa risplendere attraverso di noi in questo mondo smarrito, che ha dimenticato di essere amato da Dio fino al punto da vederlo farsi bambino. Che la sua luce attraversi le nostre fragilità, e che il suo amore, umile e disarmante, possa ridestare nei cuori la memoria di una tenerezza divina che non si è mai stancata di cercarci. Auguri di un santo Natale del Signore! |