Omelia (30-11-2025)
diac. Vito Calella
Le quattro venute di Nostro Signore Gesù Cristo

La parola "Avvento" è di origine latina e significa "arrivo", "venuta". Nell'Anno Liturgico, l'Avvento è un tempo di preparazione alla seconda grande festa cristiana: la Natività del Signore. In "Avvento" celebriamo quattro venute dello stesso Signore Gesù Cristo, che è il Figlio eterno di Dio Padre, "uno" con Lui per la potenza dello Spirito Santo.
La prima venuta: il compimento del mistero dell'incarnazione.
Durante l'Avvento rivivremo l'attesa della venuta del Messia, secondo le promesse fatte al popolo d'Israele nelle Sacre Scritture dell'Antico Testamento. Il popolo eletto attendeva la venuta di un inviato di Dio, un "unto", cioè un "messia" re discendente dalla casa di Davide; un "messia" profeta che avrebbe portato la rivelazione definitiva del mistero di Dio con le sue parole; un "messia", sommo sacerdote definitivo che sarebbe diventato l'unico e vero mediatore della salvezza di tutta l'umanità davanti a Dio Padre. Tutto ciò si è già compiuto nella storia di questo mondo e dell'umanità! Corrisponde alla contemplazione del mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, iniziata con il "sì" della Vergine Maria e il concepimento di Gesù nel suo grembo per opera dello Spirito Santo, nel giorno dell'annunciazione. Il mistero dell'incarnazione continua ad essere contemplato dalla sua nascita a Betlemme fino alla sua morte e risurrezione a Gerusalemme. Il Regno di Dio tra noi corrisponde innanzitutto alla missione del Figlio amato ed eterno di Dio Padre, volto umano di Dio e volto divino dell'uomo, come Messia, Re, Profeta e Sommo Sacerdote. La parola di Dio per questa prima domenica di Avvento, attraverso la profezia di Isaia, ci invita a immaginare che il monte Sion, dove fu costruito il Tempio di Gerusalemme, «sarà saldo sulla cima dei monti e dominerà sui colli. Ad esso affluiranno tutte le genti» (Is 2,2), compresi noi.
L'evangelista Giovanni ci aiuta a interpretare questa profezia perché, proprio all'inizio del suo Vangelo, dopo il primo segno dell'acqua trasformata in vino alle nozze di Cana (cfr. Gv 2,1-12), racconta il primo viaggio di Gesù a Gerusalemme per la festa di Pasqua (cfr. Gv 2,13). In quell'occasione, Gesù scacciò i venditori di colombe, pecore e buoi e i cambiavalute, generando un forte conflitto con le autorità religiose del tempio (cfr. Gv 2,14-17). Interrogato sul significato di quell'atto "rivoluzionario", l'evangelista Giovanni scrive quanto segue: «Gesù rispose: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Allora i Giudei dissero: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu lo farai risorgere in tre giorni?". Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando Gesù fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù» (Gv 2,9-22). Il corpo glorificato e luminoso di Gesù crocifisso è il centro di attrazione, posto al di sopra di tutto ciò che esiste in questo mondo, paragonato al Monte Sion e al Tempio di Gerusalemme nella profezia di Isaia. L'evento più importante nel mistero dell'incarnazione del Figlio amato di Dio Padre non è la nascita di Gesù a Betlemme! È la sua morte e risurrezione! Per questo, il profeta Isaia, ispirato dallo Spirito Santo, conclude la sua profezia dicendo: «Venite, voi tutti discendenti di Giacobbe, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Gesù Cristo è veramente «il sole che sorge dall'alto, venuto a visitarci, grazie alla misericordiosa del nostro Dio e Padre» (cfr Lc 1,79). Cristo, morto in croce e risuscitato, è il Re dell'Universo che ha il primato, è al di sopra di tutte le cose create, come abbiamo celebrato domenica scorsa. «Egli è la nostra pace» (Ef 2,14). La sua nascita a Betlemme fu annunciata come un sogno di pace per il mondo intero: «Una moltitudine dell'esercito celeste apparve con l'angelo, lodando Dio e dicendo: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama"» (Lc 2, 13-14). Le prime parole rivolte agli apostoli e alle donne nel giorno di Pasqua furono di gioia e di pace: «Rallegratevi!» (Mt 28,9); «Pace a voi!» (Lc 24,36; Gv 20,19.26). La profezia di Isaia annunciava che tutti i popoli, dopo essere saliti sul monte della casa del Signore e aver ascoltato la sua Parola, «forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; non alzeranno più spada contro spada, non impareranno più la guerra» (Is 2,4).
