| Omelia (16-11-2025) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Eduard Patrascu "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime" Questa è la 33a domenica del tempo ordinario, numero che indica il fatto che ci stiamo avvicinando al termine dell'anno liturgico, termine segnato dalla festa di Cristo Re che celebreremo domenica prossima. La chiesa propone per questo periodo testi evangelici dai discorsi apocalittici di Gesù per farci riflettere su ciò che comporta sia la fine dei tempi, sia, più concretamente, la fine della vita di ogni essere umano. Così avviene anche con il brano del vangelo di questa domenica. E tutto parte dalla contemplazione - con molto orgoglio per un ebreo del tempo di Gesù - della bellezza del tempio di Gerusalemme, distrutto dai Romani 40 anni dopo l'episodio narrato nel testo. Per quanto possa sembrare catastrofico o preoccupante il brano in questione, basta però guardare un telegiornale o leggere le notizie su internet per vedere quanto siano attuali gli eventi che Gesù ha predetto che sarebbero accaduti: quanti ciarlatani che si presentano, in varie forme, come dei salvatori del mondo, quasi a sostituire l'unico Salvatore! Poi le notizie di terremoti, alluvioni, epidemie di ogni tipo, carestie e tante alte catastrofi. Per non parlare della sciagura delle tante guerre in diversi angoli del mondo! Ecco, un quadro spaventoso anche oggi. Eppure, Gesù, pur avvertendo i suoi discepoli che "devono accadere queste cose", da loro un insegnamento che li può aiutare, come può aiutare tutti i discepoli di tutti i tempi. Ecco allora il grande messaggio pasquale, cristiano, del come affrontare la vita, per quanto possa essa essere piena di pericoli: "non temere" ossia bisogna di porre tutta la fiducia in Gesù, in colui che, passata la croce, da Risorto potrà essere vicino a chiunque crede in lui e si affida alla sua permanente e realissima vicinanza. E questo vale anche per le situazioni in cui i discepoli dovranno subire persecuzione dai potenti del mondo di tutti i tempi, a causa della loro fede. Anzi, proprio queste situazioni devono essere prese come occasioni di testimonianza, per la vicinanza di Dio anche in situazioni dove le forze umane normalmente mancano o sono comunque insufficienti: sarà proprio in quei momenti dove i discepoli sperimenteranno quel "ti basta la mia grazia, perché la mia forza si manifesta nella debolezza" di San Paolo. Nemmeno l'esperienza del tradimento o addirittura dell'odio, persino dell'uccisione da parte dei più cari, non dev'essere per un discepolo motivo di grande preoccupazione, perché tutto della vita di chi che crede è nelle mani del Signore: "nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto". Tenendo conto di questa verità, anche se gli accadimenti che Gesù prevede hanno carattere catastrofico o comunque possono indurre paura, Gesù proprio per questo insiste a non avere mai paura di niente, di nessuno e per alcun motivo. Allora, affidandosi a lui, il cristiano può interpretare questo testo addirittura come provvidenziale, con spirito di gratitudine e di speranza. Per il cristiano non deve essere un testo che induce paura, bensì uno che sollecita ad avere fiducia. E questa fiducia si traduca poi in speranza perseverante, poiché la perseveranza fiduciosa è la forza del cristiano, è ciò che lo porta alla salvezza della vita. Invochiamo Maria, Madre della Fiducia, di intercedere per noi per i doni della fiducia e della speranza, affinché non cediamo mai di fronte a niente e nessuno, ma ci lasciamo pervadere da quel pasquale "Non temere". |