Omelia (23-11-2025)
Omelie.org (bambini)


Cari bambini e bambine, ragazzi e ragazze, ben trovati a tutti.
Siamo già arrivati alla trentaquattresima domenica del Tempo Ordinario, che oggi porta un titolo importantissimo "Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo". Presto ci avvieremo all'Avvento, per poi celebrare il Natale, ma intanto oggi ci godiamo questa festa meravigliosa.
Ma andiamo con ordine.
La Prima Lettura, tratta dal Libro di Samuele, racconta le lezioni di Davide come re degli Israeliti. Dobbiamo fare un piccolo appunto: Davide è un lontanissimo parente di Gesù, perciò Gesù stesso discende da una dinastia di re. Ma Davide non è re perché ha ereditato la corona, ma se l'è conquistata duramente infatti ha sconfitto Golia e tutti i Filistei, cacciandoli da Gerusalemme mettendo a rischio la sua stessa vita pur di rispondere ad un compito che gli aveva dato Dio. Perciò quella di Davide, più che un'incoronazione come le abbiamo viste sui libri di storia, è una vera e propria unzione cioè una consacrazione. Davide non è un semplice re, ma è un salvatore mandato da Dio. La sua autorità non deriva dalla sua nascita, ma dalla volontà di Dio. Davide quindi è il primo servo di Dio perché deve custodire in Suo Popolo.
Nella Seconda Lettura, San Paolo fa riferimento a Gesù. Anche Lui è un re, Gesù è il primogenito di Dio, l'Eletto, colui che unisce tutti sotto la stessa croce. È anche la sede della pienezza. Infatti conoscendo Gesù, conosciamo Dio, conoscendo l'Amore tra Lui e il Padre, sappiamo qual è l'Amore di Dio. Ma noi non siamo solo spettatori: qui è la novità straordinaria. Se nella prima lettura solo Davide era il consacrato, nella seconda lettura San Paolo ci dice che il primo ad esserlo è Cristo, ma noi per mezzo suo siamo chiamati a vivere la stessa esperienza di luce. Siamo chiamati ad essere santi, cioè diversi, non per essere superiori o inferiori agli altri, ma per essere di Cristo: in questo sta la nostra diversità, l'appartenere alla Luce e il vivere manifestando che siamo figli della Luce.
Nel Vangelo invece si torna a parlare del re. Potrebbe sembrare strano il fatto che si celebra un re secondo l'immagine della croce. Nei nostri libri di storia, infatti, i re, i grandi condottieri, gli imperatori, sono manifestati della loro immagine più elevata. Per esempio mi viene in mente il famosissimo quadro di Napoleone a cavallo dove viene manifestata tutta la sua forza di militare. Qui invece ci viene mostrata l'umiltà di questo Regno o, per meglio dire, la sua novità. Il Regno di cui Cristo è re, infatti, è un regno che prevede di passare per la morte, non per cattiveria ma per sperimentare la resurrezione. Possiamo capire meglio questo ragionamento guardando le tre figure presenti nel vangelo. Oltre a Cristo, ci sono i sacerdoti, che rappresentano la religione vuota di Dio e piena di regole. Loro dicono che Cristo ha salvato molti, quindi ne riconoscono le capacità, ma lo mettono alla prova: "Salvi se stesso" dicono. Cioè vogliono un vantaggio dalla religione in quanto loro se ne assumono i doveri, come quando noi andiamo in chiesa la domenica e per questo pensiamo che ci meritiamo di andare bene a un compito anche se non abbiamo studiato abbastanza. La seconda figura è quella dei soldati, che rappresentano il potere politico, la forza. Loro parlano in modo ipotetico: "Se è il re dei giudei, allora salvi se stesso" il che significa: "Facci vedere che cosa è un vero re, fai il re secondo il nostro criterio". Infine abbiamo un parallelismo tra il malfattore buono e quello cattivo. Il primo rappresenta l'umanità sofferente, quella umiliata e depredata da altri uomini. Lui riconosce chi è Cristo non tanto le sue opere, ma proprio la sua natura: Lui è il figlio di Dio e cerca con Lui una relazione. Quando, infatti, l'altro malfattore gli chiede di tirarlo fuori da quel dolore, cioè pretende di avere un cambiamento istantaneo, il primo vuole una relazione personale, reale e concreta con Cristo: solo questo lui sa che la sua croce, la sua sofferenza, durerà un tempo, ma vuole che questo tempo sia vissuto con Cristo e che, soprattutto, sia vissuto con Cristo il dopo. E gli viene riconosciuta questa Sapienza, infatti Gesù gli risponde: "oggi sarai con me in paradiso". Che potremmo tradurre dicendo: "al momento bisogna ancora stare sulla croce, ma insieme questa croce può diventare già una resurrezione. Sei ancora nella sofferenza, ma c'è anche la luce. Quindi non c'è più la paura perché è certo che dopo la croce ci sarà il paradiso". La sofferenza non è fine a se stessa e né esiste per essere schiacciata da una qualsiasi forma di potere, ma viene in qualche modo trasfigurata, cioè diventa una via per il cielo. Non è quindi solo dolore, ma è il mezzo necessario per la gioia così come la morte è indispensabile per la resurrezione.
Ma quindi di cosa è re Cristo? Lui è il re dell'universo, cioè unisce tutto. Cristo è il re, il custode, il difensore della nostra esistenza e, soprattutto, del senso di quelle cose che ci fanno male e che distruggono gli altri uomini, ma che per noi diventano motivo di Forte vicinanza con Gesù così come lo è stato la croce per il malfattore buono che sulla croce ha potuto conoscere ed essere vicino a Gesù.
Mi rendo conto che queste Letture sono veramente un po' difficili, ma sono certa che cercando Gesù sempre non perché le cose cambino, ma perché le cose siano Sante come è Santo Lui, allora sperimenteremo la Sua regalità.
Commento a cura di Cristina Pettinari