| Omelia (26-10-2025) |
| diac. Vito Calella |
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Missionari della grazia divina con preghiera e umiltà In questo mese de ottobre, dedicato alle missioni e al nostro essere tutti missionari, ci fa bene ascoltare la testimonianza dell'apostolo Paolo, per rafforzare la nostra fede in Cristo morto e risuscitato, per mantenere accesa la fiamma della speranza nella possibile realizzazione del regno di Dio nella storia dell'umanità, e per sentirci spronati a praticare la gratuità dell'amore nelle nostre relazioni umane. Nella seconda lettura di questa domenica, abbiamo ascoltato: «Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero» (2Tm 4,17). Se abbiamo zelo missionario, possiamo assumere l'aspirazione dell'apostolo Paolo che disse: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16b). Qual è il messaggio centrale del Vangelo che vogliamo annunciare a tutti? È la scoperta che siamo peccatori già perdonati! Siamo giustificati, siamo raggiunti dalla gratuità dell'amore di Dio, dalla sua misericordia e fedeltà, dal suo perdono prima ancora di aver dato un qualsiasi segno di conversione. Il messaggio centrale del Vangelo è contemplare il più importante "segno dei tempi" di tutta la storia di questo mondo, che è la missione di Gesù Cristo culminata nella sua morte e risurrezione e nel dono gratuito dello Spirito Santo già riversato su ciascuno di noi! Dio ci ha amati per primo! Nonostante le nostre debolezze, nonostante le nostre difficoltà a condividere la nostra esperienza di fede nella nostra comunità o in un gruppo pastorale, abbiamo già dentro di noi il tesoro più prezioso dello Spirito Santo, come forza di liberazione dalle nostre dipendenze; come forza di comunione contro tutte le nostre difficoltà a rimanere uniti nella carità nella nostra comunità, a causa degli inevitabili conflitti e disaccordi che possono accadere. Il dono dello Spirito Santo in noi è anche una forza più potente della radice del male del nostro egoismo, che ci porta a vivere in modo esageratamente individualista, anche nella nostra esperienza religiosa. La nostra risposta di fede con la preghiera e l'umiltà Per permettere allo Spirito Santo di operare in noi, è necessaria la nostra risposta di fede al mistero pasquale di Cristo. È importante perseverare in questa fede in Cristo curando la preghiera senza «pretendendo essere giusti e disprezzando gli altri» (Lc 18,9-14) con orgoglio e vanagloria. Prendersi cura della preghiera personale Non c'è perseveranza nella fede in Cristo morto e risuscitato senza la pratica fedele della preghiera. Domenica scorsa abbiamo ricevuto l'invito a pregare incessantemente. Questa domenica, continuando ad ascoltare il Vangelo di Luca, riceviamo l'esempio del pubblicano della parabola che pregava incessantemente, «battendosi il petto, senza osare alzare gli occhi al cielo e dicendo: "Dio mio, abbi pietà di me, perché sono un peccatore"» (Lc 18,13). La tradizione della spiritualità del pellegrino russo si basa su questa parabola. Per pregare senza sosta, secondo l'esortazione di 1 Ts 5,17, il pellegrino russo non faceva che ripetere umilmente, mentre camminava verso Gerusalemme: «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me, perché sono un peccatore». Invocare il nome di Gesù con umiltà, riconoscendo la radicale povertà della nostra condizione umana, è un atto di fiducia nell'azione dello Spirito Santo che «viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Lo Spirito Santo fa sperimentare a ciascuno di noi, in comunione con tutti i fratelli e le sorelle della Chiesa, ciò che l'apostolo Paulo senti: «Io vivo, ma non sono io: è Cristo che vive in me. La mia vita presente nella carne la vivo per fede, credendo nel Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Lo Spirito Santo ci fa uscire dalla nostra condizione di peccatori e ci libera da tutte le possibili forme di dipendenza illusoria che ci rendono schiavi attaccando la nostra mente e il nostro cuore esclusivamente alle cose di questo mondo. L'incessante preghiera del pellegrino russo, in armonia con la ripetitiva preghiera del pubblicno della parabola, ci