Omelia (30-11-2025)
don Lucio D'Abbraccio
Vegliare nell'attesa: andare con gioia incontro al Signore!

Il Salmo Responsoriale di questa prima domenica di Avvento ci consegna un ritornello semplice e potente: «Andiamo con gioia incontro al Signore». È l'invito che apre questo tempo antico e sempre nuovo, non come un conto alla rovescia verso il Natale, ma come un viaggio dell'anima, un cammino che ci rimette in piedi e ci rimette in cammino.
Eppure, il Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato sembra, a prima vista, tutt'altro che gioioso: ci parla del diluvio, di persone prese e lasciate, di ladri nella notte. Sembra quasi un invito alla paura. Ma proprio qui si nasconde il segreto che Gesù vuole rivelarci. Ai tempi di Noè - dice il Vangelo - le persone «mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito». Non stavano facendo nulla di male, per carità! Il problema non era cosa facevano, ma come lo facevano: senza vigilanza, senza uno sguardo oltre, senza accorgersi di nulla. Non si accorsero di nulla. Ecco la diagnosi.
E se guardiamo le nostre giornate, non siamo forse simili? Ci svegliamo e il primo gesto è controllare le notifiche sul telefono; beviamo il caffè di fretta; saliamo in auto o sui mezzi già nervosi; affrontiamo scadenze e impegni; torniamo a casa stanchi e ci rifugiamo davanti allo schermo della TV o dello smartphone. Facciamo tante cose, ma rischiamo di essere spiritualmente addormentati. Come quei contemporanei di Noè: presenti fisicamente, ma con il cuore altrove. Viviamo col pilota automatico.
Il Vangelo oggi ci dice: «Vegliate». Non nel senso di tenerci svegli tutta la notte con gli occhi spalancati, ma di vivere da svegli anche nelle cose più ordinarie. Due uomini nel campo, due donne alla mola: fanno la stessa identica cosa, eppure uno viene preso e l'altro lasciato. L'attività esteriore è identica: la differenza è tutta nell'atteggiamento interiore. È come due persone che camminano sulla stessa strada: una guarda solo l'asfalto sotto i piedi; l'altra alza lo sguardo e vede la luce del cielo, i colori del tramonto. Apparentemente fanno lo stesso, ma vivono in due mondi diversi.
Per aiutarci a capire, riprendo alcune immagini significative. La prima è quella della mamma che di notte si sveglia al minimo respiro del suo bambino: non sta "vegliando" perché teme un pericolo, ma perché ama. Oppure quel fidanzato che guarda continuamente l'orologio aspettando l'arrivo della sua amata. Oppure quel malato che attende con ansia l'alba dopo una notte difficile. Ecco la vigilanza del Vangelo: un cuore desto, un cuore che spera, che attende, che ama.
Sant'Agostino diceva che Cristo viene in tre modi: «nella carne a Betlemme, nella gloria alla fine dei tempi, e ogni giorno nel cuore di chi lo attende». E questa terza venuta - quella quotidiana, silenziosa, nascosta - è quella che dimentichiamo più facilmente. Ma è proprio questa che l'Avvento ci invita a riscoprire. Anche San Bernardo parlava di una «venuta intermedia», nella quale Cristo visita le anime che lo cercano. Cristo viene oggi: in un collega che ci chiede aiuto, in un momento di silenzio che potremmo dedicare alla preghiera invece che allo smartphone, in una difficoltà che può farci crescere se la viviamo con fede.
Vorrei ora portarvi un esempio concreto, uno di quelli che parlano più della teologia stessa. Una cassiera di supermercato che ho conosciuto lavorava, e lavora tuttora, per otto ore al giorno sempre allo stesso modo, passando articoli al lettore di codici a barre senza interruzione. Eppure aveva, e ha, negli occhi una luce speciale. Un giorno le ho chiesto il suo segreto. Mi ha risposto dicendomi: «Ogni cliente che passa è Cristo che mi viene incontro. Alcuni sono gentili, altri maleducati, ma in ognuno cerco di vedere Lui». Ecco la vigilanza: vedere oltre, accorgersi della presenza del Signore nella vita ordinaria.
E per comprendere meglio cosa significhi Avvento, racconto una storia. C'era una volta un villaggio ai piedi di una montagna. Gli abitanti erano tutti impegnati: il fornaio faceva il pane, il fabbro batteva il ferro, i bambini giocavano. Un giorno arrivò la notizia che il re sarebbe passato da lì, ma nessuno sapeva quando. Alcuni dissero: "Sarà fra mesi, non preoccupiamoci ora". Altri: "Magari non viene". Ma una vecchia donna iniziò subito a preparare: pulì la sua casa, preparò il pane migliore, mise fiori alla finestra. I vicini ridevano: "Perché ti affatichi tanto, se non sai quando arriva?". Lei sorrideva e continuava. Passarono giorni e settimane. Poi, una sera al tramonto, arrivò davvero il re. Bussò alla porta della vecchina: solo lei era pronta. E quando le chiesero come avesse fatto, rispose: "Non sapevo il giorno, ma sapevo che sarebbe venuto. E chi ama non aspetta l'ultimo momento".
Questa è l'essenza dell'Avvento. Non siamo persone che attendono annoiate, come in una sala d'attesa. Siamo persone che si preparano, che tengono il cuore sveglio, la casa interiore in ordine, la lampada accesa. L'Ad-ventus non è solo "attesa": è "venuta". Significa che Lui è già in viaggio verso di noi.
E per imparare questa vigilanza amorosa, nessuno è maestro migliore di Maria. Lei che ha vissuto l'Avvento nel modo più vero, portando Gesù nel suo grembo. Lei che ha saputo dire "sì" quando l'angelo è venuto, che ha custodito ogni parola nel cuore, che è rimasta fedele persino sotto la croce. Maria è la Virgo vigilans, la Vergine vigilante. A Lei affidiamo questo tempo recitando questa semplice preghiera da me scritta:
Insegnaci, o Maria, a vegliare con il cuore aperto; a vivere ogni giorno come un dono; a riconoscere tuo Figlio che viene verso di noi nelle vesti dell'ordinario. E quando verrà l'ora, fa' che ci trovi pronti, con la lampada accesa e il cuore pieno di gioia. Aiutaci, o Vergine Santa, ad andare con gioia incontro al Signore. Non domani. Non quando avremo tempo. Ma oggi. Amen!