| Omelia (02-11-2025) |
| padre Gian Franco Scarpitta |
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Purgatorio, atto d' amore divino Ieri si rifletteva sul paradiso, osservando come esso sia popolato specialmente dalle anime di tante persone che hanno vissuto la radicalità evangelica sulla terra conformandosi in tutto a Gesù Cristo e che noi definiamo i Santi. Esso però è popolato anche dai tanti bambini morti in stato di grazia (battezzati) ai quali le loro mamme possono elevare preghiere, perché certamente il Signore li ha presi con sé. Di altri bambini uccisi dagli aborti o non transitati nella grazia sacramentale un tempo si ipotizzava l'esistenza di un tempo di sospensione (limbo) che oggi è stato superato grazie alla prevalenza della misericordia di Dio e del suo grande amore nei confronti degli innocenti: può darsi che non giungano subito al paradiso, ma certamente saranno messi in condizioni di raggiungere questa meta anche dopo un periodo di purificazione. Purificarsi, mondarsi, estinguere i residuati di colpa e di imperfezione che hanno caratterizzato la vita terrena è invece l'impegno che affrontano tante altre anime di trapassati non ancora perfettamente puri e immacolati, che aspirano allo stato di beatitudine nell'incontro eterno con Dio. Non sarebbe compatibile con la divina misericordia e con la vocazione universale alla salvezza la teoria che anche oltre la morte fisica l'uomo non avesse l'opportunità di salvarsi, anche considerando lo stato di limitatezza e di imperfezione dell'uomo in quanto tale e le continue strutture di peccato sussistenti e le allettanti seduzioni del maligno. Se non avessimo un'altra opportunità oltre questa vita, parecchi di noi non potremmo salvarci. Il che è contradditorio anche con l'espiazione di Gesù sulla croce. Deve esistere allora una dimensione di purificazione anche oltre la morte, nella prospettiva della gloria infinita: quella del purgatorio, grazie alla quale il paradiso è ulteriormente popolato da tantissime anime che si aggiungono a quelle dei cosiddetti "Santi." Anime di coloro che sono trapassate in stato di grazia, ma ancora non del tutto purificate, che recano in sé la macchia del peccato. Come quando si lavano e si stirano gli abiti, ma restano sempre slumacature o piccoli spiegazzamenti. Come quando non si può entrare nel salone delle feste per un banchetto avendo l'abito macchiato o non appropriato alla circostanza. A Dio inoltre non è impossibile che determinate colpe gravi possano essere estinte al momento del trapasso, che il suo amore riconciliante possa beneficiarci anche nonostante qualche piccolo residuato di colpa, ma tale condono non dispensa dalla pena temporale e dalla necessità di purificazione. Il purgatorio è salvezza certa, ma è anche impegno e lavorio necessario. Se è vero che la misericordia di Dio è immensa, è altrettanto evidente che ciò che è divino è assolutamente perfetto, quindi incompatibile con qualsiasi macchia e imperfezione; di conseguenza non si può raggiungere la Gloria del paradiso quando si è interessati da una forma di imperfezione o di impurità. Se Dio, assolutamente Perfetto, ha voluto incarnarsi in un grembo puro e immacolato, è giusto che coloro che aspirano a lui siano mondi e puri dalle imperfezioni temporali. Se Dio ha condiviso in tutto la nostra natura fatta eccezione per il peccato, non possiamo accedere pienamente a lui recando dei residuati di peccato e di impurità. Il purgatorio è quindi una realtà necessaria e tuttavia privilegiata, che concilia la misericordia di Dio con la debolezza umana. E' stato individuato da più parti come dimensione di sofferenza per l'assenza momentanea della comunione intima con Dio. Santa Caterina da Genova descrive lo stato di ogni anima purgante come quello di dolore commisto a soddisfazione: si soffre perché non si è ancora stati ammessi al paradiso, ma si prova anche gioia perché Dio sostiene, sprona e incoraggia mentre cerchiamo di guadagnarlo. Un po' come quando un professore è esigente e impone tassativamente di studiare, ma al contempo incoraggia l'alunno, lo consola e lo aiuta con tutti i mezzi a superare le difficoltà. Fatto sta comunque che il purgatorio è un luogo di speranza, nel quale seppure ci si trova sacrificati si è sempre sostenuti dalla grazia e dai favori con cui Dio alleggerisce le pene purificative. Dio facilita infatti il loro percorso, sostiene e incoraggia la loro ascesa verso l'alto intervenendo egli stesso concreti atti di indulgenza, anche accogliendo i nostri suffragi, le nostre preghiere e le opere di carità che noi si svolge a loro vantaggio. Dice la Scrittura infatti: "E' un pensiero santo e salutare pregare per i morti, perché siano liberati dai peccati"(2Mc 12, 46) poiché Dio "siederà per fondere e purificare come oro e argento (Ml 3,3). Padre Pio diceva che soffrire per amore è già questo purgatorio; le anime purganti soffrono per amore di Dio, poiché anelano alla conquista della piena comunione con lui, ritenuto l'obiettivo ormai più indispensabile e necessario e in questa lotta anche il nostro sostegno orante può copiosamente favorirle. Eccoci allora al significato della celebrazione odierna: sostenere le anime purganti e accompagnarle con i nostri suffragi e con le nostre preghiere e le applicazioni delle SS. Messe meglio se associate alle opere di carità, ravvivando il nostro amore nei loro confronti. Questo facendo oggi a beneficio di tutte costoro, comprese quelle che solitamente sfuggono alla memoria dei viventi o per le quali normalmente non si prega (anime abbandonate). Tutti i nostri defunti, conosciuti e sconosciuti, potranno usufruire oggi, nella forma speciale, del nostro supporto e del nostro amore che si concretizza per mezzo delle suddette azioni di assistenza orante e caritatevole e Dio si compiacerà di accogliere codeste nostre attenzioni per favorire in essi un maggiore slancio nell'ascesa verso il paradiso, una maggiore speditezza nel processo di purificazione, insomma una quantità ingente di indulgenze. In tutto questo, è possibile vivere con i nostri defunti anche una significativa comunione e interazione spirituale poiché nella preghiera possiamo avvertire la certezza della loro presenza e della loro intercessione. Possiamo infatti essere certi che, seppure esse si trovino nella condizione di doversi mondare da pene temporali, Dio non disapprova di certo che esse possano pregare o intercedere per noi, sia adesso sia soprattutto una volta raggiunta la gloria del paradiso. Possiamo instaurare con loro una forte comunione orante che favorisce che possiamo sentircele vicine e la loro compagnia ci è di sostegno nella vita di ogni giorno. I nostri cari defunti ci invitano però a progredire e a migliorare la nostra provvisorietà terrena, a vivere la pienezza della vita attuale in modo da guadagnare poi subito l'eternità, perché possiamo conseguire un giorno direttamente la "nostra patria che è nei cieli dove Dio trasfigurerà il nostro misero corpo in un corpo glorioso" (Fil 3, 20). |