| Omelia (09-11-2025) |
| Missionari della Via |
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Il Vangelo di oggi ci consegna il gesto profetico della purificazione del Tempio. Il Tempio, considerato dai giudei luogo della presenza e dell'incontro con Dio, era stato ridotto da alcuni a mercato, a luogo di affari economici (anche disonesti), dunque a teatro di guadagno personale. Dio era scomparso dall'orizzonte di costoro, o meglio, Dio era stato ridotto a sgabello del proprio io, preferendogli un altro Dio, il Dio denaro. Perciò Gesù scaccia i venditori da quel luogo e afferma: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Gesù parla e agisce con un'autorità unica, in forza della sua coscienza di essere il Figlio unigenito del Padre. E il "segno" che offrirà è la sua morte e risurrezione, che farà sì che sia Lui il "vero Tempio", il "luogo" della presenza e del pieno accesso al Dio vivo e vero. Gesù non fa sconti e non ammette che la relazione con Dio venga macchiata e manipolata da altri interessi. Venditori e cambiavalute avevano fatto del Tempio un luogo di mercato, talvolta anche disonesto. Possiamo fare lo stesso? Possiamo fare delle cose di Dio un luogo dove cerchiamo altro? Posso fare della Chiesa un luogo dove si cercano gloria e visibilità? Posso fare della Chiesa un luogo di guadagno egoista e disonesto? Posso frequentare l'oratorio solo per avere un posto "protetto" dove "divertirmi" in malo modo? È un pericolo serio: fare delle cose di Dio un luogo di interesse personale. Purtroppo il demone dell'avarizia corrode più cuori di quel che si possa pensare, e i suoi danni anche nella Chiesa sono una triste realtà. Quanti scandali nell'amata Chiesa a causa degli interessi economici, dei beni, dei soldi, della carriera. Di questo non possiamo che dolerci, chiedere perdono e cercare di riparare. Come? Iniziando da noi, dal nostro piccolo, cercando di fare della casa di Dio un luogo di preghiera; facendo delle nostre comunità luoghi dove si prega, dove si celebra, dove si annuncia e si spiega la Parola, dove si costruiscono relazioni belle e ci si dona per il bene degli altri... Insomma, facendo delle parrocchie e dei movimenti vere comunità cristiane, dove al centro c'è Gesù! Utopia? No, semplicemente vita cristiana! E perché ciò possa accadere per grazia dello Spirito è necessario che ciascuno parta da se stesso, dal suo cuore. Infatti, il Tempio di Dio siamo noi che, per mezzo del battesimo, siamo diventati sua dimora. Il problema è che spesso il nostro cuore, che dovrebbe essere dimora di Dio, è un mercato dove c'è di tutto e di più. Finiamo per fare anche noi i "cambiavalute": scambiamo l'amore con l'interesse egoista, il dono generoso con il tornaconto personale. Cerchiamo di far coabitare Dio con tante cose incompatibili con Lui. Oggi abbiamo l'occasione di lasciarci setacciare il cuore, chiedendo allo Spirito che lo purifichi da tutto ciò che macchia la nostra relazione con Dio, che decurta la nostra generosità, che soffoca la gratuità. Non temiamo di "tirare all'aria" ciò che in noi non va, confessandolo, sconfessandolo con le nostre scelte, defenestrandolo dal cuore a suon di vigorosi "no" detti a noi stessi. Che il Signore ci aiuti affinché il nostro cuore, le nostre comunità, la Chiesa tutta possa essere casa di preghiera e di fraternità, scuola di pace dove si impara e si insegna ad amare con la A maiuscola. Questa domenica celebriamo la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense. Di cosa si tratta? «All'inizio del IV secolo, Roma cominciò a cambiare il suo tradizionale aspetto architettonico grazie all'imperatore Costantino e all'attività edilizia da lui favorita. Egli fece costruire la basilica di San Giovanni in Laterano con un battistero e un palazzo che divenne la residenza dei vescovi di Roma nonché Cattedrale di Roma. Perciò San Giovanni in Laterano è la madre di tutte le chiese "dell'urbe e dell'orbe" [cioè di Roma e del mondo]. È il simbolo della fede dei cristiani nei primi secoli, che sentivano la necessità di riunirsi in un luogo comune e consacrato per celebrare la Parola di Dio e i Sacri Misteri. La festa odierna, come ben evidenzia la liturgia, è la festa di tutte le chiese del mondo» (Piero Bargellini). |