Dopo quasi duemila anni dall'evento della morte e risurrezione di Gesù, questo non è ancora accaduto, perché i popoli dell'umanità sono sempre stati in guerra in ogni epoca della storia. È davvero possibile sperare e credere in un futuro di pace che tutti possono sperimentare vivendo in questo mondo? Dipende da come ogni essere umano accoglie l'annuncio del kerigma pasquale nel presente e trae beneficio dalla sua seconda venuta attraverso la missione della Chiesa e l'azione dello Spirito Santo. Anche la Chiesa è tempio dello Spirito Santo, e questo dipende dal comportamento di ciascuno di noi, consapevole della responsabilità di essere, con la sua corporeità vivente, tempio vivo dello Spirito Santo.
La seconda venuta del Cristo risuscitato è l'azione dello Spirito Santo che, oggi, lo rende vivo e presente in vari modi.
Affinché la pace di Cristo regni in questo mondo, è importante che ogni persona possa scoprire e apprezzare l'amore gratuito di Dio riversato nel suo cuore dallo Spirito Santo, già donato con la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa è la responsabilità di ogni comunità cristiana diffusa nel mondo! La Chiesa è composta da noi che già professiamo la fede in Cristo morto e risuscitato e crediamo nel potere trasformativo e liberante della gratuità dell'amore divino in tutte le nostre relazioni umane. Attraverso la comunità ecclesiale e nella Chiesa, lo Spirito Santo rende vivo e presente Cristo risuscitato nella Parola di Dio proclamata, pregata, spiegata, nell'azione liturgica comunitaria e individuale. Cristo risuscitato offre la salvezza all'umanità attraverso il suo corpo e il suo sangue nelle specie del pane e del vino del sacramento eucaristico e attraverso gli altri sacramenti. Cristo risuscitato è presente «dove due o tre sono riuniti nel suo nome» (Mt 18,20); si fa presente nella vita dei più poveri e sofferenti (cfr Mt 25,31-46); si manifesta nel ministero dei diaconi, dei presbiteri e dei vescovi e nella testimonianza d'amore degli sposi uniti indissoluvilmente col sacramento de matrimonio. Con questo insieme di manifestazioni del Cristo risuscitato, nel presente della nostra vita quotidiana possiamo «rivestirci del Signore Gesù Cristo» (Rm 13,14a) e vincere la nostra continua lotta contro i demoni e le tenebre dei nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici, vigilando affinché «possiamo comportarci nestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra immoralità sessuale e dissolutezza, non in litigi e gelosie» (Rm 13,12), preparandoci per la terza e la quarta venuta del Signore Gesù Cristo nell'immediato futuro della morte che ci attende e nel futuro della fine dei tempi.
La terza venuta di Cristo avverrà il giorno della nostra morte fisica.
«La nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti» (Rm 13,11). Guardiamo senza timore al giorno della nostra morte fisica, che potrebbe arrivare in qualsiasi momento nell'immediato futuro, sapendo che, in generale, la vita terrena è come un soffio. Nel giorno della nostra morte, ci sarà un incontro faccia a faccia di ciascuno di noi con Cristo. Ci sarà una valutazione della qualità della nostra vita terrena, confidando nella grandezza della misericordia e della fedeltà di Dio Padre, che conosce quanto siano complicati la nostra vita e l'esercizio della nostra libertà. Confidiamo di essere giudicati come persone che hanno cercato di «indossare le armi della luce» (Rm 13,12b).
La quarta venuta di Cristo avverrà alla fine dei tempi, nel giorno del giudizio universale.
Ci sarà un giudizio universale e finale in cui potrà accadere che qualcuno venga condotto alla vita eterna di comunione; e qualque altro sia lasciato in una condizione do eternità infernale di isolamento e separazione, a causa del suo rifiuto di convertirsi. Vogliamo «essere preparati, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non immaginiamo» (Mt 24,44).