| Omelia (16-11-2025) |
| padre Ezio Lorenzo Bono |
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“CARA CLARA...” (Johannes Brahms) I. Nei giorni scorsi ero in Germania per tenere una conferenza e, dopo aver visitato alcuni luoghi, ho capito meglio lo stupore del grande compositore e pianista tedesco Johannes Brahms nel visitare l'Italia. Nella primavera del 1881 aveva scritto da Roma alla sua amata Clara Wieck, l'affermata pianista e moglie del suo maestro Robert Schumann: «Cara Clara, penso qui a te troppo spesso e devo necessariamente mandarti un saluto. La primavera più bella la vivo qui, per la prima volta in Italia. A te non devo dire come e cosa si sente. Vorrei che tu fossi qui con me! Desidererei che tu potessi avere altrettanta energia per questo immenso godimento, quanta ne hai per la tua arte. Desidero per i tuoi occhi e per il tuo cuore la stessa beatitudine che provo io qui. Se tu stessi una sola ora davanti alla facciata del Duomo di Siena, saresti estasiata e penseresti che questa visione avrebbe giustificato da sola l'intero viaggio. Ed ecco che entri, ma sul pavimento e nell'intera chiesa non c'è un solo angolino che non ti delizi in egual misura. E domani, a Orvieto, sei costretta a confessare che quel duomo è ancora più bello. E adesso immergersi nella bellezza di Roma è un piacere che non si può descrivere. Non vi è cosa che non meriti da sola l'intero viaggio, che, quanto più è lento e fatto con calma, tanto più grande è il piacere che apporta. Venezia, Firenze, Roma, Napoli e quante altre città, o tutte quelle che tu vuoi tra l'una e l'altra... Non puoi farti un'idea di che cos'è realmente la bellezza se non visiti almeno una volta l'Italia. Tuo Johannes». II. Una delle innumerevoli meraviglie di Roma - e una di quelle che mi affascinano di più - è la Basilica di San Pietro. Ci passo davanti tutti i giorni, eppure ogni volta mi fermo a guardarla. Penso che lo stesso succedesse agli ebrei quando si fermavano a contemplare la bellezza del Tempio di Gerusalemme, una delle dieci meraviglie del mondo antico, la cui costruzione aveva richiesto più di quarant'anni di lavoro a centomila operai. Anche allora si diceva qualcosa di simile a ciò che Brahms scrisse sull'Italia: «Chi non ha visto Gerusalemme, la splendente, non ha visto la bellezza. Chi non ha visto la Dimora (il Santo), non ha visto la magnificenza». Fu forse sentendo queste parole che Gesù disse ciò che abbiamo udito nel Vangelo di questa domenica: «Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta"». Possiamo immaginare la reazione dei discepoli e di coloro che avevano udito quelle affermazioni "terroristiche" di Gesù, una reazione simile alla nostra quando ascoltammo tempo fa le dichiarazioni dei terroristi dell'Isis che dicevano di voler distruggere il Vaticano. Anche gli ebrei ritenevano inimmaginabile la distruzione del loro magnifico Tempio, e credevano che la vita sarebbe finita se questo fosse accaduto. Eppure, da quasi duemila anni, di quell'immensa meraviglia non è rimasto che il Muro del Pianto, e la vita è continuata. Il discorso di Gesù sulla fine dei tempi non vuole sminuire ciò che per gli uomini è importante, ma vuole esaltare ciò che per Dio è importante - e non sono certo "le belle pietre e i doni votivi", ma l'uomo. Del Tempio può anche non rimanere pietra su pietra, ma dell'uomo neanche un capello sarà perduto. Dio conosce il numero dei miei capelli, dei tuoi, di ciascuno di noi. Questo vuol dire che siamo noi le cose più importanti per Dio, come per un papà o una mamma lo sono i propri figli. Ognuno di noi, per Dio, è più importante del Giudizio Universale di Michelangelo o della Gloria del Bernini. Il messaggio di Gesù oggi non è dunque un annuncio di catastrofe alla fine dei tempi, ma un annuncio di salvezza riservato a ciascuno di noi. Ciò che ci viene richiesto è la perseveranza, nonostante tutto ciò che potrà avvenire: guerre, pestilenze, distruzioni... «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Gesù ci chiede di essere fedeli fino alla fine e di non correre dietro a santoni, ciarlatani, cattivi maestri e ingannatori che vogliono distoglierci da Lui: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro!». III. Per concludere. Sono due le cose a cui il "biondo angelico" - così era chiamato Johannes Brahms - rimase fedele fino alla fine: la sua fede in Dio (leggeva ogni giorno la Bibbia che gli era stata regalata il giorno del suo battesimo) e il suo amore per Clara (che amò per tutta la vita, anche se si trattò di una relazione "strana", come racconta il romanzo di Luigi Guarnieri Una strana storia d'amore). Credere e amare sono le uniche due cose che rimangono: potrà non rimanere pietra su pietra del Tempio o della Cappella Sistina, ma Gesù ti promette che, se persevererai fino alla fine nella fede e nell'amore, non si perderà nulla di te, nemmeno un capello. _______ Ti invito a guardare (e se ti piace metti un like o scrivi un commento) il videomessaggio settimanale di 30 secondi (in italiano, portoghese, inglese, francese e spagnolo) ispirato al Vangelo della Domenica, che puoi trovare (generalmente verso il fine settimana) sul mio profilo Facebook , Instagram e TikTok, sul mio canale Youtube e sul mio canale Whatsapp. Il testo del commento al Vangelo lo puoi trovare anche sulla mia WebPage, oltre che su Qumran2 e su lachiesa. 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