| Omelia (25-10-2025) | 
| Missionari della Via | 
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                         Gesù viene catapultato nel cuore della vita pubblica, viene sollecitato a pronunciarsi su eventi drammatici che scuotono la coscienza. Questa modalità è tipica del mondo, perché è più facile restare a discutere, soprattutto davanti a eventi tragici, sentenziando su chi ha torto, su chi ha la responsabilità, su quale parte politica ha fallito... Ci si perde in analisi, accuse, schieramenti. Anche Gesù veniva messo in mezzo a discorsi sociopolitici: da una parte, c'è chi lo incalza affinché condanni apertamente la violenza del potere politico, che ha profanato ciò che è sacro e umiliato gli innocenti; dall'altra, alcuni sperano che giustifichi l'azione come una necessaria difesa contro il disordine e la minaccia interna. Le attese sono cariche di tensione: si vuole sapere da Lui dove si colloca la giustizia, quale parte merita il vessillo della verità. Anche di fronte a una tragedia improvvisa (il crollo di una torre che uccide diciotto persone) la domanda si ripete: è stato un caso? Una fatalità? O c'è una responsabilità umana o una colpa nascosta di qualcuno? Gesù non si concentra sulla ricerca del colpevole ma sull'urgenza di cambiare il cuore, di non restare indifferenti davanti al dolore, di cogliere in ogni evento un appello alla vita autentica. In entrambi i casi, Gesù non risponde come ci si aspetta: non grida contro il tiranno, non assolve i ribelli, non punta il dito contro chi ha sbagliato. Piuttosto, sposta lo sguardo: invita ciascuno a interrogarsi, a convertirsi, a non restare spettatore passivo della storia. Per non cadere in questa passività c'è bisogno di iniziare a guarire il cuore, non certo attraverso litigi politici, polemiche sterili o atteggiamenti disfattisti. I cristiani più illustri che si sono confrontati con la politica erano, prima di tutto, uomini e donne di preghiera, persone in cammino, aperte alla conversione, capaci di ascoltare profondamente e di accogliere anche pensieri diversi dai propri. Sapevano intrecciare la partecipazione alla vita sociale con una fede vissuta in modo autentico, senza lasciarsi guidare da ideologie. Quanta tristezza quando nelle chiese non c'è la fede di una comunità ma l'ideologia, un consiglio comunale in incognita! Che vergogna davanti al fatto che siamo seguaci di Cristo. Gesù ci chiama ad essere cristiani maturi e, soprattutto, a superare i nostri moralismi collettivi o personali partendo dalla propria conversione. Invece di sentirci i saggi di turno, quelli che farebbero tutto meglio, pensiamo a lavorare sul nostro cuore, a seguire Gesù sul serio! Egli, aggiungendo la parabola del fico, è come se ci dicesse: "io do a tutti la possibilità di conversione e ho anche la giusta pazienza". «In confronto ai profeti classici di Israele, il Gesù storico è notevolmente silenzioso a proposito di molte scottanti questioni sociali e politiche del suo tempo [...] Il Gesù storico sovverte non solo alcune ideologie, ma tutte le ideologie» (J.P. Meier). «Se la vita dell'uomo è determinata dalla fede in Cristo [...], appunto in questo giunge a pienezza quel nucleo di significato e gli impulsi che ne partono si esplicano nel rapporto con Cristo. Se questo non avviene, nell'animo opera una spinta a creare un mito del salvatore oppure a dare ai fenomeni propri della vita individuale e collettiva uno sfondo mitico» (Romano Guardini). Il santo del giorno: san Miniato San Miniato è considerato il primo martire cristiano di Firenze. Secondo la tradizione, era un pellegrino, forse un mercante greco o un principe armeno, che visse da eremita sul Mons Florentinus. Fu decapitato intorno al 250 d.C. durante le persecuzioni dell'imperatore Decio. In seguito, su questo luogo, fu eretto un santuario e, nell'VIII secolo, una cappella. La costruzione dell'attuale chiesa iniziò nel 1018 sotto il vescovo Alibrando e proseguì sotto l'imperatore Enrico II. I monaci dell'ordine benedettino, che la fondarono, aderirono in seguito alla congregazione Cluniacense e infine furono sostituiti, nel 1373, da quelli della congregazione Olivetana, che vi abitano tutt'oggi. (https://sanminiatoalmonte.it/monacisanminiatoalmonte/).  |