| Omelia (30-11-2025) |
| don Michele Cerutti |
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Vegliare con Maria Negli ultimi giorni della sua prigionia, ad opera delle Brigate Rosse, l'onorevole Moro scrive una accorata lettera alla moglie e in questa missiva troviamo espressioni molti toccanti di amore verso di lei, figli e nipoti. Io vorrei cogliere tra le belle frasi, due semplici righe, di una intensità particolare e che inquadrano bene il tempo dell'Avvento: Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Questa espressione all'interno di quella tragedia ci offre una pista per comprendere questa pagina di Vangelo dalle tinte molto scure. Ci viene fornito dall'evangelista Matteo, che ci accompagna in questo anno liturgico, un quadro sugli stravolgimenti delle realtà ultime. Ci viene chiesto in mezzo a tutti questi eventi la capacità di essere desti e svegli. Non però perché votati a una dannazione, ma protesi verso le realtà piene del cielo. In tutto questo quadro i nostri piccoli occhi mortali debbono essere capaci di vedere quello che succederà dopo e quindi aspirare a quella luce che il cristiano spera al termine della sua esistenza. Ecco perché dobbiamo bandire i catastrofisti che serpeggiano nel Popolo di Dio incapaci di leggere la storia nella chiave della Risurrezione. Tutti che vogliono sapere i segreti di rivelazioni con una morbosità che non ci parla di fede, ma invece sa molto di magia. Il Signore ci affida il compito di vegliare, di rimanere svegli, non assopiti, capaci anche di custodire i fratelli. Il brano è preceduto, non lo abbiamo letto, ma costituisce la premessa al discorso evangelico di questa domenica: "Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria". Il cristiano vive ci dice, questa lettera di Moro, con lo stile di chi in mezzo al trambusto della storia, anche personale, con la consapevolezza che è proteso verso lo spazio di luce. La storia dell'umanità e quella personale non sono determinate dal suo inizio e fine dall'uomo, ma Gesù è l'Alfa e l'Omega della storia e oggi dobbiamo crescere in questa consapevolezza. Se guardiamo al secolo XXI apertosi con la tragedia delle Torri Gemelle, la guerra in Iraq, proseguito con la crisi delle banche americane, con il COVID e con le più di 50 guerre nel mondo dobbiamo constatare che non sono stati Bush, Obama, Trump, Putin, Zelensky o un piccolo virus che ha serpeggiato a determinarne la fine e non sarà nessun altro a segnare questo. Tutti questi episodi invece debbono essere occasione per convertirci e comprendere la nostra fragilità dettata dal peccato. Allora crescendo in questa consapevolezza di essere fragili il nostro impegno a vigilare diventa un aspetto essenziale della nostra vita di fede. Siamo chiamati a vigilare con lo stile che Gesù poi offrirà qualche brano successivo a quello proclamato, quando parla delle vergini sagge in contrapposizione a quelle stolte, che tengono accese le lampade all'arrivo dello Sposo e tengono come riserva un poco di olio perché quella fiammella non si spenga. Questo olio Gesù lo dirà nel brano successivo ancora è la carità. In quell'acqua dato all'assetato, in quel cibo offerto all'affamato o in altre piccole azioni c'è tutta la nostra vigilanza perché Gesù stesso lo riusciremo a trovare in quel fratello in necessità e solo passando da quell'incontro potremo scoprirlo alla fine dei tempi, alla fine della nostra vita. Solo in questa chiave di lettura il nostro Avvento diventerà tempo di grazia e di conversione autentica per arrivare pronti al Natale che viene. Buon cammino allora nel cuore di Maria. Questo che si apre davanti a noi che ci condurrà davanti alla grotta è tempo mariano per eccellenza in quanto Lei più di tutti ha vissuto l'attesa. Maria allora vigili affinché la nostra vigilanza non ceda il passo al sonno. |