Omelia (01-11-2025)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12

Vi è un giorno nell'anno liturgico, nel quale la Chiesa si raccoglie in preghiera nella celebrazione della memoria di tutti i santi. Più che una memoria, potremmo dire un memoriale la festa di
Ognissanti. Perché ogni santo rende presente Cristo, è epifania di Cristo, è «Cristo che rivive in mille maniere» in mezzo a noi, nella nostra vita e nella nostra storia.

E segno del Signore, una sua parola, una sua sindone, un suo vangelo, il vangelo che si scrive nella cronaca dei nostri giorni, e delinea il volto della Chiesa universale, di tutte le Chiese particolari. Per conoscere l'umanità del Signore, oltre alla Rivelazione, storicamente, socialmente, basterà verificare il modo col quale un santo si è reso conforme a Gesù e ne ha rivissuto la vita.

Ogni santo, pur figlio, segue la logica dello Spirito. « Siate santi, perché io sono santo», si legge nel Levitico (11, 44), e nel Vangelo: «Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli» (Mt. 5, 48). È Dio che forma i santi. L'afferma il profeta Ezechiele: « Io manifesterò in voi la mia santità al cospetto delle genti prendendovi tra di loro. Spargerò su di voi acque pure... vi darò un cuore nuovo... porrò in voi il mio spirito» (Ez. 36, 23-27).

Un santo è tale per l'intima comunione con Dio, per totale obbedienza al Signore «autore e perfezionatore della fede» (Ebr. 12,2a).

«Io, Giovanni, - è scritto nell'Apocalisse - vidi un angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente....omississ... Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Apoc. 7,2-4. 9a). Il «sigillo» che è sulla fronte degli eletti è segno della proprietà, dell'appartenenza a Dio e gridavano a gran voce: " La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello"» (vv. 9-10.).

Un santo rende presente Dio (« la salvezza appartiene al nostro Dio », Apoc.7, 10), e lo rende credibile nei santi. Per tanti che non credono, Dio è reso credibile nei santi. Per tanti che ignorano il vero volto di Gesù, i santi lo rendono sensibile e splendente nella sua divinità e nella sua umanità. Per tanti che riguardano come matrigna la Chiesa, i santi la rendono amata e amabile. Essi affermano il vero e autentico vangelo, ci aiutano ad accoglierlo e a viverlo.

Dai santi viene a noi

- un invito: « ogni dono perfetto viene dall'alto» (Giac. 1,17);

- un ammonimento: a praticare quel che il Signore vuole da noi. La santità non è opera dell'uomo, ma dono di Dio che ci unisce a sé mediante i sacramenti.

Noi siamo spesso portati a considerare i santi in termini sociologici, in un senso culturale e storico; a considerarli in un ordine di interesse nostri intercessori.

Celebrare i santi, la loro memoria significa celebrare Cristo, il suo vangelo, la sua liturgia, l'obbedienza a Dio, la salvezza della quale essi sono strumenti e testimoni; significa affermare
il primato dello Spirito in un mondo che segue la logica della carne e del sangue, significa rendere sempre contemporaneo il Signore.

Non è un'utopia il vangelo, è realtà. E questa realtà per i santi è sensibile, praticabile. Non vi è situazione, condizione umana che sul loro esempio non sia possibile ad essere santificata.
Oltre l'aspetto teologico della santità (che ci richiama a Dio, a Cristo Gesù, allo Spirito Santo), vi è un aspetto umano, antropologico.

Il discorso delle Beatitudini (Mt. 5,1-12) presenta, in una visione escatologica, la speranza teologale, che anima e deve animare ogni credente nel suo itinerario terrestre.

Gesù offre il messaggio cristiano di salvezza a tutti gli uomini che hanno nelle Beatitudini una realtà di vita umana e di presenza divina; dei poveri nel cuore è il regno dei cieli, gli afflitti saranno consolati, i miti possederanno la terra, quelli che hanno fame e sete di giustizia saranno saziati, i misericordia si troveranno misericordia, i puri di cuore vedranno Dio, gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio, dei perseguitati per causa della giustizia è il regno dei cieli, ogni insulto e persecuzione e ogni sorta di male che mentendo colpirà i credenti in Cristo Gesù è motivo di gioia e di esultanza.

