Omelia (07-11-2025)
don Michele Cerutti


Certo che una prima lettura del brano evangelico ci spiazza. Gesù sembra elogiare la furbizia dei disonesti.
Quello che Luca vuole offrire al lettore è un invito a imitare la scaltrezza del mondo non per fare del male, ma per compiere il bene.
Un invito a metterci più impegno di quello che i malvagi compiono per fare il male cercando di fare aumentare il buono che abbiamo in noi e che dobbiamo donare.
In questa lettura siamo chiamati ad attenzionarci stando attenti a un'altra visione distorta come se la ricchezza fosse causa di condanna.
Luca, l'evangelista della mansuetudine e della misericordia, invita a considerare che la ricchezza se diventa il parametro unico della vita delle persone rischia di dannarci già su questa terra.
A livello più piccolo quando nel mondo lavoro si cerca solo il guadagno e il profitto e non al centro il servizio questo porta inevitabilmente a sgambetti, concorrenza sleale tra colleghi per un posto a scapito dell'attenzione alla persona.
Ad esempio, nel mondo della salute se un dottore mette importanza solo sul fatturare e non sul paziente, magari per raggiungere un livello più alto in una struttura sanitaria, entra in una logica di rassegnazione nel proprio lavoro.
Un insegnante che aspetta solo la fine del mese per lo stipendio compie tutto solo per dovere e non mette la passione educativa come riferimento.
Come mi sento io: "padrone" della mia ricchezza, o solo "amministratore" dei beni che ci ha temporaneamente affidato Dio? La mia felicità dipende dal denaro, o forse dalla gioia dell'amicizia, della fratellanza, della condivisione? E ancora: Quanto spazio c'è davvero per Dio, nel mio cuore?