| Omelia (09-11-2025) |
| diac. Vito Calella |
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Celebrare in chiesa con Cristo risuscitato ed essere come un fiume di acqua viva al di fuori di essa Alcune informazioni sulla dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano La dedicazione di una chiesa è il rito di consacrazione di un tempio costruito, dedicato a Cristo o a un santo/a. La festa della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano è importante per l'intera Chiesa cattolica, perché questo sacro tempio fu il primo ad essere costruito a Roma, al tempo dell'imperatore Costantino, e divenne la cattedrale del Vescovo di Roma, cioè la cattedrale del Papa. Lo stesso imperatore Costantino, dopo aver decretato la libertà religiosa nel 313, ordinò la costruzione di una magnifica basilica sul colle Celio a Roma, sul sito dell'ex Palazzo del Laterano. Nel 318 o 324, papa Silvestro I dedicò la basilica al Santissimo Salvatore. Al suo interno fu costruita una cappella dedicata a San Giovanni Battista, che fungeva da battistero. Nel IX secolo, papa Sergio III aggiunse la dedica a San Giovanni Battista. Infine, nel XII secolo, papa Lucio II la dedicò anche a San Giovanni Evangelista. Da qui il nome di "Basilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano". La Basilica è considerata dai cristiani la cattedrale principale, la madre di tutte le chiese del mondo. Più volte distrutta nel corso dei secoli, fu sempre ricostruita e l'ultima ricostruzione avvenne sotto il pontificato di Benedetto XIII, che la riconsacrò nel 1724. Fu in questa occasione che venne istituita la festa che oggi celebriamo, estesa a tutta la cristianità cattolica. Una chiesa costruita in un luogo è uno spazio in cui l'azione dello Spirito Santo si manifesta affinché Cristo risuscitato doni la salvezza attraverso varie modalità. Una chiesa costruita in un luogo è un segno visibile di una comunità cristiana radicata in uno specifico luogo geografico e culturale. I cristiani di quella comunità si riuniscono in quella chiesa per celebrare la Liturgia della Parola, l'Eucaristia, i riti liturgici degli altri sacramenti, i sacramentali e la Liturgia delle Ore con salmi, inni, letture e preghiere. Una chiesa è il luogo fisico in cui l'azione dello Spirito Santo, invocato in ogni celebrazione liturgica, rende Cristo risuscitato "presente e agente" in vari modi, permettendo che la potenza liberatrice della sua morte e risurrezione sia offerta a tutti. Grazie all'azione dello Spirito Santo, Cristo risuscitato «è presente nella sua Parola, perché è Lui che parla quando in chiesa si legge la Sacra Scrittura» (Sacrosanctum Concilium n. 7c), attraverso i ministri che proclamano e predicano la Parola di Dio. Cristo risuscitato «è presente nel sacrificio della Messa, sia nella persona del ministro - "ciò che viene offerto ora mediante il ministero sacerdotale è lo stesso che fu offerto sulla croce" - sia soprattutto sotto le specie eucaristiche» (SC n. 7a). Cristo risuscitato «è presente con il suo dinamismo nei Sacramenti, così che, quando uno battezza, è Cristo stesso che battezza» (SC n. 7b). Cristo risuscitato è presente nell'assemblea liturgica che si raduna in chiesa, perché «quando la Chiesa prega e canta, è Lui che ha promesso: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (Mt 18,20)» (SC n. 7d). La presenza sacramentale del diacono all'altare, accanto al vescovo o al sacerdote che presiede la celebrazione eucaristica, rappresenta il Cristo risuscitato che si rende presente, fuori dalla chiesa, nella vita delle persone più povere e sofferenti. La presenza sacramentale degli sposi che celebrano il matrimonio in chiesa rappresenta il Cristo risuscitato che mantiene una comunione fedele e indissolubile con la Chiesa, sua sposa, fino alla sua venuta gloriosa alla fine della storia umana in questo mondo. In ogni chiesa, costruita in questo mondo con mattoni e finiture artistiche e ben fatte, l'azione liturgica del popolo di Dio contribuisce a realizzare simultaneamente l'azione della grazia divina del Padre, per Cristo, con Cristo e in Cristo, nell'unità dello Spirito Santo. Ecco perché in questo giorno, in cui ricordiamo la dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano, chiesa madre di tutte le cattedrali e di tutte le innumerevoli chiese sparse nel mondo, ascoltiamo il Vangelo di San Giovanni, dove Gesù stesso identifica il proprio corpo con il tempio di Gerusalemme, che ai suoi tempi era il luogo della dimora di Dio e dava senso all'esistenza delle molteplici sinagoghe sparse nel mondo. Spiegando il gesto radicale di espellere tutti i venditori di colombe, pecore e buoi e tutti i cambiavalute, Gesù dichiarò: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). Le autorità della religione judaica derisero Gesù a causa di quella risposta, perché non riuscivano a cogliere il significato simbolico che egli attribuiva al suo gesto profetico. Per questo dissero: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu lo farai risorgere in tre giorni?» (Gv 2,20). L'evangelista Giovanni commenta e ci aiuta a comprendere il significato più profondo del Tempio di Gerusalemme: «Gesù parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,21). Il tempio del corpo di Gesù è Cristo stesso, risuscitato. Noi oggi non vediamo il Cristo risuscitato, con il suo corpo glorificato e luminoso, come apparve alle donne il giorno di Pasqua (cfr Mc 16,9; Mt 28,10; Gv 20,11-18); ai due discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35); o «a Cefa, quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta. [...] Apparve poi a Giacomo, quindi a tutti gli apostoli e, ultimo tra tutti, a Paolo, che si riteneva abortito» (1 Cor 15,5-8). Cristo risuscitatoo, per opera dello Spirito Santo, è realmente presente nell'azione liturgica compiuta nella Chiesa. Egli è veramente il Salvatore dell'umanità, secondo le modalità presentate nella Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 7. Fuori dalla chiesa-tempio, si identifica nei poveri e nei sofferenti, secondo la parola di Dio (cfr Mt 25,31-46 e Gc 2,5) e il ministero specifico dei diaconi. Noi cristiani, in comunione con il nostro Papa e i nostri vescovi, siamo templi viventi dell'azione dello Spirito Santo, affinché Cristo sia veramente il Salvatore di tutti. Cristo risuscitato ha bisogno del nostro contributo sinodale per compiere la sua opera salvifica per l'umanità, con la potenza dello Spirito Santo. In questo giorno vogliamo sperimentare la nostra gioia di essere Chiesa, corpo di Cristo, in comunione con il nostro Papa e tutti i vescovi del mondo. La Parola di Dio di questa domenica ci invita a considerare l'onore e la responsabilità di essere, tutti insieme, con i nostri corpi guidati dalla coscienza e dalla capacità di libera scelta, templi viventi dello Spirito Santo. La pietra angolare e il fondamento principale della nostra vita comunitaria, come cristiani appartenenti a una comunità celebrante e attiva, è Cristo, morto e risuscitato. L'apostolo Paolo aiutò le comunità da lui fondate a porre questa base fondamentale (cfr. 1 Cor 3,11). Fondando la nostra fede sul mistero pasquale di Cristo, come assemblea liturgica e come membra vive del corpo ecclesiale di Cristo, siamo «santuario di Dio» perché siamo consapevoli «che lo Spirito di Dio abita in ciascuno di noi» (cfr 1 Cor 3,16). Siamo «pietre vive, che costruiscono un edificio spirituale» attraverso la nostra missione cristiana di essere come Gesù, sacerdote servo e profeta: chiamati a evangelizzare e a fare del nostro corpo strumenti per la realizzazione del Regno di Dio Padre nella storia dell'umanità (cfr 1 Pt 2,4-10). Lo Spirito Santo in noi può essere paragonato a quel fiume d'acqua che sgorgava dal Tempio di Gerusalemme nella celebre visione del profeta Ezechiele (cfr Ez 47,1-12). Nella celebrazione liturgica dei sacramenti, in particolare dell'Eucaristia, illuminata dalla Parola di Dio, l'acqua dello Spirito Santo, già presente in ciascuno di noi, diventa forza di vita piena per tutto ciò che vive al di fuori della nostra comunità ecclesiale. Usciamo dalla celebrazione liturgica che si tiene nella nostra chiesa per portare a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino, fuori dalla chiesa, la potenza trasformante, liberatrice e vivificante dello Spirito Santo, che è la gratuità dell'amore divino che segna tutte le nostre relazioni. |