| Omelia (01-12-2025) |
| Casa di Preghiera San Biagio FMA |
|
Commento Mt 8,5-11 Come vivere questa Parola? Il centurione è un uomo potente, un pagano, uno che per religione e ruolo dovrebbe stare lontano da Gesù. Eppure è lui che corre incontro al Maestro. Non per sé, ma per un servo malato: un dettaglio che rivela la sua umanità. All'inizio dell'Avvento, quando contempliamo un Dio che si fa vicino alla fragilità, questo episodio ci mostra che la fede autentica nasce sempre da un cuore che si lascia toccare dal dolore dell'altro. La risposta immediata di Gesù - «Verrò e lo guarirò» - svela il volto di un Dio che non esita ad attraversare confini religiosi, culturali e sociali. Non chiede qualifiche. Non valuta il passato di chi chiede. Dove c'è sofferenza, Lui va. Il centurione però sorprende Gesù: riconosce la sua indegnità, ma non si chiude in essa. È un uomo che non si basa sui meriti, ma sulla fiducia. Non chiede riti né presenze fisiche: chiede solo una Parola. È una fede disarmata, essenziale, libera dall'illusione di controllare Dio. È la fede che piace a Gesù perché è una fede di relazione, non di appartenenza. La meraviglia di Gesù - «Non ho trovato nessuno con una fede così grande!» - capovolge lo schema religioso del tempo: non è il più osservante a capire Dio, ma il più umile. Non il più "vicino" per tradizione, ma il più aperto per amore. In Avvento, questa pagina ci invita a lasciare che la Parola entri dove noi non riusciamo a guarire. A fidarci di un Dio che non si scandalizza delle nostre case disordinate, dei sentimenti confusi, delle ferite antiche. Gesù non chiede perfezione, chiede spazio. E basta una piccola crepa, come nel cuore del centurione, perché la luce passi. Molti verranno "dall'oriente e dall'occidente", dice Gesù: è l'immagine di un Regno che accoglie chiunque cerchi sinceramente vita e guarigione. Non importa da dove partiamo: ciò che conta è lasciarci raggiungere.
|