| Omelia (19-10-2025) | 
| Agenzia SIR | 
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                        Commento su Luca 18,1-8 La XXIX domenica del Tempo Ordinario sottopone alla nostra attenzione una parabola esclusiva dell'evangelista Luca, sul valore della preghiera continua e perseverante come antidoto alla stanchezza dello spirito e all'affievolimento della fede e della speranza. Il racconto di Gesù porta sulla scena un giudice, che esercita la giustizia in modo disonesto e abusando del suo potere, e una donna vedova, indifesa, esposta alla povertà e alla precarietà. Il giudice dà prova della sua arroganza quando dichiara di non temere Dio né di avere riguardo per alcuno, mostrando di disprezzare il comandamento dell'amore per Dio e per il prossimo (cfr. Lc 10, 27). La vedova, che chiede ripetutamente giustizia, dispone solo di costanza: invoca, spera e attende, pur scontrandosi con l'indifferenza e l'ostilità del giudice. Essa continua ad importunare il magistrato, perché sa che prima o poi sarà esaudita. L'insistenza della donna induce il giudice ad un confronto con se stesso: egli decide di assisterla solo per liberarsi di un fastidio, per non essere importunato ulteriormente. Al racconto parabolico segue l'istruzione morale. Gesù richiama l'attenzione degli uditori - e di noi lettori - all'ascolto attento delle parole che seguono. La prima di esse è attinente al comportamento del giudice, così come evidenzia sant'Agostino: "Se quel giudice iniquo ascoltò quella vedova per liberarsi della sua importunità, non ascolterà Dio la sua Chiesa che ha esortato a pregare sempre?" (Comm. al Salmo 131, 23). Gesù intende esaltare la prontezza di Dio Padre nel soccorrere quanti a lui si rivolgono e per farlo ricorre ad un argomento a fortiori: se un giudice empio si è fatto promotore della causa della vedova solo per un tornaconto personale, quanto più Dio, Signore misericordioso e giusto, sarà sollecito nel fare giustizia ai suoi eletti. Dio Padre, infatti, agisce per un unico interesse: l'amore per i suoi figli! La vedova, da parte sua, è modello per i discepoli del modo di pregare: la sua forza è riposta nella tenacia e nell'ostinazione, che vince l'avversario per sfinimento. Qualità indispensabile della preghiera è rimanere saldi nel tempo della prova, fedeli nella nostra relazione con Dio, anche nei momenti in cui, di fronte al silenzio di Dio, si potrebbe cadere nello scoraggiamento. Agostino ha legato la preghiera senza sosta al tema del desiderio: "Il tuo desiderio è la tua preghiera: se continuo il desiderio, continua è la preghiera" (Comm. al Salmo 37, 14). Il desiderio di Dio è l'anima della preghiera. Il tempo di attesa dei beni richiesti e le prove da affrontare concorrono alla purificazione della preghiera, a renderla più ardente e a dilatare il cuore alla carità per accogliere Dio. Quanto più si desidera Dio nella propria vita, tanto più il desiderio stesso, che si fa preghiera, allarga la capacità dell'anima, così da vivere con un orientamento totale del nostro spirito verso Dio. Il Signore "ti tiene in serbo ciò che non vuol darti presto, affinché anche tu impari a desiderare grandemente le cose grandi" (serm. 61, 5.6). Alla domanda di Gesù: se il Padre farà forse aspettare a lungo i suoi figli, non può che seguire una risposta negativa: No, Egli interverrà prontamente, senza troppi indugi. La paura di perdere la speranza di fronte ad attesa prolungata non si allontana dal nostro cuore, per cui occorre dimostrare pazienza nei confronti dei tempi di Dio, il quale opera secondo vie e modi a lui solo noti. Il vangelo si chiude con una domanda che ci interpella personalmente: nel momento della parusia, della sua venuta finale, il Figlio dell'Uomo troverà ancora la fede sulla terra? Alla preghiera è dunque strettamente legata la fede: se saremo capaci di coltivare una preghiera incessante, anche la fede sarà custodita ed accresciuta in noi; analogamente, rafforzandosi la fede, godremo del desiderio di una preghiera che rinnovi la nostra vita, rivolta al futuro di Dio, all'avvento del suo Regno di giustizia e di pace. Commento di Padre Pasquale Cormio, rettore della Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio e priore della Comunità agostiniana a Roma  |