Omelia (08-12-2025)
don Michele Cerutti
Immacolata noi ti acclamiamo

Nel mezzo di un secolo, il XIX, che ha visto il serpeggiare di filosofie materialiste, che hanno fatto seguito all'Illuminismo, la Chiesa ha presentato al mondo il dogma dell'Immacolata Concezione.
Pio XII, dopo il periodo di Gaeta, dove era stato costretto a rifugiarsi a causa delle rivolte romane del 1848, ritornato a Roma, volle tributare la propria gratitudine alla Vergine.
Il Papa nel 1854 presentò al mondo il dogma dell'Immacolata.
Avrà creato scalpore nei circoli culturali del tempo e bisognerà aspettare 4 anni più tardi il 1858 quando nella Francia culla dell'Illuminismo, negli anfratti di una grotta quella di Massabielle (grotta dei porci nel dialetto del posto) a Lourdes, la Madonna stessa, a una bambina Bernardette Soubirous, disse: "Io sono l'Immacolata Concezione". Questo quasi a suggellare l'approvazione mariana al dogma proclamato.
Bello pensare che alla ricerca di tanti titoli da attribuire a Maria quello che oggi andiamo a contemplare è sicuramente il più profondo.
Questa festa, alla luce anche dei recenti interventi del Magistero, ci fa comprendere che indicandola come Immacolata non si oscura l'unica mediazione redentrice di Cristo. Maria ha cooperato alla salvezza, ma in modo subordinato e partecipato, mai autonomo o parallelo. La Nota ricorda le parole di san Paolo: "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati" (At 4,12). Non si vuole diminuire l'onore della Madre la sua grandezza consiste proprio nella sua totale dipendenza da Cristo. Come disse Ratzinger nel 2002,"la formula Corredentrice si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e della patristica, e quindi causa malintesi".
Maria sappiamo essere una Madre che non vuole dividere, non ama competere, non intende sostituirsi al Figlio, ma ha come scopo unico quello di condurci a Lui con lo stile della tenerezza. Lei intercede, ci accompagna e ci insegna la fiducia dei semplici. Ella non chiede dogmi per sé, ma desidera solo che il Vangelo risplenda nella sua purezza. Questo documento recente vuole presentarsi come una lezione di sobrietà e di fede. Essa ricorda che la vita cristiana non ruota attorno alle apparizioni, ai canti devozionali o agli slogan religiosi, ma attorno a un incontro reale che è Cristo stesso e quando questo viene oscurato - e l'apparizione mariana diventa per qualcuno più centrale del Signore - significa che qualcosa non sta funzionando.
La delicatezza di Maria nella storia ci parla proprio di umiltà. Quando al termine del Concilio Vaticano I, durante la proclamazione del dogma dell'infallibilità petrina, mentre su Roma si abbatté un temporale fortissimo, al termine del discorso sempre di Pio IX, un raggio di luce entrò nella basilica e illuminò il quadro della Madonna.
Mi commuove sempre vedere come nella storia poeti che definiamo maledetti alla fine si piegano davanti a Lei nella consapevolezza che Ella porta al Figlio.
Tra questi Francois Villon, uno scapestrato che nel XV secolo ne combina di tutti i coloro costringendo a mandarlo in esilio.
Per la Madonna scrive versetti pieni di ammirazione:
«O dolce Vergine, o principessa, tu portasti/Gesù, il re, il cui regno non ha mai fine. /L'Onnipotente assunse la nostra debolezza, /lasciò i cieli e venne in nostro soccorso, /offrì alla morte la sua cara giovinezza. /Questo è il Signore, così lo confesso: /in questa fede voglio vivere e morire».