Omelia (23-11-2025)
diac. Vito Calella
I Troni della Riconciliazione e della Sinodalità

Il trono della croce è il dono del perdono e della riconciliazione
Nell'mmaginario collettivo, la figura del re è sempre associata al trono su cui siede per esercitare il suo potere di giudicare e legiferare. Gerusalemme, con il suo tempio, era la sede dei «troni del giudizio, i troni della casa di Davide» (Sal 121,5). Davide stesso, dopo essere stato riconosciuto re di tutte le tribù d'Israele ed essere stato unto (cfr. 2 Sm 5,1-3), scelse Gerusalemme come capitale del suo regno. Gli evangelisti attestano che Gesù era effettivamente un discendente del re Davide. Essi sottolineano la particolarità del cartello che fu fissato sulla croce di Gesù con l'iscrizione: «Questi è il re dei Giudei» (Lc 23,38 = Mt 27,38 = Mc 15,26 = Gv 19,19). Era un modo per deriderlo!
Per noi cristiani, però, quel cartello ci fa contemplare il trono della misericordia, del perdono e della riconciliazione di Gesù, perché quelle braccia aperte e insanguinate, inchiodate sul legno della croce divennero l'abbraccio della «remissione dei peccati» che Dio Padre volle realizzare con tutta l'umanità mediante il «sacrificio espiatorio» (cfr 1 Gv 4,10b e Rm 3,25) del suo Figlio amato.
Il dono del perdono, rivelato nel momento in cui Gesù fu inchiodato al "trono regale" della croce, è particolarmente significativo nel racconto della passione dell'evangelista san Luca.
Solo lui scrive che Gesù, prima di morire, pregò il Padre dicendo: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34a).
Gesù riscatta la vita perduta di uno dei due malfattori inchiodati accanto a lui. È quanto ascoltiamo nel Vangelo di questa domenica: «E [uno dei due malfattori] aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose Gesù: "In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso"» (Lc 23,42-43).
Il trono della croce è dono di riconciliazione, come sentiamo nel cantico della lettera ai Colossesi: «È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Col 1,19-20).
L'autore della lettera ai Colossesi, discepolo e collaboratore dell'apostolo Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, riecheggiava quanto l'apostolo stesso aveva proclamato in Romani 5,8-11: «Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione».
Siamo peccatori già perdonati! Perciò «ringraziamo con gioia il Padre che ci ha resi capaci di partecipare alla sorte ei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati» (Col 1,12-14).
Tuttavia, è necessario che ciascuno di noi riconosca questo dono di perdono dei peccati e di riconciliazione, perché Dio Padre, in nome della gratuità del suo amore, rispetta la nostra libertà.
Uno dei malfattori riconobbe umilmente la sua colpa e, credendo nella risurrezione dei morti, chiese a Gesù di ricordargli almeno quando sarebbe stato nel suo regno (cfr Lc 23,42). Non sappiamo se l'altro malfattore si pentì, perché «insultava Gesù dicendo: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!"» (Lc 23,39). Questo silenzio dell'evangelista è un richiamo alla responsabilità individuale: c'è la possibilità di riconciliarsi con Dio e di trovare la pace, e allo stesso tempo persiste la possibilità del contrario, di chiudersi al dono della salvezza divina, soffocando lo Spirito Santo già riversato nel cuore di ogni essere umano fin dall'evento della morte e risurrezione di Gesù.
Pertanto, risuona con forza l'esortazione della Parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo in 2 Cor 5,18-21, che dice: «Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio».
L'anno giubilare volge al termine. La riconciliazione con Dio è il presupposto per una vera esperienza di conversione nelle nostre relazioni umane, spesso ferite da risentimenti e sentimenti di rabbia difficili da guarire. I demoni che sostengono e difendono il nostro "Io" ci danno l'illusione che i conflitti aperti e i muri di separazione che creiamo nelle nostre relazioni, in nome dei nostri interessi e delle nostre ragioni di orgoglio e di difesa della nostra visione della realtà, possano rimanere irrisolti. In realtà, generano assurde situazioni di "orgoglioso benessere" ammantate di amarezza, sofferenza interiore, scoraggiamento e infelicità. Al contrario, la Parola di Dio, attraverso l'autore della lettera agli Efesini, ci esorta a riconoscere Gesù Cristo, morto e risuscitato, come il re della pace, l'unico capace di abbattere ogni tipo di muro di separazione che possiamo creare tra noi a causa del nostro essere schiavi dell'egoismo umano. Nel contesto storico e culturale di un mondo pieno di guerre, divisioni e polarizzazioni, vogliamo proclamare che «Gesù Cristo è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito» (Ef 2,14-18).
Il trono alla destra di Dio Padre è il dono della comunione, fonte della vera pace.
Molte opere d'arte raffigurano Cristo, Re dell'universo, seduto su un trono, senza rendersi conto che l'immagine biblica è quella di un trono condiviso: il Cristo risuscitato siede alla destra di Dio Padre Onnipotente (cfr. Mc 16,19; Lc 22,69; At 2,33; 7,55-56; Rm 8,34; Ef 1,20; Eb 1,3; 10,12; 12,2; 1 Pt 3,22).
Nel linguaggio biblico, Cristo è nel Padre e il Padre è in Lui. Noi «apparteniamo a Cristo e Cristo è di Dio Padre» (1 Cor 3,23). Lo Spirito Santo unisce eternamente il Figlio nel Padre e noi siamo chiamati a essere "uno" in Cristo Gesù.
Come può l'umanità percepire il regno di Cristo nel mondo e il suo "primato" su tutte le creature del cielo e della terra, come è detto in Cl 1,15-17? È solo attraverso la Chiesa inserita nel mondo, perché nostro Signore Gesù Cristo «è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose» (Cl 1,18).
Come Davide poté regnare sul popolo d'Israele perché era in comunione con tutte le sue tribù, i cui rappresentanti si radunarono a Ebron (cfr 1 Sm 5,1-3), così Cristo risuscitato regna in questo mondo attraverso il nostro contributo responsabile di membra vive del suo corpo ecclesiale. Abbiamo la missione di stabilire relazioni di gratuità e rispetto tra noi e con tutte le creature, affinché il progetto di regno di giustizia e di pace del Padre sia concretamente visibile in questo mondo dove regna l'idolatria dell'individualismo umano, sostenuto dal potere del denaro e dalla tecnologia scientifica sempre più applicata all'intelligenza artificiale.
Possiamo rivelare a tutti il «mistero di Dio Padre, che consiste «nel ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle che stanno sulla terra come quelle che stanno nei cieli» (Ef 1,10) con il nostro umile contributo, sostenuti dall'aiuto essenziale dell'azione dello Spirito Santo in noi!
Possa la comunione eucaristica permetterci di sedere con Lui sul trono della sinodalità.