| Omelia (09-11-2025) |
| padre Gian Franco Scarpitta |
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Il significato di un luogo di culto Si celebra la dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, che di fatto, assieme al palazzo annesso, è stata la prima chiesa di tutto il cattolicesimo e la prima dimora dei papi quando finalmente, con l'editto di Costantino nel 313 i cristiani furono liberi da persecuzioni ed ebbero modo di professare e diffondere liberamente il loro culto. Sarà infatti successivamente, dal 1309 in poi, che la sede pontificia si sposterà prima ad Avignone e poi nel colle Vaticano; senza tuttavia smentire che la suddetta Basilica Lateranense resti a pieno titolo per sempre la Cattedrale di Roma. Dopo anni di nascondimenti, fughe e persecuzioni durante i quali i cristiani celebravano "lo spezzare il pane" nella case private o nelle catacombe, con Costantino si ufficializzava il cristianesimo come religione con la concessione di questa sontuosa chiesa costruita sul territorio della famiglia dei Laterani. La celebrazione odierna però non è soltanto commemorativa di una dedicazione, ma ci invita a riflettere sull'importanza degli edifici o dei luoghi che da sempre l'uomo ha voluto dedicare esclusivamente alla divinità, anche in altre religioni. Pregare e offrire sacrifici alla propria divinità, poiché certamente è vero che Dio lo si trova dappertutto, non dimora in templi costruiti da mani d'uomo (At 17, 24) e del resto neppure "i cieli dei cieli possono contenerlo"(1Re 8, 27) essendo egli all'origine di ogni cosa e non avendo bisogno di risorse propriamente umane. E' altrettanto vero che con la morte di Gesù sulla croce si squarcia il velo del tempio di Gerusalemme in due parti (Mt 27, 51), ad indicare che non è più l'edificio immane e possente che torreggia sul monte Sion, come creduto fino ad allora, il luogo preminente dell'incontro di Dio con l'uomo: se prima il tempio era la meta per eccellenza dei pellegrinaggi ebraici e se solamente il Sommo sacerdote poteva entrare nel Santo dei Santi separato da un velo, adesso il sacrificio di Gesù inaugura un nuovo sistema d'incontro con Dio per l'uomo: è Gesù stesso il vero tempio. Ed è quello che egli intende annunciare con questo episodio inaspettato di violenza all'interno dello stesso luogo cultuale ebraico, quando apostrofa i venditori scaraventando a terra i loro banconi e frustando con una cordicella tutti coloro che fanno "della casa del Padre suo un luogo di mercato". Gesù vuole scongiurare la frode e l'imbroglio nella speculazione che i venditori facevano su materia sacra nella rivendita delle colombe, capri, pecore, buoi e altri animali da offrire in sacrificio; tuttavia vuole proporre se stesso come nuovo tempio, nuovo luogo di incontro universale fra l'uomo e il Padre: "Distruggerete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere." Come l'acqua del tempio di Gerusalemme descritta da Ezechiele (Prima Lettura) dava la vita e la prosperità, così Gesù nel suo sangue sparso riscatterà i peccati degli uomini e con la sua resurrezione darà la vita al mondo intero. E' Gesù stesso quindi il vero tempio e dovunque ci sia lui è possibile rendergli culto per mezzo di lui rendere lode a Dio Padre. Tuttavia l'esistenza dei luoghi consacrati, cioè riservati e distaccati da ogni cosa, nei quali vivere il particolare rapporto di intimità con Dio e nei quali raccogliersi periodicamente per la comunione fra noi e con lo stesso Signore è una necessità propria dell'uomo. Se è vero che nessun monumento può mai contenere la gloria e la maestà dell'unico Signore, è vero anche che tutti si cerca dei luoghi di solitudine e di raccoglimento dove poter con certezza coltivare e incrementare la propria fede e devozione e non sempre è sufficiente trovarli nelle abitazioni private o nelle riserve boschive, sebbene anche queste abbiano la loro utilità. I luoghi di culto, disseminati in tutta la città come oasi di pace e di spiritualità, riflettono la stessa interiorità che si necessita nell'incontro personale con Dio e che non si trova nel frastuono del mondo e delle sue seduzioni. Incentivano l'ascolto, l'interiorizzazione, la meditazione e il raccoglimento che sono alla base di ogni esercizio di orazione e distolgono dalle distrazioni della propaganda e della mondanità per l'unico riferimento allo spirito e al Trascendente. Dedicare questi templi al Signore, anche attraverso la dedica particolare a Maria sotto i vari titoli o ai Santi e agli Angeli, è una forma di venerazione verso la divinità. Tutto questo ci ricorda la celebrazione odierna della Dedicazione della Basilica romana inizialmente dedicata a S. Salvatore e successivamente ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista, che sorge su un territorio donato dai nobili Laterani. In essa ricordiamo come anche per i cristiani è importante favorire l'intimità e il raccoglimento e l'esercizio delle attività che esaltano lo spirito, soprattutto nella consapevolezza che tali luoghi raccolgono il vero Santo dei Santi, Gesù costantemente presente nell'Eucarestia. La cattedrale di Roma di cui facciamo memoria sorse in un periodo di espansione del cristianesimo, mentre la Chiesa continuava ad incorporare in sé sempre più fedeli e devoti che venivano ammessi anch'essi alla comunione e alla condivisione. Essa stessa quindi, come tutti gli altri luoghi di culto esistenti ancora oggi, è un incentivo alla cattolicità, cioè all'espansione dei cristianesimo, i cui membri si riconoscono come un solo Corpo nonostante la loro diversità e la loro molteplice provenienza. In San Giovanni in Laterano si evince quindi il progredire della cristianità, che si spera però non costituisca un solo fattore demografico, ma si estenda alla volontà di perfezione e di santità necessarie alla vita della Chiesa stessa. |