Omelia (26-10-2025)
padre Paul Devreux


In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: Penso che il confrontarsi con gli altri è qualcosa di inevitabile. Ho bisogno di sapere chi sono e chi sono gli altri, anche per sapere se ho possibilità di essere accolto o rifiutato. È una questione di sopravvivenza. Lo sbaglio non è nel valutare la differenza tra me e gli altri ma nel giudicare. Ma ancora di più nella presunzione di pensare che se io sto facendo scelte buone, è merito mio. La verità è che se io fossi nato in un contesto diverso e in una famiglia diversa, sarei diverso anche io. Se fossi figlio di un pubblicano è molto probabile che sarei un pubblicano anche io. Io devo solo ringraziare il Signore di tutto quello che ho ricevuto. Mi diceva un questore: "Quando uno prende una brutta strada, il futuro è il carcere o la morte; difficilmente si esce da questo schema!". Io sono molto fortunato. Sarò bravo solo se riesco a trasmettere questa fortuna ad altri. La prima cosa da fare è non giudicare mai. Casomai provare a capire il vissuto dell'altro per provare ad aiutarlo.
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. I farisei erano perlopiù artigiani, che dedicavano il tempo libero (principalmente la notte) allo studio delle scritture e della legge, e si sforzavano di metterla in pratica. Quindi sostanzialmente brava gente. I pubblicani erano esattori delle tasse, e lo facevano per conto dei romani. Considerati quindi strozzini e collaborazionisti. Erano odiati.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Anch'io ringrazio il Signore quando riesco a non fare del male e magari riesco anche a fare del bene, ma so che non è merito mio ma suo, e di tutti quelli che mi hanno dato un po' della loro vita. Una grande provvidenza.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". E questo è l'atteggiamento giusto da avere davanti a Dio, ma devo riconoscere che un mio peccato sta proprio nell'incapacità di sopportare non il delinquente, ma chi fa finta di riconoscersi nel pubblicano per sentirsi ancora più giusto e santo, per poi considerarsi in diritto di giudicare e criticare tutti. Forse perché sono così anche io. Signore pietà.
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Dio ha guardato all'umiltà della sua serva Maria. Grande donna perché ha accettato di essere piccola e bisognosa. Sempre pronta a servire tutti. È bello essere umili e servizievoli. È bello ringraziare il Signore per il dono di una vita bella. Ringraziamo proviamo a diffondere questo benessere.
Buona domenica.