| Omelia (01-11-2025) |
| diac. Vito Calella |
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Sperare nella vita eterna e pregare per i nostri defunti Lo Spirito Santo abita nel tempio vivo del nostro corpo, perché «la speranza non delude! Infatti, l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Invochiamolo incessantemente affinché possa prevalere ogni giorno sui demoni dei nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici e ci faccia pregustare prima della nostra morte fisica l'esperienza della riconciliazione con il Padre e dell'armonia di relazioni di rispetto con gli altri, grazie alla forza redentrice della morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. É gioia pura poter arrivare alla soglia della nostra morte fisica, che può sopraggiungere in qualsiasi instante della nostra esistenza, sentendoci in pace con Dio e con tutte le persone con le quali abbiamo intessuto relazioni di condivisione e di collaborazione. Ma sappiamo che non è facile arrivare al "fine vita" con la consapevolezza di stare davvero in comunione con tutti, avendo già sperimentato la forza di vita eterna dell'autentica unità nella carità. In Rm 5,5-11, la Parola di Dio, attraverso l'apostolo Paolo, ci invita a meditare sull'amore di Dio contemplando la morte di Gesù. L'amore di Dio si racconta tenendo conto della morte di Gesù sulla croce. Quella morte è stata un evento decisivo per la storia di tutta l'umanità e dell'intero universo creato. Gesù morì per i peccatori! Questo è uno dei motivi per cui «la speranza non delude»: Cristo morì per le persone lontane da Dio. Se morì volendo la salvezza dei peccatori, secondo la volontà di Dio Padre, allora tutti, indipendentemente dal fatto che siano giusti o empi, possono fare l'esperienza liberante dell'amore di Dio! É impressionante e consolante sentire che «Cristo morì per gli empi». É bellissimo pensare che, nonostante la nostra fatica di vivere in comunione con Dio e con gli altri, noi siamo peccatori già perdonati e possiamo veramente fare in qualsiasi fase della nostra vita l'esperienza della riconciliazione: «Infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione» (Rm 5,10-11). Ieri, nel giorno della commemorazione di tutti i santi, abbiamo ringraziato Dio per quelle persone "sante" che abbiamo incontrato nel nostro cammino di vita e che ancora oggi ci aiutano a vivere responsabilmente la nostra vocazione cristiana. Possono essere persone giuste, morte prematuramente, quando erano ancora giovani; oppure possono aver incontrato "sorella morte" dopo un lungo cammino sulla terra. Ciò che conta è la testimonianza di «una vita saggia» (Sap 4,9b), illuminata dalla sapienza della Parola di Dio, ascoltata e pregata quotidianamente. Per questo hanno saputo controllare e superare «l'attrazione dei vizi che oscura i veri valori e la vertigine delle passioni che corrompe la mente» (cfr. Sap 4,12), con «la perfezione della loro anima o coscienza» che ha scoperto la forza liberatrice della «grazia» dello Spirito Santo e l'abbraccio accogliente della «misericordia» di Dio Padre: «La grazia e la misericordia sono per gli eletti del Signore, ed egli interviene a favore dei suoi santi» (Sap 4,15). Le persone buone che ci hanno lasciato un luminoso ricordo di santità sono nella pienezza della comunione con il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo e con tutti i santi; intercedono per la nostra santificazione e per il successo della nostra missione cristiana in questo mondo. Oggi, nel giorno della commemorazione di tutti i defunti, vogliamo ricordare anche le tante persone che hanno vissuto una vita di sofferenza e non sono riuscite a liberarsi pienamente dalle «catene della schiavitù» delle dipendenze da alcol, droghe, tabacco, gioco d'azzardo e hanno avuto la vita segnata dalla violenza e dalle malattie che si sono sviluppate a causa di queste dipendenze. Ci sono molte persone che non hanno centrato la loro vita sulla loro compartecipazione al mistero della morte e della risurrezione di Gesù. Non hanno dedicato abbastanza tempo all'incontro orante con la Parola di Dio, hanno soffocato il dono dello Spirito Santo dentro di loro, hanno smesso di partecipare a una comunità cristiana; non hanno saputo valorizzare l'azione salvifica dei sacramenti. Ma solo il Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo può e sa scrutare e giudicare le vere intenzioni del cuore di ogni essere umano. Noi vogliamo pregare per tutti quei defunti che, confidando nella misericordia e fedeltà di Dio, vivono uma fase de purificazione della loro condizione di peccatori incalliti durante la vita terrena, ma aperti alla speranza della piena riconciliazione con Dio e con tutti i santi. Anche se non sempre riusciamo a vigilare e stare pronti per l'incontro definitivo con Dio nell'ora della nostra morte, confidiamo nel barlume luminoso della lampada della nostra fede in Cristo morto e resuscitato per la nostra salvezza! Lo Spirito Santo in noi fa di tutto affinché possiamo fortificare in noi la speranza della nostra piena riconciliazione, perché è volontà del Padre che nessuno si perda, ma incontri davvero la salvezza. Manteniamo allora la «lampada accesa» (cfr. Lc 12,35) di riconoscere la presenza di Cristo risuscitato che ci parla continuamente attraverso la Parola di Dio proclamata, pregata e celebrata. Rinnoviamo la nostra umile consegna al Padre riconoscendo Cristo risuscitato nel pane e nel vino trasformati nel suo corpo e sangue dalla potenza dello Spirito Santo. La nostra «lampada accesa» sia anche il riscoprire e assaporare la gioia di incontrare Cristo risuscitato in qualsiasi esperienza ecclesiale in cui ci sentiamo veramente "famiglia" in una comunità cristiana riunita nel nome di Gesù. La nostra «lampada accesa» sia anche la gioia di percepire la presenza di Cristo risuscitato in una persona povera e sofferente, ma ricchissima di fede e di gioia, che ci evangelizza. Allora, nell'ora della nostra morte fisica, quando ci incontreremo faccia a faccia com Cristo buon Pastore, «lo vedremo, crederemo in Lui, avremo la vita eterna e saremo risuscitati nell'ultimo giorno» (cfr. Gv 6,40). In Cristo risuscitato, vincitore della morte e del peccato, come Maria, ciascuno di noi potrà vedere realizzata la grande intuizione messa in bocca a Giobbe, quando era immerso nel dramma della sua malattia e isolamento: «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Gb 19,25-27). |