Omelia (12-11-2025)
Missionari della Via


Nel Vangelo di oggi abbiamo dieci lebbrosi che vanno incontro a Gesù, dunque dieci malati, nei quali possiamo rivederci tutti. Tutti noi abbiamo malattie e infermità fisiche e/o interiori. Vanno da Gesù perché sono malati e cercano qualcuno che li guarisca. Gesù li invita a recarsi dai sacerdoti che in quel tempo avevano il compito di attestare un'eventuale guarigione e riammetterli nella comunità. In questo modo fa una promessa e al contempo testa la loro fiducia. Essi infatti non erano ancora guariti ma si mettono in cammino fidandosi di questa parola. Non era assolutamente scontato! Con le dovute distinzioni, pensiamo a una persona che soffre, viene da te e tu le dici come prima soluzione: vai dal sacerdote! In media cosa risponderebbe? Ora, questi dieci si fidano e fanno quel che dice Gesù guarendo lungo il cammino, dopo aver obbedito alla sua parola. Abbiamo qui la concretezza della fede, fede che chiede adesione concreta a Gesù, fiducia nelle sue parole e nella mediazione umana della Chiesa e dei suoi ministri. I fratelli deboli e fragili ma, per grazia, dispensatori della grazia! Questo primo elemento è molto importante: per uscire dai nostri incastri e permettere a Dio di operare nei nostri vuoti esistenziali è importante metterci in cammino sulla sua Parola, lasciandoci condurre, guidare, lasciandoci anche perdonare sacramentalmente. Il rischio è quello di rendersi conto di essere fuori strada, di cercare persone con cui sfogarsi ma poi non incamminarsi, senza accogliere né far fruttificare quella vita nuova che Cristo vuol donarci. I dieci lebbrosi ci dicono altro: il primo passo è fidarsi di quella parola. E il secondo qual è? Ringraziare Gesù, stringere una relazione solida e stabile con Lui che non si fermi al semplice momento del bisogno. Nel caso del Vangelo, dieci guariscono ma uno solo torna a ringraziare, a "fare eucaristia" con Lui. Perdipiù si tratta di un samaritano, uno ai margini del popolo eletto, considerato un "eretico", quasi un pagano. «Quest'uomo non si accontenta di aver ottenuto la guarigione attraverso la propria fede, ma fa sì che tale guarigione raggiunga la sua pienezza tornando indietro ad esprimere la propria gratitudine per il dono ricevuto, riconoscendo in Gesù il vero Sacerdote che, dopo averlo rialzato e salvato, può metterlo in cammino e accoglierlo tra i suoi discepoli. Saper ringraziare, saper lodare per quanto il Signore fa per noi, quanto è importante! E allora possiamo domandarci: siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo... Per questo, Gesù sottolinea con forza la mancanza dei nove lebbrosi ingrati: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?» (Lc 17,17-18)"» (papa Francesco). Riflettiamo seriamente, e dinanzi a tutto ciò chiediamoci: cerco il Signore? Bene; e quando lo cerco? Come lo cerco? Coltivo la gratitudine per tutti i suoi doni?

Esercizio spirituale: stasera prima di andare a dormire, ripensa alla giornata. E, prima di chiedere perdono per le tue mancanze e affidarti al Signore per la notte, ringrazialo per almeno 10 cose concrete che hai vissuto e che quest'oggi ti ha donato.