| Omelia (16-11-2025) |
| don Michele Cerutti |
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Perseveranti come Gesù Mentre medito il brano evangelico di questa domenica penso a Luca mentre scrive questi versetti perché avrà avuto impresso il volto triste di tanti delle sue comunità che si sentono spersi perché la persecuzione a cui sono sottoposti diventa sempre più stringente. A Gerusalemme i romani hanno perfino raso al suolo il Tempio e anche per gli Ebrei inizia il tempo della diaspora. Sembra venuto il momento in cui Dio sembra scomparso dagli orizzonti dell'umanità. Luca scrive questi versetti ricordando la gioia che i discepoli avevano proprio nel guardare le bellezze del Tempio erano entusiasti davanti a tanti tesori. Gesù li avvertiva di quello che sarebbe successo per dire loro che tutto passa. Attenti dice il Maestro a non perdersi come le pietre di questo Tempio dietro ai profeti di sventura che si sarebbero profilati. Queste comunità a cui Luca si rivolge saranno state sicuramente attraversate da questi personaggi che da sempre emergono e li troviamo in ogni contesto storico. Sono coloro che, anche tra i cristiani, mancano di speranza e vivono con una visione della storia in chiave sempre apocalittica. Se pensiamo guardando all'inizio di questo XXI secolo, che ha raggiunto il primo quarto di traguardo, eventi si sono susseguiti anche forti, ma non hanno nessuno dei fenomeni avvenuti determinato la fine della storia perché questa è nelle mani di chi è l'Alfa e l'Omega, l'inizio e la fine che è Cristo Gesù. Eppure, in ogni evento che ha interessato questi anni abbiamo sentito parlare molti di fine del mondo. In mezzo a tutti questi disastri, invece, il Maestro dice ai suoi discepoli di tenere viva la perseveranza. Mi suonano nel cuore e nelle mente le parole che ci vengono offerte dall'apostolo Giacomo nelle sue lettere: "Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate di fronte a prove di vario genere, sapendo che la prova della vostra fede produce perseveranza. E la perseveranza completi la sua opera in voi, affinché siate perfetti e completi, senza mancare di nulla." (Gc 1,2-4). Tutto quello che di negativo presenta la nostra storia non sono soltanto ostacoli da superare, ma assumono opportunità per crescere e unirsi a Cristo. La perseveranza consiste in una testimonianza della fiducia incrollabile che Dio opera sempre anche quando tutto sembra in decadimento totale e allora il credente, tiene lo sguardo fisso su Gesù, perché solo in Lui trova la forza per continuare il viaggio, sapendo che la ricompensa è l'eternità. Strumenti a cui ricorrere per vivere con intensità questa dimensione sono la preghiera che è un appoggio forte per ritrovare la fiducia in mezzo alle tempeste della vita. Alla preghiera si unisce la Parola di Dio che rimane la bussola per non perdersi, ma occorre unire la dimensione ecclesiale dove nell'incontro con una comunità si cerca una strada e unito a questo la carità nei confronti dei singoli per trovare nel fratello il volto di Dio. Stiamo certi abbiamo una promessa che Gesù ci ha consegnato per cui Lui è presente ogni giorno fino alla fine dei tempi. Gesù è il primo a perseverare e mi consola ancor di più dell'espressione finale del Vangelo quello che precede. "State certi nessun cappello del vostro capo verrà perso". Mi hanno colpito le parole di un commentatore di questo sito che faccio mie citandole. "È bellissima questa promessa di Gesù: siamo testardi e pigri, infedeli e bugiardi, traditori e pettegoli, ma Lui non ci abbandona. Siamo così preziosi ai suoi occhi che nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto". (don Roberto Seregni): È veramente Gesù il modello della perseveranza quindi non abbattiamoci, ma guardiamo fissi a Lui e non saremo confusi mai. |