Commento su Lc 21,4
Come vivere questa Parola?
Ci troviamo nel Tempio, precisamente nel luogo in cui si doveva offrire del denaro. Gesù vede alcuni ricchi che gettano degli spiccioli ed una signora anziana che getta ugualmente pochi soldi ma, a differenza dei precedenti, è tutto quello che ha per vivere.
Gesù pone l'attenzione dei discepoli, ma anche di noi tutti quest'oggi sul fatto per dirci che a Dio non si donano le cose che abbiamo in eccesso e che donandole non cambiano la nostra vita, ma a Dio si da tutto quello che abbiamo, mettendo a rischio anche la nostra stessa vita, proprio come ha fatto la donna.
Questo insegnamento ci viene trasmesso anche dalla memoria dei martiri di oggi che donano la loro vita per il vangelo, senza riserve. E' veramente una "questione" fondamentale, o ci si decide di vivere e giocarsi la vita per il Signore, oppure ci auto-condanniamo alla superficialità.
Oggi, nel trascorso della mia giornata, mi accompagni questa preghiera di affidamento e consegna: "Eccomi Signore, con le mie povertà".
La voce di un martire
"Questo carcere è davvero un'immagine dell'inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza.
Dio, che liberò i tre giovani dalla fornace ardente, mi è sempre vicino; e ha liberato anche me da queste tribolazioni, trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia.
In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e perfezionatore di ogni battaglia. Sul suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano anche le membra.
Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani che bestemmiano il tuo santo nome, Signore, che siedi sui Cherubini (cfr. Sal 79, 2) e i Serafini?
Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov'è la tua gloria? Vedendo tutto questo preferisco, nell'ardore della tua carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore.
Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti; e i tuoi nemici non possono alzare orgogliosamente la testa, se io dovessi vacillare lungo il cammino.
Fratelli carissimi, nell'udire queste cose, esultate e innalzate un perenne inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene, e beneditelo con me: eterna è la sua misericordia. Con la mia lingua e il mio intelletto ha confuso i filosofi, discepoli dei saggi di questo mondo: eterna è la sua misericordia.
Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta, getto l'àncora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore. Se non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell'Agnello immacolato e canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della vittoria.
Dall'epistolario di san Paolo Le-Bao-Tinh agli alunni del Seminario di Ke-Vinh nel 1843
Roberto Proietti - [email protected]
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