| Omelia (19-10-2025) | 
| don Michele Cerutti | 
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                        Purificare la preghiera C'è una icona che mi colpisce sempre ed è quella offerta nella prima lettura che ci parla di un Mosè orante, che stende le mani in alto mentre si combatte una battaglia dove Giosuè è nel campo come guerriero. Il popolo di Israele nel tempo del deserto deve fronteggiare i beduini per il controllo dell'acqua bene preziosissimo in un luogo così arido. L'immagine di Mosè che stende le mani ci rimanda all'importanza della preghiera. Anche il patriarca conosce la stanchezza, ma per far fronte a questa Aronne e Cur lo sostengono. La preghiera ha la sua forza quindi se è insistente, tema di questa domenica, ma se è anche nella dimensione comunitaria. Aronne e Cur rappresentano tutti noi quando sosteniamo un fratello e una sorella nel tenere elevati le mani al cielo. Il protagonista di questa icona non è il combattente Giosuè, ma l'orante Mosè proprio perché è la fede la vera forza che ci fa combattere contro i nemici. Alla luce di questo brano comprendiamo la parabola che oggi la liturgia evangelica ci propone dove l'insistenza di una vedova, presso un giudice, perché venga fatta giustizia, viene posta come modello. Veniamo rimandati proprio alla necessità di una preghiera insistente dove Dio ci prova. Quante volte pensiamo che una preghiera detta serve per avere subito il risultato. Ogni tanto osservo mentre sono in Chiesa a confessare gente che entra si indirizza subito alle candele mette qualche spicciolo e con un segno di croce, un po' scarabocchiato, pensa di essere esaudita. Quello che Gesù vuole offrirci con la parabola di oggi è un insegnamento per purificarci e purificare anche le nostre pretese. Dobbiamo uscire dalla logica tutto e subito e da quella dare e avere. Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno ancora prima che noi lo chiediamo, ma la preghiera ci sintonizza con Dio stesso e ci rende capaci di conformarci sempre di più alla sua volontà rendendoci consapevoli. Con questa parabola si prosegue quel cammino apertosi nella domenica in cui gli apostoli chiedevano: Aumenta la nostra fede. Questa domenica Gesù rimbalza la richiesta ponendo una domanda che dovrebbe scuoterci: Ma quando il Figlio dell'uomo tornerà troverà la fede sulla terra? Io sono convinto della risposta favorevole a questo quesito perché nella fede dei semplici, come quella della vedova di questa domenica, c'è il motore della nostra storia. Noi siamo presi dalle immagini di devastazioni e di male che imperversano nel mondo e dalla desolazione di una disaffezione alla vita ecclesiale, ma la preghiera insistente di tanti ultimi che si eleva con coraggio come Mosè, nella prima lettura, mi fanno sperare che l'ultima parola non è del demonio, ma di colui che ha vinto la morte e che gli umili identificano come Re e Signore. Quando questi verrà troverà tanti uomini e donne provati dalla Storia che avranno mani alzate sostenute reciprocamente è la fede dei semplici che non tramonta mai e splende sempre nella Chiesa come faro luminoso per tutti noi.  |