Beati, già nel tempo, nella storia, perché Cristo, vera beatitudine, è con loro nella loro quotidiana testimonianza. «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (v. 12). Gioiosi testimoni sempre, anche nei momenti più drammatici della nostra esistenza.

In fin dei conti la santità è un aspetto della vita che va presa con filosofia; la santità si raggiunge con il progressivo adeguamento della nostra volontà ai dettami dell'imperativo categorico, che consistono in richieste assolute e incondizionate, necessarie e giustificate come un fine in se stesso, tali da denotare la loro autorità universalmente, in qualsiasi circostanza: " Agisci in modo che la massima della volontà possa sempre valere nello stesso tempo come principio di legislazione universale."

Soggiacendo così a principi universali, l'io diventa il protagonista del Regno dei Fini, cioè del mondo sovrasensibile, dove ogni persona è il fine delle azioni degli altri. La virtù consiste in questo sforzo di soggiacervi, sebbene non si tratti di un'imposizione che viene dall'esterno, perché è un comando che la ragione stessa dell'uomo si dà. Nel conformarsi all'imperativo universale categorico, dunque, l'uomo vive la dimensione della libertà, che si manifesta nell'obbedienza alla legge morale che lui stesso si è dato.

Mentre infatti nel mondo naturale della pura ragione egli è vincolato dalle leggi fenomeniche di causa-effetto, in quanto creatura razionale appartiene anche al cosiddetto noumeno, cioè il mondo com'è in sé indipendentemente dalle nostre sensazioni o dai nostri legami conoscitivi: in questo mondo la ragion pratica non è vincolata che da sé stessa.

A causa però dell'impossibilità di raggiungere il "Regno dei Fini" con le sole nostre forze, è necessario un «completamento soprannaturale» tramite la grazia divina. Kant introduce a questo proposito il concetto di male radicale, ossia un'inclinazione e una tendenza congenita al male, che non può essere né distrutta né estirpata, ma che fa parte della natura umana."
Ciò nonostante, l'uomo ha il dovere di realizzare la " perfezione morale " tendendo a Dio, perché l'uomo santo «è il solo gradevole a Dio». Sebbene Dio farà in modo che si realizzi il suo regno anche sulla terra, «non è permesso all'uomo di restare inattivo e di lasciar fare alla Provvidenza. Il compito degli uomini di buona volontà è "che venga il regno di Dio e sia fatta la sua volontà sulla terra"».


"La santità è libertà e rottura dagli schemi mondani che ci tengono prigionieri in un apparente benessere: ecco il cammino cristiano di speranza". Oggi siamo invitati dai santi, di ieri e di oggi, a camminare sulle vie della speranza, per conoscere a pieno la cristianità.

" È semplice il modello di santità, ma non è facile essere santi come il nostro Padre del cielo. La chiamata alla santità, che è la chiamata normale, è la chiamata a vivere da cristiano, cioè vivere da cristiano è lo stesso che dire vivere da santo. Tante volte noi pensiamo alla santità come a una cosa straordinaria, come avere delle visioni o preghiere elevatissime. Spesso alcuni di noi pensano che essere santo significhi avere una faccia da immaginetta".

Ma cos'è davvero la santità? "Essere Santi è un'altra cosa: è camminare su quello che il Signore ci dice sulla santità. Pietro spiega chiaramente cosa significa camminare sulla santità: " Ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà". Camminare verso la santità è camminare verso quella luce, quella grazia che ci viene incontro.

"Per andare sulla santità bisogna essere liberi: la libertà di andare guardando la luce, di andare avanti. E quando noi torniamo, come dice qui, al modo di vivere che avevamo prima dell'incontro con Gesù Cristo o quando noi torniamo agli schemi del mondo, perdiamo la libertà".

Papa Francesco ci invita a perseguire sempre la strada della libertà.


Revisione di vita

- Come singolo, come coppia, coma famiglia, come comunità, come intendo vivere le beatitudini per camminare lungo la strada della santità?


Claudio Righi - Cpm Pisa