| Omelia (07-12-2025) |
| don Michele Cerutti |
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Voce di uno che grida nel deserto Questa domenica abbiamo un luogo, un testimone e un impegno. Il luogo è il deserto, noto per la sua difficile ospitalità è molto caldo e lì se non si è ben forniti si può morire prima di tutto di sete. L'acqua diventa elemento essenziale. Nei deserti della nostra vita in cui per forza di cose ci troviamo a quale sorgente attingiamo per ciò che ci serve per il nostro sostentamento? Il deserto allora diventa il luogo in cui misurandoci nella nostra fragilità sappiamo procedere nella giusta direzione per evitare di morire e di essere sopraffatti dalla sabbia. Il popolo di Israele ha conosciuto una esperienza molto lunga, prima di accedere alla Terra promessa, nelle dune sabbiose e si è misurato con le difficoltà che lo hanno condotto a infedeltà gravi. Nel deserto è il Signore stesso che ci conduce perché li possiamo scoprire veramente l'essenziale ovvero il nostro rapporto con Dio. Per questo Gesù ci indicherà in qualche passo successivo a questo, nella prima domenica di Quaresima lo leggeremo, l'importanza del fare questo tipo di esperienza. La liturgia indicandoci proprio il deserto all'inizio del cammino in preparazione al Natale e alla Pasqua ci vuole dire proprio che occorre passare di qui per vivere in pienezza questi due momenti centrali per la nostra fede e quindi sperimentare che siamo chiamati a una intimità vera con Dio sfrondando tutto ciò che ci impedisce di andare a Lui. Osea ci racconta come Dio stesso vuole condurre la moglie Gomez, prostituta, figura del popolo eletto che si era contaminata con idoli, per parlarle al cuore perché Dio stesso sa che qui è più facile ascoltare la sua voce. Rischio opposto quando in questo luogo si può essere smarriti e allora ci possiamo creare i nostri idoli pensando di avere una protezione, come Israele fece nel Sinai, con il vitello d'oro oppure si può mormorare perché manca l'acqua e il cibo. Il deserto allora diventa la misura della nostra libertà davanti a Dio. Dove poter vivere l'esperienza del deserto in questo tempo d'Avvento? Con la Parola di Dio mettendoci davanti solo a questa e interrogandoci veramente e troveremo la difficoltà inevitabile, ma anche il sollievo della carezza del Signore stesso, come goccia d'acqua che irrora le nostre labbra asciutte. Gocce che ci conducono poi alla vita sacramentale e all'incontro con i fratelli. In mezzo al deserto c'è un testimone autorevole che è il Battista. "Voce di uno che grida nel deserto". Ci viene descritto con pennellate difficili da comprendere. Uomo vestito di pelli da cammello, che si ciba di locuste e miele selvatico. Questo ci serve per comprendere l'austerità della sua testimonianza. Uomo che più che essere maestro è veramente testimone che è ciò di cui diceva Paolo VI il mondo ha bisogno. Certo l'idea che ha il Battista sul Messia è particolarmente forte perché ha più il chiaro connotato di giudice implacabile. La sua predicazione, tuttavia, diventa stimolo alla conversione. Anche noi nei nostri deserti abbiamo testimoni che ci parlano del Messia, che ha il volto di Cristo, che il Battista non aveva chiaro non avendolo visto all'opera. Avendo il volto mite di Gesù comprendiamo che il Messia è misericordioso oltre a essere giudice. Quindi in Cristo la giustizia e la misericordia entrano in relazione. Non c'è misericordia senza giustizia, ma non c'è giustizia senza misericordia. I nostri testimoni che oggi si presentano nell'orizzonte sono distinti dal Battista perché hanno sperimentato la mitezza di Gesù. Intanto è compito di tutti i cristiani essere testimoni. L'Avvento è il tempo in cui il discepolo deve indicare il cielo come realtà. Siamo sollecitati anche dal Magistero di Leone che sta muovendo i suoi primi passi di pontificato e quindi nell'ascolto delle sue catechesi attingiamo quegli inviti che ci preparano all'incontro con Gesù. Luoghi in cui poi ascoltare inviti alla preparazione del Natale sono oltre alla Messa, le catechesi e i riti della penitenza. Nel luogo del deserto aiutati dai testimoni abbiamo l'invito alla conversione ovvero a ritornare al primo amore della nostra fede quando Dio ci ha chiamato a seguirlo nella vita presbiterale, religiosa e matrimoniale e riscoprire che in ogni scelta della nostra vita è stato Lui a suggellarla nella fede e con i sacramenti li ha resi indissolubili. Il Battista, il deserto e l'invito alla conversione sono i punti nevralgici di questo cammino d'Avvento. Il deserto ci chiede la presenza di una guida che ci concretizzi i passi da compiere e sia a sua volta megafono di Dio, sollecitandoci a convertire, per tenerci desti sulla nostra meta. Altri punti non esistono per intraprendere il percorso. Buona attraversata nel deserto, in ascolto dei testimoni e sollecitati in particolare all'invito di questa domenica: Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino. |