Omelia (01-11-2025)
don Lucio D'Abbraccio
Beati loro: la morte non è la fine, ma l' inizio della vera vita!

Oggi il nostro cuore è pieno di ricordi. Ricordiamo i volti, le voci, gli abbracci delle persone che abbiamo amato e che non sono più fisicamente con noi. È un giorno velato da una naturale tristezza, perché la loro assenza pesa. Forse pensiamo a quella sedia vuota a tavola, a un numero di telefono che non possiamo più comporre, a un consiglio che non possiamo più chiedere. È umano e giusto sentire questa nostalgia. Ma la Parola di Dio che abbiamo ascoltato non è qui per alimentare la nostra tristezza, ma per inondarla di una luce diversa, la luce della speranza cristiana.
La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, ci dice una cosa potentissima: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà». Proviamo a immaginare questa scena: le persone che amiamo, con tutte le loro fatiche e le loro battaglie, ora sono custodite nel palmo della mano di Dio, come un tesoro prezioso. Agli occhi di chi non ha fede, la loro vita può sembrare finita, un fallimento. Ma la Scrittura ci assicura che «essi sono nella pace». La loro vita non è stata distrutta, ma trasformata. Le sofferenze che hanno vissuto, forse una malattia, un dolore familiare, una difficoltà economica, sono state come il fuoco che purifica l'oro. Dio li ha «graditi come l'offerta di un olocausto», cioè ha visto il valore inestimabile del loro amore e della loro fedeltà.
E poi arriva Gesù, nel Vangelo, e ci parla delle Beatitudini. Sembra quasi che Gesù, guardando i nostri cari defunti, dica a noi oggi: «Beati loro!».
«Beati i poveri in spirito». Forse pensiamo a quella nonna che non aveva grandi ricchezze, ma possedeva un cuore immenso, pieno di fede e di amore per tutti. Ecco, di lei è il regno dei cieli. «Beati gli afflitti». Pensiamo a un nostro amico che ha sopportato grandi dolori nella vita, ma senza mai perdere la speranza e senza mai bestemmiare. Ora, ci dice Gesù, è consolato per sempre. «Beati i miti, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace». Quante di queste beatitudini possiamo vedere riflesse nella vita dei nostri cari? Loro non hanno fatto cose da prima pagina dei giornali. Hanno vissuto una santità quotidiana, fatta di piccoli gesti di amore, di perdono, di pazienza. Hanno pianto, hanno sperato, hanno amato. E Gesù oggi ci proclama che la loro vita è stata un successo agli occhi di Dio, e ora possiedono l'eredità che Lui ha promesso.
Ma qual è questa eredità? Ce lo svela la visione meravigliosa dell'Apocalisse di San Giovanni. È un «cielo nuovo e una terra nuova». Giovanni ci parla di un luogo, che è più uno stato dell'anima, dove Dio stesso «asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». Pensateci bene: Dio in persona si china su di noi, come una madre amorevole, e ci consola. In quel luogo «non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno». Tutte le cose che ci fanno soffrire qui sulla terra - la malattia, la separazione, l'ingiustizia, la paura - non esisteranno più. È la promessa di una felicità piena, eterna, che sorpassa ogni nostra immaginazione.
I nostri cari sono incamminati verso questa realtà, o già la vivono in pienezza. La preghiera che facciamo per loro oggi non è un vano esercizio di memoria, ma un modo per accompagnarli con il nostro amore in questo passaggio e per sentirli ancora vicini a noi nella comunione dei santi. Come diceva Sant'Agostino d'Ippona: «Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo». Non li vediamo con gli occhi, ma possiamo sentirli con il cuore, nella fede. La nostra vita, come la loro, è un pellegrinaggio verso questa patria promessa.
Affidiamo, dunque, i nostri cari e la nostra speranza a Maria, madre di tutti i credenti e Consolatrice degli afflitti. Lei, che ha provato il dolore immenso di stare ai piedi della Croce, comprende le nostre lacrime. Ma è anche la donna della Risurrezione, la prima a godere della vittoria di Cristo sulla morte. Chiediamo a Lei di custodire nel suo cuore materno le anime dei nostri fedeli defunti e di insegnare a noi, che ancora siamo in cammino, a vivere con lo sguardo rivolto al Cielo, certi che un giorno ci ritroveremo tutti insieme nell'abbraccio eterno del Padre. Amen!