| Omelia (01-11-2025) |
| don Michele Cerutti |
|
Santi anche noi Mi viene in mente una pubblicità di qualche anno fa di un profumo e si affermava che era per l'uomo che non deve chiedere mai. La santità per molti si potrebbe sintetizzare: per l'uomo o per la donna che non sbaglia mai. Un'idea superomistica non dissimile da quella pubblicità. Una certa spiritualità ha alimentato questa idea con una lettura agiografica che ha fatto danni. Si sono descritti eventi miracolistici già nel ventre della madre. Una sorta di santità inavvicinabile. Ci conforta il fatto che attingendo direttamente a loro e andando quindi alla loro scuola sono i santi stessi a dirci i loro fallimenti, le loro cadute e con la grazia di Dio come si sono rialzati. Mi viene in mente una Teresa d'Avila nella sua Autobiografia, una Santa Teresina di Lisieux con Storia di un'anima, Ignazio di Loyola nel Racconto del pellegrino. Leggendo questi scritti direttamente dagli interessati e non filtrati da studiosi essi ci dicono cioè quello che Santa Bernardette, la veggente di Lourdes, affermava: Vorrei scrivere dei santi i loro difetti e come hanno fatto per correggerli e questo varrebbe di più di tutti i miracoli. Non è l'elogio dell'errore ma l'elogio di chi davanti a questo è riuscito a correggersi. Penso che, come discepoli, avremmo enciclopedia grosse, ma sicuramente le più preziose delle nostre librerie. Soffermiamoci sui primi santi canonizzati da Papa Leone e io ne indico tre: Piergiorgio Frassati, Carlo Acutis, Bartolo Longo. Dei due giovani vediamo un Frassati non dissimile da molti studenti universitari incostanti negli studi, ma a contrassegnare Piergiorgio è stato il cuore grande volto a soccorrere i più poveri. La sua incostanza coperta da una generosità che al momento della morte i torinesi e in primis i familiari scopriranno perché ai funerali moltissimi poveri della città saranno presenti. Acutis un ragazzino che andava contenuto tanto che le sue maestre insegnanti diranno non ci siamo accorti di avere un Santo, ma un ragazzo come altri che doveva essere ogni tanto richiamato con le note. Eppure, un bambino che comprende da subito che l'Eucarestia è la via per il cielo. Al momento della morte mentre era ricoverato all'ospedale San Gerardo di Monza i dottori si meraviglieranno della forza e della dignità di questo adolescente nell'affrontare l'ultimo combattimento. Bartolo Longo abbraccia la fede cristiana e la forte devozione mariana diffondendo il Rosario dopo essere passato dallo spiritismo. Questi testimoni coraggiosi ci invitano a guardare alla Gerusalemme del cielo, la Chiesa trionfante comprendendo che ne fanno parte coloro che sono stati peccatori guariti dalla grazia di Dio e che si sono riconosciuti erranti bisognosi di misericordia. Tra la schiera degli eletti troveremo il pubblicano che nel tempio invoca il perdono, il ladrone pentito che chiederà a Gesù sulla Croce di ricordarsi di lui in Paradiso e avrà la garanzia di essere accolto e quella signora che ho conosciuto. Questa informata di avere pochi giorni di vita andò a scusarsi con quel tale o con quella tale con cui aveva avuto uno screzio e voleva così medicare gli strappi della sua esistenza. Il Santo, allora, non è colui che non sbaglia mai, ma colui che ha sbagliato e davanti alla Grazia di Dio si è fatto abbracciare. Allora è proprio vero quello che dice San Russolillo, fondatore dei vocazionisti, in una citazione che in questa circostanza mi piace ricordare: Fatti Santo tutto il resto è zero. |