Omelia (23-11-2025)
don Lucio D'Abbraccio
Il Re che regna dall'albero della Croce!

Con questa domenica giunge al termine il nostro anno liturgico. E la Chiesa, con sapienza, vuole che l'ultima parola non sia un concetto, ma un volto: Gesù Cristo, Re dell'Universo. Ma che tipo di Re contempliamo oggi? Non un sovrano circondato d'oro e gloria, ma un uomo appeso a una croce, ferito, deriso, apparentemente sconfitto.
Il Vangelo ci presenta un contrasto che spiazza: mentre il popolo osserva da lontano, i capi lo deridono dicendo «Ha salvato altri! Salvi se stesso». I soldati lo provocano, uno dei malfattori lo insulta. Eppure, proprio da quel trono di legno, Gesù esercita la sua vera regalità.
San Paolo, nella lettera ai Colossesi, ci ricorda che Cristo è «immagine del Dio invisibile», che «in lui furono create tutte le cose» e che «tutte in lui sussistono». E aggiunge che Egli ha «pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno ne cieli». Ecco il mistero: il Re dell'Universo regna amando fino a soffrire, fino a donare tutto.
Quella frase «Salva te stesso» non è solo la tentazione del Calvario: è la tentazione che incontriamo anche noi ogni giorno. Succede quando, per salvarci la reputazione, scarichiamo un errore su un collega. Succede quando alziamo la voce solo per imporre il nostro piccolo potere. Succede quando, stanchi o distratti, ci chiudiamo nel nostro telefono e non vediamo che chi ci vive accanto avrebbe bisogno di noi. È la logica del mondo: proteggiti, difenditi, pensa a te.
Gesù invece è Re proprio perché non scende dalla croce. Non usa il potere per sé, ma lo consuma per amare. San Giovanni Crisostomo diceva che la croce è il vero trono di Cristo: lì Egli firma il decreto del nostro perdono. Un Re che non chiede servigi, ma si fa servo.
Ed ecco la figura luminosa del buon ladrone, che rappresenta ciascuno di noi. È crocifisso per i suoi delitti, ha la vita spezzata, le mani vuote... eppure compie l'atto più grande della sua esistenza: riconosce la verità. «Egli non ha fatto nulla di male», dice. E poi pronuncia una delle preghiere più belle del Vangelo: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Sant'Agostino lo chiama "un grande ladro", perché ha saputo rubare il Regno dei cieli all'ultimo istante. Ma non lo ha rubato con l'astuzia: lo ha ricevuto con fiducia. È entrato nel Regno perché ha lasciato cadere le maschere e ha riconosciuto di aver bisogno di essere salvato.
E la risposta di Gesù è immediata, sorprendente, meravigliosa: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Oggi. Non domani, non quando avrai cambiato vita, non quando avrai meritato qualcosa. Questa è la regalità di Cristo: un perdono totale, gratuito, immediato.
Gesù ci insegna un altro modo di essere grandi: non dominando, ma servendo; non imponendo, ma donando; non salvando se stessi, ma gli altri. Quando un genitore chiede scusa a un figlio per aver alzato la voce e/o viceversa; quando un marito ammette un errore davanti alla moglie; quando un'amica rinuncia all'orgoglio per fare il primo passo; lì c'è vera regalità. Perché ci vuole più coraggio ad abbassarsi che ad alzarsi, più forza per perdonare che per vendicarsi, più grandezza per servire che per farsi servire.
Il mondo misura il potere con la forza. Cristo lo misura con l'amore.
E alla fine di questo anno liturgico, volgiamo lo sguardo a Maria, la Regina del cielo e della terra. Ma non una regina dalle vesti splendenti: Bensì a una madre che sta ai piedi della croce. Maria ha creduto che quel figlio morente fosse davvero il Re dell'Universo anche quando tutto gridava il contrario. La sua regalità è fatta di fiducia, di silenzio, di fedeltà. È lei a insegnarci a riconoscere la vera grandezza di Cristo: un Re che ama fino alla fine.
Come il buon ladrone, anche noi oggi possiamo arrivare alla fine del nostro anno con il fiato corto, con cadute, debolezze, fatiche. Ma a Cristo basta un cuore che si apre, anche di poco. Per questo, insieme, possiamo dire: «Gesù, ricordati di me nel tuo Regno». E possiamo ascoltare, nel silenzio del cuore, la sua risposta: «Oggi con me sarai nel paradiso». Amen!