Commento su Lc 21,7
Come vivere questa Parola?
E' l'inizio del discorso escatologico nel vangelo di Luca. Gesù si trova nel tempio, dove insegna pubblicamente e ha già avuto dispute con gli scribi e i sadducei. Il suo discorso prende le mosse proprio dall'ammirazione per la bellezza del tempio.
Le visioni apocalittiche sono sempre fortemente simboliche. E' necessario andare altre le immagini colorite per coglierne il senso profondo. Gesù ci invita a non fermarci alle apparenze: per quanto grandioso e splendente sia il tempio, di esso non resterà pietra su pietra. Vorremmo sempre sapere in anticipo quello che ci attende e siamo terrorizzati dai profeti di sventura, come li chiamava Giovanni XXIII. Gesù ci tranquillizza, senza tuttavia illuderci; ci saranno, è vero, sconvolgimenti e disastri, ma il futuro è nelle mani del Signore così come il passato appartiene alla sua misericordia infinita.
In questa giornata, mi accompagni un senso di speranza e attesa nella fede e faccio diventare preghiera questa frase del Vangelo: "Il tempo è vicino" (Lc 21,10)
La voce di un padre e dottore della Chiesa
"Quando dunque verrà nostro Signore Gesù Cristo e, come dice l'apostolo Paolo, «metterà in luce i segreti delle tenebre, e manifesterà le intenzioni dei cuori: allora ciascuno avrà la sua lode da Dio» (1 Cor 4, 5).
Allora, essendo un tal giorno così luminoso, non saranno più necessarie le lucerne. Non ci verrà più letto il profeta, non si aprirà più il libro dell'Apostolo; non andremo più a cercare la testimonianza di Giovanni, non avremo più bisogno del vangelo stesso. Saranno perciò eliminate tutte le Scritture, che nella notte di questo secolo venivano accese per noi come lucerne, perché non restassimo nelle tenebre.
Eliminate tutte queste cose, giacché non avremo più bisogno della loro luce e, venuti meno anche gli stessi uomini di Dio che ne furono i ministri, perché anch'essi vedranno con noi quella luce di verità in tutta la sua chiarezza, messi da parte insomma tutti questi mezzi sussidiari, che cosa vedremo? Di che cosa si pascerà la nostra mente? Di che cosa si delizierà la nostra vista? Da dove verrà quella gioia che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo? (cfr. 1 Cor 2, 9). Che cosa vedremo?
Vi scongiuro, amate con me, correte con me saldi nella fede: aneliamo alla patria del cielo, sospiriamo alla patria di lassù; consideriamoci quali semplici pellegrini quaggiù. Che vedremo allora? Ce lo dica ora il vangelo: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1, 1). Verrai alla sorgente, da cui ti sono giunte poche stille di rugiada. Vedrai palesemente quella luce, di cui solo un raggio, per vie indirette e oblique, ha raggiunto il tuo cuore, ancora avvolto dalle tenebre e che ha ancora bisogno di purificazione.
Allora potrai vederla quella luce e sostenerne il fulgore.
«Carissimi, dice lo stesso san Giovanni, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).
Mi accorgo che i vostri affetti si levano con me verso l'alto; ma «un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri» (Sap 9, 15). Ecco che io sto per deporre questo libro e voi per tornarvene ciascuno a casa sua. Ci siamo trovati assai bene sotto questa luce comune, ne abbiamo davvero gioito, ne abbiamo davvero esultato: ma, mentre ci separiamo gli uni dagli altri, badiamo bene a non allontanarci da lui".
Dai «Trattati su Giovanni» di sant'Agostino, vescovo - Tratt. 35, 8-9; CCL 36, 321-323) Verrai alla sorgente, vedrai la stessa luce
Roberto Proietti - [email protected]
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