Omelia (19-10-2025)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Es 17,8-13; Sal 120; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8

La preghiera è una delle pratiche comuni in molte religioni. Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con il pensiero; gli scopi della preghiera possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, chiedere una grazia, chiedere perdono, lodare, ringraziare, santificare, o esprimere devozione o abbandono. La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui una persona 'parla' al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che 'parla' alla persona. La preghiera può essere vocale o mentale, personale o comunitaria, libera oppure liturgica; solitamente quest'ultima forma si ritrova come preghiera scritta (o comunque tramandata in qualche modo). La preghiera può essere distinta anche in privata o pubblica: la prima viene fatta dai fedeli a nome proprio, la seconda viene fatta a nome della comunità (come l'ufficio divino dei cattolici, che viene recitato non in nome proprio, ma in nome di tutta la Chiesa).

Il Vangelo secondo Luca riporta il momento in cui Gesù riferì per la prima volta l'orazione del Padre Nostro. Tutto avvenne in momento di raccoglimento, durante il quale i discepoli chiesero al Messia di insegnare loro il modo corretto di pregare. Riportiamo ora il testo aggiornmato del Padre Nostro, così come viene professato nella liturgia cattolica:

"Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male."

Dunque la preghiera è soprattutto una "relazione", tra due esseri interdipendenti, divino e umano, che si pongono in "ascolto", attivo e passivo, più passivo quello umano.


Gesù ci invita alla preghiera. Non è invito ad una preghiera occasionale, ma ad una preghiera incessante. «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza mai stancarsi» (Lc. 18, ss.). Non si può vivere spiritualmente, rispondere alle intime esigenze del nostro essere, senza un rapporto personale con Dio.

Relazione con Dio hanno tutte le cose nel loro ordinamento creaturale.

San Francesco ne era così fraterno testimone da celebrare il rapporto delle cose con Dio e con noi nel suo meraviglioso Cantico delle creature.

Alla necessaria gravitazione degli esseri verso il loro Principio non può, non deve mancare una cosciente gravitazione degli uomini verso il Verbo creatore e redentore. Ogni uomo è «voce» dell'universo.

«Mendici Dei sumus», scriveva Sant'Agostino a significare la nostra indigenza, l'urgente e quotidiano bisogno che il Signore intervenga alle nostre filiali richieste. E questa condizione di mendicanti diveniva nel vescovo di Ippona gioia di chiedere, felicità di un colloquio, testimonianza di una presenza nel nostro cammino verso l'eternità: «Canta, come il viandante; canta, ma cammina. Canta e cammina, senza deviare, senza indietreggiare, senza fermarti. Qui canta nella speranza, lassù nel possesso. Questo è l'alleluja della strada... quell'alleluja della patria» (Sermo 256, 3).

La preghiera «veritas temporis», «caritas temporis», «spes temporis»: il tempo che si rende consapevole in noi, nell'«oggi» di Dio, della propria salvezza.

Mosè orante sul monte (Es. 17, 8-13 a) è modello della necessità e della costanza della preghiera già nel vecchio Israele. «Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek» (v. ll). Bisogna, come Mosè, tenere le mani ferme in atteggiamento di preghiera «fino al tramonto del sole» (v. 12), fino al termine della nostra giornata terrena, imitando Gesù «semper vivens ad interpellandum pro nobis» (Ebr. 7, 25). La preghiera spesso assume la forma di una «agonia», di un combattimento («Vi esorto, fratelli, a combattere con me nella preghiera», Rom. 15, 30), come «fatica» era per Mosè («Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e uno dall'altra, sostenevano le sue mani» v. 12).

Chi prega, crede. Chi crede, non può non pregare. Il tempo cristiano è tempo di fede, tempo di preghiera. «Lex credendi», noi ripetiamo, è «lex orandi», come «lex orandi» è «lex credendi» in una comunione che è reciproco arricchimento spirituale ed ecclesiale.

Si comprende così l'esortazione dell'apostolo Paolo a Timoteo: «Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2 Tim. 3, 14-16).

La parola di Dio è generatrice di preghiera e di azione, è essa stessa preghiera e azione nella fede che è il respiro dell'anima cristiana. Nella misura che la preghiera viene meno in un'anima, anche la fede decresce. E la preghiera che crea apostoli, martiri e confessori, e permette di annunziare come si è ricevuta la Parola di Dio, di insistere «in ogni occasione opportuna e non opportuna», di ammonire, rimproverare, esortare «con ogni magnanimità e dottrina» (2 Tim. 4, 2). La preghiera infonde in noi il coraggio, la dolcezza, la magnanimità nell'essere fedeli al nostro impegno cristiano.

Anche alle nostre invocazioni il Signore risponde nell'ordine di salvezza. «Il tempo cristiano è tempo spirituale incarnato, vissuto nella grazia di Cristo, nella forza dello Spirito, nella comunione della Chiesa» (Cfr. J. Mouroux, Il mistero del tempo, Brescia 1965, p. 234).

«O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto», preghiamo nella liturgia della fede. Non siamo mai soli, mai abbandonati, mai disperati di fronte alle ingiustizie degli uomini, come la vedova del vangelo, quando ci sia in noi abbastanza spirito di fede, incessante spirito di preghiera.

Revisione di vita

- Come singolo, come coppia, coma famiglia, come comunità, la nostra preghiera è espressione di formule e richieste o uno strumento di ascolto silenzioso per sentire la Sua voce?


Claudio Righi di Pisa