Omelia (30-11-2025)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Paolo Ricciardi

Eccoci, inizia un nuovo Avvento.
Pellegrini di Speranza, ci incamminiamo verso Dio, scoprendo ancora una volta che è Lui ad essersi messo in cammino verso di noi. L'Avvento non è solo preparazione alla nascita di Gesù, con tanto di clima natalizio in cui tutti cerchiamo di essere più buoni e forse per un po' ci riusciamo pure. L'Avvento è alzare lo sguardo, vedere ciò che ci attende, tendere all'Incontro con Dio che riempirà l'eternità d'Amore. Siamo in cammino verso la meta del Paradiso, così come è stato promesso da Gesù al ladrone crocifisso accanto a lui.
Il Signore è venuto, viene e verrà. Che sia venuto, lo sappiamo e cercheremo di ricordarlo in tutti i modi, noi cristiani, pur immersi in un mondo scristianizzato in cui la maggior parte delle persone festeggerà il Natale senza sapere perché (e per Chi) si festeggia. Ma credere che il Signore verrà è un atto di Speranza che riempie di bellezza il tempo, il mio vivere, le gioie e le sofferenze di questo oggi. Se so che ho una meta, il mio cammino spesso faticoso si trasforma in un pellegrinaggio ricolmo di desiderio.
Il brano evangelico tratto dal discorso escatologico di Matteo, che presenta un futuro oscuro, in realtà ci dice che Gesù non vuole annunciare morte e distruzione, ma la venuta del giorno del Signore. Per questo è necessaria la vigilanza. Non importa il "quando", perché il credente deve impegnarsi sul "come" attendere il Signore.
E poiché la sua venuta sarà "a sorpresa" - come fu per il diluvio universale - non bisogna perdere tempo. il richiamo alla generazione del diluvio è significativo, soprattutto per l'accentuazione del comportamento di quegli uomini, talmente occupati con le faccende di ogni giorno che mancava loro la necessaria disponibilità alla vigilanza, così che il diluvio poté venire "indisturbato" a prendersi tutti. Anche qui è necessario sottolineare che il Creatore non vuole la distruzione ma la salvezza; Dio non voleva il diluvio, ma l'Arca.
Il cristiano quindi è chiamato sempre ad attendere nella vigilanza; non sapere quando verrà, equivale a credere che il Signore viene in ogni istante della nostra vita per incontrarci personalmente. è questo il senso dell'immagine simbolica delle coppie di persone che si trovano insieme: due uomini nello stesso campo e due donne allo stesso mulino. Dio ci giudicherà personalmente, ciascuno per le sue opere.
Bisogna dunque vigilare sapendo che Dio verrà inaspettato, come un ladro che scassina la porta di casa nella notte. Se domenica scorsa è stato un ladro accanto alla croce di Gesù "a rubare" il Paradiso, ora Gesù stesso si fa "ladro notturno". Mi piace pensare ad un risvolto positivo di questa immagine, quello assunto da Santa Teresa di Gesù Bambino che, nel periodo della sua agonia, invocava il "Divino Ladro", desiderando di aiutarlo ad entrare per prenderla e portarla in Cielo. Gesù, che nasce nella notte, vuole liberare l'umanità dalle tenebre del Male.
Per aiutarci a vivere questa attesa, il Signore ci ricorda che Egli già viene oggi, in ogni uomo e in ogni tempo. Viene nei fratelli e nelle sorelle più piccoli, invitandoci ad aprire gli occhi sulle loro necessità e le loro sofferenze. È quanto sarà chiarito nella metafora del giudizio finale nel capitolo successivo.
Anche San Paolo parla di luce, contrapposta alle tenebre del sonno e della notte. Scrivendo ai Romani, nell'ultima parte della lettera, Paolo ci invita a svegliarci dal sonno. L'Apostolo ci esorta a riconoscere nel Signore il nuovo giorno che arriva, e ad indossare l'armatura della luce, ossia a rivestirci di Cristo stesso. Noi siamo uomini della luce, non possiamo rimanere immersi nelle tenebre.
È questa pagina di Paolo che ha convertito definitivamente Sant'Agostino. Mentre era in un giardino a Milano, nel 387, piangente e angosciato perché non riusciva ancora a "fare il salto" della fede, Agostino sentì una voce di bambini dalla casa vicina che cantava: "Prendi e leggi, prendi e leggi!". E, allora, raccontò poi nelle Confessioni: "Tornai concitato al luogo dove era seduto Alipio: quando mi ero allontanato vi avevo lasciato il libro dell'apostolo Paolo. Lo presi, lo aprii e lessi in silenzio il primo versetto su cui si fissarono i miei occhi: «Non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri». Non volli leggere oltre, non c'era bisogno. Appena finita di leggere questa frase, come una luce di certezza penetrò nel mio cuore, e tutte le ombre del dubbio si dileguarono" (Confessioni VIII, 29)
Chiediamo al Signore di iniziare questo Avvento, impegnandoci ad essere "veglianti": veglianti capaci di difendere la libertà interiore contro ogni forma di conformismo; veglianti che coltivano gelosamente la passione della verità contro ogni forma di menzogna; veglianti capaci di gesti di gratuità, anche se apparentemente insignificanti e inefficaci; veglianti che credono e amano.
Forse scopriremo che non siamo fra coloro che attendono, ma c'è un pensiero che può essere motivo di conforto: il vegliante per eccellenza è Dio. L'Avvento non è anzitutto l'attesa che noi abbiamo di lui, ma è l'attesa che Dio ha di noi. È lui che viene a svegliarci dal sonno e a riaccendere in noi una coscienza più consapevole e più responsabile. Ed è un Dio che non si stanca mai di bussare. Se non cercasse continuamente di stare con noi, non sarebbe l'amore, non sarebbe Dio.
È un Dio che spera di trovare in noi una disponibilità a cogliere con stupore i segni della sua presenza ma, se non la trovasse, rimarrebbe silenziosamente in attesa sognando il momento gioioso dell'incontro.
Immaginare questa lunga paziente e appassionata veglia del Signore è forse il modo migliore per entrare in questo tempo di attesa.