| Omelia (30-11-2025) |
| padre Gian Franco Scarpitta |
|
Avvento di pace adesso e per sempre Inizia il tempo di Avvento che è l'attesa speranzosa dell'arrivo del Signore. L'aspettativa di attesa di "Colui che era, che è e che viene"(Ap 1, 8) non deve assumere connotati di inerzia e di passività, ma deve comportare il fervore dell'azione e dei preparativi che la gioia di un incontro comporta. L'arrivo del nostro Salvatore nella carne, che vuole immedesimarsi nella nostra realtà umana assumendone tutti gli aspetti e condividendo con noi tutte le esperienze del vissuto terreno, non può che entusiasmarci e di conseguenza l'Avvento non può che avere un duplice significato: il venire di Dio in mezzo a noi e l'andargli incontro da parte nostra con gioiosa operatività. Come promesso da egli stesso, Dio verrà a trovarci e vivrà la nostra storia assumendo i panni di un esile Bambino indifeso, per fare esperienza egli stesso oltre che dell'infanzia anche della nostra piccolezza e provvisorietà. Da parte nostra gli andiamo incontro predisponendo un animo generoso e disinvolto nella preghiera, nella meditazione ancora più accentuata e nelle opere di carità e di amore concreto verso il prossimo, procacciando sempre la pace e la riconciliazione fra i vicini e i lontani. Il libro del Profeta Isaia (I Lettura) ci parla di un futuro radioso e di un "alto monte", luogo per antonomasia della comunicazione di un messaggio divino rivolto agli uomini. Il messaggio è quello della fiducia in un Dio risolutore e che ristabilirà le sorti del popolo riportando la pace e la concordia e questo avverrà nell'evento Gesù Cristo, figlio di Dio incarnato, che ci prepariamo a celebrare il prossimo 25 Dicembre. Ci si predispone in queste settimane quindi alla pace, quella non procurata ad ogni costo, ma attraverso l'estinzione dei risentimenti e delle acredini interiori; con la riconciliazione, il dialogo e la concordia con i nostri avversari e con la procurata serenità nel nostro intimo affinché possiamo costruire un mondo piacevole attorno a noi. Tale serenità può esserci garantita solo dal perdono e dalla giustizia. Ci si augura allora di costruire un sistema di pace in noi stessi per contribuire a edificare un mondo più pacifico e tranquillo, mentre adesso si tentano finalmente vie di compromesso, accordi diplomatici e trattati per pianificare situazioni di belligeranza ormai insostenibili, che hanno mietuto fin troppe vittime innocenti e destabilizzato intere popolazioni dall'inizio di sanguinosi conflitti. Ci auguriamo che prevalgano l'umiltà e il buon senso sugli interessi personali affinché giungano a buon termine le attuali trattative ed eventuali altre perché si ponga finalmente fine ad ogni rotore delle armi. Per ciò stesso, ci si auspica che i sentimenti di pace e di serenità possano insediarsi anche nel cuore di ciascuno, per allignarvi nel giorno di Natale e per tutto il resto dell'anno venturo e oltre. Il re di giustizia e di pace (Shalom) promesso da Isaia e dai profeti verrà per essere egli stesso la nostra Pace ma anche ad insegnarci come perseverare in codesta preziosissima virtù. Tutto questo è l'Avvento liturgico, ossia il periodo che ci separa da oggi fino alla predetta data del giorno di Natale e che la Chiesa ci invita a celebrare con intensità e fuori da ogni retorica, con la fiducia e la speranza in un Dio apportatore di vera pace e di giustizia. L'Avvento è però un concetto non limitativo alla sola attesa e venuta in senso celebrativo. Il Signore "che era, che è e che viene" come suggerisce lo stesso testo dell'Apocalisse, è il Dio che è già venuto nella nostra storia, che viene continuamente al presente e che verrà al compimento della storia stessa. Nel brano evangelico di oggi, Gesù ce lo presenta come il Redentore e Salvatore istauratore di giustizia che è già presente nello stesso Cristo verbo incarnato e che ha già apportato l'avvento del Regno nelle sue parole e nelle sue opere. Contemporaneamente Gesù si propone in ogni momento della nostra vita, un presenziare continuo che ci esalta e ci rincuora, motivandoci giorno dopo giorno e indirizzandoci nello Spirito Santo verso decisioni appropriate e acconce; allo stesso tempo si prospetta come l'epilogo della nostra storia alla fine del tempo presente, quando di ogni cosa gli si renderà conto per il giudizio fonale, espresso certo in termini terrificanti nella pagina odierna, ma sempre allusivo alla speranza di un Avvento finale di incontro altrettanto gioioso. La vita stessa nel Signore è insomma un Avvento continuo. Gesù si caratterizza come il nostro passato, il presente e il nostro avvenire e quindi incentiva la nostra memoria invitandoci a trarre dal passato ogni sorta di beneficio per il presente. Memori del passato, con lui siamo di conseguenza invitati a vivere l'attualità e allo stesso tempo ad essere protesi verso il futuro, costruendo di giorno in giorno l'avvenire nostro e quello di tutto il mondo sempre nella ricerca della predetta pace che si costruisce nella speranza e nell'impegno continuo edificante gli uni verso gli altri. |