| Omelia (30-11-2025) |
| don Andrea Varliero |
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Avvento, un tempo elegante e gentile Sono rimasto colpito dalla fretta vissuta e respirata in questo periodo: è già da fine agosto che intere corsie di negozi sono riempite di addobbi natalizi, strenne natalizie insieme agli ultimi ombrelloni da spiaggia. Le case si sono illuminate anzitempo di lucine natalizie. Le amministrazioni comunali hanno anticipato di due settimane l'accensione delle città: luminarie, mercatini, albero in piazza, pista di ghiaccio sono inaugurati ben prima del tradizionale otto dicembre. Mi domando perché, che cosa abbia spinto a questa corsa anticipata. Sì, concordo, questione commerciale, un Natale di consumo. Forse anche un rifugio: trovare un minimo di serenità tra le pareti di casa, un minimo segno cui aggrapparsi, una minima lucina in cui rifugiarsi, mentre il mondo sta sfuggendo di mano, forse crollando. Il Natale consumo, il Natale rifugio. La Parola incontrata nella Liturgia di questa prima domenica di Avvento mi indica che la direzione è diversa, che per camminare verso il Natale sono chiamato ad un «meno». «Less is more», «meno è, meglio è», lapidaria sussurra la lingua inglese: si acquista più valore di sé e indosso a sé nel togliere sempre qualcosa. Da sempre è stata la scuola dello stile fin dai tempi di Michelangelo: più si toglie, più si è eleganti. Togliere qualche pretesa, qualche parola di troppo, qualche arroganza, qualche superfluo, per fare spazio, per lasciare spazio. Il silenzio aiuta tantissimo, un tempo di silenzio quotidiano in cui mettersi in ascolto. Lo so, è difficilissimo: vi troviamo ancora tutto ciò che ancora non abbiamo risolto, che abbiamo evitato di ascoltare, che abbiamo sepolto nel frastuono. Se quella lucina intermittente, se quell'addobbo plasticoso, se quella piazza rumorosa, se quella cena aziendale, se quella maratona di concerti, se quel jingle natalizio ossessivo non mi conducono al silenzio, allora li toglierò. Grazie, ma voglio restare concentrato, mi portano fuori strada, distraggono, non mi accompagnano al Natale. Il Presepe è uno spazio di silenzio meraviglioso e meravigliato, occorre tempo per preparare questo spazio. Avvento mi sussurra questo: un tempo elegante in cui togliere, più che affollare. Silenzio per tutti e cinque i sensi. Avvento è intessuto di Attesa e di Attenzione, due parole inquietanti, in quanto presuppongo un vuoto. La pazienza per una fila d'attesa non ce l'ho più, troppa fretta, i minuti contati. Il livello di attenzione è sempre più basso, non riesco più a sostenere video di pochi minuti, non riesco più a leggere una pagina completa, non riesco più a reggere un'analisi della situazione, a meditare. «L'espropriazione dell'attenzione, dal latino tendere a, non permette di incontrare la realtà, che è necessaria per scoprire chi siamo, i nostri limiti e la nostra grandezza. Senza attenzione, che è la "presenza del presente»", il nostro io si disincarna, non sa più agire e comincia ad avere paura del mondo» (Alessandro D'Avenia). Senza attenzione rischio di diventare sempre più schiavo, meno libero, dipendente. Senza attenzione, il mondo diventa sempre più un posto ostile. Senza attenzione sono meno umano, meno gentile. Attenzione a quello che accade dentro e fuori di me. Attenzione alle parole, ai volti, ai gesti, ai sorrisi e alle strette di mano. Attenzione al mondo. Attenzione alla paura che spinge a rifugiarci, minacciati dalla distrazione. «Nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo»: sì, Lui passa quotidianamente nella mia vita, soprattutto laddove non lo immagino, dove io non lo avevo previsto. Va oltre le mie immaginazioni, oltre le mie pretese, oltre le mie assicurazioni, oltre le mie ansie: mi chiede di immaginarlo in modo del tutto disatteso, di cancellare immagini di Lui che mi sono disegnato nella mente, di immaginare la possibilità che Lui possa abitare la mia vita. Non immaginavo fosse passato attraverso quella coppia incontrata, non immaginavo potesse essere nel volto di quel bambino che mi ha cercato per salutarmi, non immaginavo che potesse essere in quell'animale che mi ha fatto festa per una carezza. Piccoli esercizi di attenzione quotidiana, piccoli esercizi di una fede gentile. E il profeta Isaia, dall'alto del monte, vede un mondo diverso, estremamente diverso da quello che noi immaginiamo, un mondo gentile. Le nostre armi diventano strumenti di cooperazione internazionale, non ci sarà più un linguaggio politico che inciti all'odio, non ci saranno barriere, confini, od ostacoli a che tutti saliamo al Montedidio. Profeta dell'Avvento, Isaia: profeta illuso, buonista, non sa come va il mondo. Grazie, profeta, perché ci fai vedere quello che per noi è ancora nebbia, nebbia fitta: il Natale atteso, il Natale aperto, il Natale gentile. |