| Omelia (21-12-2025) |
| Missionari della Via |
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Del Vangelo di questa domenica vogliamo cogliere due parole: accogliere e custodire. Riguardo alla prima parola, c'è un primo aspetto da sottolineare in Giuseppe che è certamente quello dell'accoglienza. Accogliere è l'attività fondamentale da fare con Dio: accogliere Lui, come ha fatto Giuseppe, accogliere il suo amore incondizionato, la sua grazia, il suo perdono, tutto in Lui è dono! Allo stesso modo, Dio ci chiede di accogliere il prossimo e di accogliere noi stessi, così come Lui fa con noi. Giuseppe innanzitutto accoglie il progetto di Dio che non è quello che lui aveva pensato! Egli è chiamato a credere e ad accogliere Maria, è chiamato ad accogliere e fare da padre a Dio! Ecco, sempre nella vita ci vuole qualcuno che ti accolga, che ti prenda con sé. Tanto che persino Dio ne ha bisogno. Giuseppe ci insegna che «padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Papa Francesco, Patris Corde, 7). Il secondo aspetto del Vangelo di oggi che vogliamo cogliere è la capacità di custodire le cose importanti della vita. «Custodire in ebraico si traduce con shamar, che significa sorvegliare, vigilare, osservare, fare la guardia, salvaguardare; è il verbo di chi scruta l'orizzonte con attenzione per cogliere il pericolo» (Fabio Rosini). Sa custodire colui che avverte la percezione del pericolo e l'importanza di colui che deve proteggere. Spesso si custodiscono beni secondari e non le persone. Facciamo di tutto per custodire case, denaro, e quant'altro e poi ci si dimentica di custodire le persone che Dio ci affida. Il Vangelo di oggi ci dice che Giuseppe al suo risveglio prese con se la sua sposa, consapevole di tutte le difficoltà che avrebbero incontrato, per questo evento fuori del normale. Giuseppe è consapevole che avrebbe dovuto affrontare insieme a Maria, il chiacchiericcio e le allusioni della gente. Ma per lui è più importante custodire ciò che Dio gli ha affidato: Maria e il Bambino che a breve sarebbe nato. Giuseppe ha quel «coraggio creativo... che emerge soprattutto quando si incontrano difficoltà. Infatti, davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo» (Papa Francesco). Domandiamoci dunque se noi sappiamo custodire con attenzione le persone che Dio ci ha affidato, o se siamo di quelli spesso assenti che delegano ad altri il compito che Dio ci ha affidato! «Giuseppe rappresenta uomini e donne che, prendendo su di sé vite d'altri, vivono l'amore senza contare fatiche e paure; tutti quelli che senza proclami e senza ricompense, in silenzio, fanno ciò che devono fare; tutti coloro il cui compito supremo nel mondo è custodire delle vite con la propria vita» (Ermes Ronchi) |