dice quanto possa essere sincera solo la preghiera vissuta con atteggiamento di umiltà; Pregare con umiltà, senza confidare nella propria giustizia. «Avere l'intima presunzione di essere giusti» è una frase che esprime la pratica religiosa del volontarismo umano, in cui una persona conta e accumula le buone azioni nella sua memoria, esigendo da Dio la meritata salvezza. Il fariseo della parabola presentava davanti a Dio, nella sua preghiera nel Tempio di Gerusalemme, due buone azioni che praticava, oltre a memorizzare tutti i comandamenti della Legge di Mosè e a frequentare il luogo sacro per pregare con costanza: «Digiuno due volte alla settimana e do la decima di tutto quello che possiedo» (Lc 18,12). In nome della sua buona volontà, «confidando nella propria giustizia», pensava di essere migliore degli «altri esseri umani, ladri, disonesti, adulteri». Non si mischiava e non condivideva nulla con «quell'esattore delle tasse», che pure aveva avuto il coraggio di presentarsi alla porta del Tempio, senza avere avuto il coraggio di entrare. I pubblicani erano giudicati con disprezzo dai farisei del tempo di Gesù; era loro vietato entrare nella sinagoga perché erano considerati corrotti, complici dei romani, oppressori del popolo, pubblici peccatori, già condannati da Dio. Chi si affida esclusivamente alla propria buona volontà e alle proprie capacità umane corre il rischio di diventare un ipocrita, perché appare davanti agli altri con un contegno retto, sapendo mascherare le proprie azioni provocate dai suoi istinti, sentimenti e pensieri egoistici. Non può contemplare il volto di un Dio misericordioso e fedele, non può sperimentare l'amore gratuito di Dio. Non sente la gioia di sentirsi perdonato e trasformato nonostante «il suo cuore spezzato e il suo spirito abbattuto» (Sal 33,19). Nessuno può giudicare una persona che ha perso il senso più vero della sua esistenza e della sua felicità a causa delle dipendenze, delle scelte idolatriche del denaro e dei potenti mezzi della tecnologia più avanzata, del consumismo e dell'edonismo. Ognuno di noi è influenzato nelle sue scelte dalle forze del proprio egoismo e dalla cultura dominante che è fortemente individualista, materialista ed edonista. Missionari della grazia divina con la preghiera e l'umiltà Il Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, non vuole un'alleanza di comunione con persone perfette che pensano di essere più giuste e sante degli altri perché frequentano la Messa e celebrano la Parola nella loro comunità cristiana, pagano le decime, fanno opere di carità, studiano e memorizzano versetti della Bibbia, sono fedeli alle loro devozioni recitando il rosario, le novene e partecipando all'adorazione eucaristica. Se tutto ciò rende queste persone arroganti e moraliste, che si sostituiscono a Dio e giudicano gli altri dal loro piedistallo di "giustizia", la religione che praticano provoca separazioni radicali tra giusti e peccatori, salvati e dannati, e soffoca l'azione dello Spirito Santo, che promuove la riconciliazione, la comunione fraterna e l'accettazione della fragilità e della vulnerabilità di ogni essere umano. Il Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, nella sua giustizia che è amore gratuito, «non fa prefenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell'oppresso. Non trascura la supplica dell'orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento» (Sir 35,15b-17). Per questo «la preghiera dell'umile attraversa le nubi» (Sir 35,21a), perché è più puro e sincero presentarsi davanti a Lui con il cuore spezzato! Così ha maggiori possibilità di vivere l'esperienza più bella della conversione, che dipende dall'azione divina dello Spirito Santo, lasciato libero di agire in lui dopo aver riconosciuto e consegnato umilmente la propria povertà e incapacità umana di bastare a se stesso. Chiunque abbia sperimentato la salvezza della propria vita e una vera esperienza di conversione attraverso l'azione dello Spirito Santo, avendo attraversato una fase difficile della propria vita, può diventare un vero missionario della grazia divina continuando a perseverare nella preghiera con umiltà. |